I filippini, emigranti e missionari

Intervista al Vescovo ausiliario di San Fernando

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PAMPANGA, (Filippine), lunedì, 14 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Le Filippine hanno una popolazione povera, ma dotata di una grande ricchezza da condividere con gli altri Paesi: la fede cattolica. Costretti dalla povertà ad emigrare, questi migranti diventano dei missionari. È quanto afferma mons. Roberto Calara Mallari, vescovo ausiliare di San Fernando.

Mons. Mallari ha parlato con il programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre, evidenziando un legame tra i flussi migratori e il cosiddetto problema demografico, e prospettando una soluzione di carattere globale.

Lei è stato ordinato Vescovo il giorno del suo 48° compleanno. Che significato ha avuto per lei?

Vescovo Mallari: Per me è stato come nascere di nuovo perché ho sentito che diventare Vescovo era qualcosa di simile a un’esperienza di morte. Infatti, durante il periodo di discernimento dicevo al Signore che se ciò che io volevo non era la sua volontà allora mi avrebbe pure potuto togliere la vita.

Lei intende la morte nel senso della fine di quella vita come l’aveva conosciuta fino a quel momento?

Vescovo Mallari: Abbiamo tutti dei desideri nel nostro cuore. Io volevo essere un semplice prete in una parrocchia di campagna dove poter coltivare un orticello. Diventare Vescovo significava fare una serie di cose del tutto diverse da quelle che volevo.

Benedetto XVI ha scritto un messaggio pontificio per lei in cui dice: “Insegna, caro figliolo, ai fedeli dell’Arcidiocesi di San Fernando a riconoscere la presenza di Cristo in ogni uomo e a scorgerlo in ogni persona, soprattutto nei poveri”. Che impressione le ha lasciato questo messaggio come giovane Vescovo?

Vescovo Mallari: È stato un vero cambiamento per me. In effetti, durante la mia vita come seminarista e come sacerdote, è stata una difficoltà. Continuavo a chiedermi perché trovassi così facile riconoscere Gesù nell’Eucaristia. È così facile per me inginocchiarmi e mostrargli quanto io lo ami, ma è così difficile vederlo nei poveri e nei sofferenti, quando in effetti la persona umana dovrebbe rappresentare il capolavoro della sua creazione, essendo fatto ad immagine e somiglianza di Dio. In effetti non è facile, ma io cerco di sforzarmi di vedere Gesù in ogni persona, perché questo è ciò in cui credo.

Quindi il messaggio è veramente andato dritto al cuore delle sue difficoltà?

Vescovo Mallari: Sì Gesù mi chiede di vederlo nei volti dei poveri e molte volte è difficile. La prima cosa che ho fatto è stato stituire uno “sportello” per i poveri nel mio ufficio, perché ho pensato che come Vescovo la mia porta dovesse essere sempre aperta per loro. È facile deferirli al dipartimento di aiuto sociale della nostra Arcidiocesi, ma ho pensato che il mio ufficio dovesse avere le risorse necessarie per dare una risposta immediata, al momento della notizia, ai bisogni dei poveri che arrivano.

Come descriverebbe la fede dei filippini?

Vescovo Mallari: Stiamo ancora crescendo; dobbiamo ancora maturare nella fede. Siamo l’unico Paese cristiano in Asia, ma c’è così tanta corruzione. Per la Chiesa è difficile riuscire a raggiungere gli esponenti politici e a lanciare la sfida ai nostri dirigenti laici, che sono cristiani impegnati, a candidarsi per entrare nel governo. Dobbiamo instillare nelle persone la convinzione che prestare servizio nello Stato è un grande segno di amore, che implica sacrificio e che è necessario per procurare quel cambiamento sociale e quella trasformazione della società.

Molti di questi leader politici hanno frequentato scuole e università cattoliche. Come guarda, la Chiesa, all’istruzione nella lotta al problema della corruzione. E che misure state adottando in questa direzione?

Vescovo Mallari: Stiamo cercando di affrontare la questione. Esiste una tendenza a pensare che per il solo fatto di essere cattolici, va già tutto bene e non occorra fare nulla. Ma oggi crediamo di dover rimarcare il carattere cattolico nelle scuole cattoliche. Dobbiamo costantemente ricordare ai nostri studenti il messaggio evangelico: non come conoscenza, ma come sfida di una fede vissuta. Una cosa è essere battezzati; altra cosa è vivere la fede ogni giorno.

La questione della povertà e delle disparità di reddito è ancora un problema nelle Filippine. Anzi, è un problema crescente. Come affronta la Chiesa questo tema?

Vescovo Mallari: Nella mia diocesi abbiamo un programma, istituito dal primo Vescovo, in cui i ricchi sono invitati a fare una colletta per i poveri. Le immagini della Vergine e della croce passano da una parrocchia ad un’altra e la colletta della prima parrocchia è consegnata alla seconda e distribuita ai poveri. Questo, in piccolo, è un’occasione per i ricchi di condividere i loro beni con i poveri.

Questa povertà ha portato i filippini ad emigrare per lavorare. Alcuni hanno sostenuto che i filippini hanno superato gli irlandesi nella diffusione della cultura cattolica nel mondo, in particolare nei Paesi islamici. È ancora così?

Vescovo Mallari: Sì, in effetti oggi abbiamo circa 9 milioni di filippini che vivono all’estero. Lo scorso anno erano 7 milioni. E la cifra è ancora in crescita. La Conferenza episcopale delle Filippine ha deciso di incoraggiare i nostri migranti ad essere missionari e ad essere consapevoli della propria fede, di questo tesoro che possiedono. Siamo poveri materialmente, ma abbiamo questa ricchezza in noi che possiamo condividere con le persone di altri Paesi.

La popolazione delle Filippine ha il più alto tasso di crescita demografica in Asia. Questo ha innescato discussioni sulle politiche di controllo demografico. Un progetto di legge proposto dal Governo per il controllo della popolazione riguarda la salute riproduttiva. Che proposte contiene e quali sono i rischi che ne deriverebbero per la famiglia?

Vescovo Mallari: Anzitutto, la Chiesa è contraria all’introduzione e alla legalizzazione della contraccezione artificiale. Il Governo ha accusato la Chiesa di voler imporre le proprie idee, ma la Chiesa in realtà cerca di promuovere la libertà. Lo Stato non dovrebbe imporre nulla alle famiglie su queste questioni. Sono argomenti che competono alla famiglia. Sono questioni personali e ogni famiglia dovrebbe poter decidere per conto proprio. Lo Stato non ha alcun diritto di regolarle per via normativa – fino al punto di legalizzarle – tanto che, a quanto pare, se uno volesse rifiutarsi di sottoporsi al programma, rischierebbe l’arresto. Questo è contenuto nel disegno di legge sulla salute riproduttiva.

In secondo luogo, sappiamo per certo che molti di questi contraccettivi artificiali sono abortivi, cioè provocano l’aborto.

Questa crescita demografica è un problema reale o creato ad arte? Se è un problema reale, che alternative può offrire la Chiesa alle proposte contraccettive?

Vescovo Mallari: La questione demografica dovrebbe essere considerata ad un livello globale. Oggi molti Paesi hanno popolazioni che stanno invecchiando: Europa, America e persino Giappone, Singapore e altre parti dell’Asia. Io credo che dobbiamo guardare all’intera popolazione mondiale e al fatto che siamo aperti alle migrazioni. Molte parti d’Europa, per esempio, hanno bisogno di personale domestico e credo che le Filippine possano offrire questo servizio ai Paesi che ne hanno bisogno.

Riguardo alle alternative alla contraccezione, la Chiesa si sta adoperando molto per proporre un’alternativa, che è quella del metodo della “pianificazione familiare naturale”. È naturale, rispetta la dignità della persona umana ed è un’occasione per la coppia di conoscersi meglio, di conoscere le dinamiche del rapporto. Il marito deve essere coinvolto nel metodo e la coppia deve parlare delle fasi che attraversa la donna; deve emergere la prospettiva della donna.
Lei è ottimista per il futuro della Chiesa cattolica nelle Filippine?

Vescovo Mallari: Sì, molto. In effetti sono contento di sapere che l’emigrazione sta aiutando i cattolici filippini a maturare. Sono stato in Nuova Zelanda e ho appreso con piacere dal Vescovo di Hamilton che i filippini immigrati stanno donando vitalità alle parrocchie di diverse diocesi nel Paese. Me lo ha detto perché vorrebbero che inviassimo un sacerdote in Nuova Zelanda. Ma ha aggiunto, nel caso in cui dovessimo mandare un sacerdote, di evitare l’istituzione di una parrocchia per la comunità filippina, perché – a suo avviso – questo priverebbe tutte le altre parrocchie della presenza dei filippini. Sentire questo mi ha procurato una grande gioia. Ho avuto la possibilità di celebrare la Messa ad Auckland e sono rimasto molto contento di vedere la comunità filippina che guidava il coro e serviva la Messa.

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Questa intervista è stata condotta da Mark Riedemann per “Where God Weeps”, un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre.

Where God Weeps: www.WhereGodWeeps.org

Aiuto alla Chiesa che soffre: www.acn-intl.org

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ZENIT Staff

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