Card. Ravasi: il dialogo con i non credenti affronti “questioni radicali”

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ROMA, venerdì, 11 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il dialogo tra credenti e non credenti non deve limitarsi a cercare un minimo comun denominatore, ma affrontare le questioni fondamentali della vita di ogni essere umano.

Il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, lo ha sottolineato in un’intervista rilasciata alla “Radio Vaticana” in vista della presentazione, questo sabato all’Università di Bologna, del “Cortile dei Gentili”, la nuova struttura vaticana – inserita nel contesto del dicastero – creata per favorire l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti.

Il “Cortile dei Gentili” era in origine quello spazio dell’antico Tempio di Gerusalemme non esclusivamente riservato agli israeliti. Tutti vi potevano accedere liberamente, indipendentemente da cultura, lingua o orientamento religioso.

La creazione della nuova struttura è la conseguenza delle parole che Papa Benedetto XVI ha pronunciato il 21 dicembre 2009: “Penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di ‘cortile dei gentili’ dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero”.

La presentazione all’Università di Bologna, primo ateneo laico europeo, precederà il varo internazionale della struttura, in programma a Parigi il 24 e il 25 marzo.

L’ateneo bolognese, ha affermato il Presidente del dicastero vaticano, “ha voluto idealmente rinverdire l’antica tradizione delle ‘questioni disputate’ – come si usava dire allora – tra credenti e non credenti in questo caso, mentre allora era tra le diverse opinioni e le diverse tesi. Sarà costituito da quattro docenti che, a loro modo, interloquiranno e presenteranno profili differenti, nei quali può accadere lo scontro e il dialogo tra credenti e non credenti: il diritto, la filosofia, la letteratura e la scienza”.

“Un’attrice intervallerà questi momenti con la voce dei grandi del passato – Pascal, la voce di Agostino, ma anche la voce Nietzsche – in modo che si mostri che questo dialogo è un dialogo che affonda le sue radici anche in un lontano passato”.

Secondo il Cardinal Ravasi, il rischio eventuale del dialogo con i non credenti “potrebbe essere soltanto quello di un dialogo accademico, un dialogo che alla fine semplicemente trovi quel minimo comune denominatore”.

“Mi sto battendo perché non si corra questo rischio”, ha confessato. “Voglio che si pongano veramente questioni radicali – questioni di antropologia, quindi bene e male, vita e oltre vita, l’amore, il dolore, il senso del male – domande che siano sostanzialmente alla base dell’esperienza umana”.

Gli obiettivi del Cardinale sono anche altri: “che, per esempio, ci si interroghi sulla qualità della teologia, proprio per far comprendere che la teologia non è un relitto del paleolitico, del passato, è invece una disciplina che ha un suo statuto, una sua tipologia di metodo, è un altro sguardo dato alla realtà”.

Allo stesso modo, sottolinea la “spiritualità dell’ateo, perché la trascendenza non è soltanto ciò che insegna la teologia, è anche insita nella ragione stessa, la quale di sua natura vuole sempre andare oltre e, quindi, alla fine anche interrogarsi sull’oltre e sull’altro in assoluto”.

“Sono molte le piste, i percorsi che vogliamo proporre, tutti comunque di una certa provocazione”, ha indicato.

Per il porporato, non c’è il rischio di proselitismo che alcuni hanno paventato. “Sappiamo, e non bisogna mai negarlo, che le religioni di loro natura non sono solo informative, sono anche performative, cioè vogliono formare le coscienze, vogliono dare il senso caloroso del messaggio che portano”, ha osservato, ma questa è anche una tendenza “dell’ateismo serio”.

Quanto all’evento parigino, il Cardinal Ravasi ha detto che si tratterà di “un evento particolarmente complesso, vasto, perché sono coinvolte le presenze più alte della cultura francese”.

“I momenti fondamentali saranno quattro: il primo momento sarà alla Sorbona e vedrà un dialogo tra intellettuali; il secondo momento si terrà all’Unesco, dove verrà invece affrontata più la dimensione socio-politico-culturale; il terzo momento sarà rappresentato da un luogo esclusivo, dove saranno per eccellenza i membri ad essere interlocutori e cioè l’Accademia di Francia, la celebre ‘Coupole’; nel quarto momento, infine, abbiamo voluto allargare questo ‘Cortile’ ed entrare in un cortile spaziale, l’immensa piazza che si trova davanti alla Basilica di Notre-Dame, dove saranno convocati i giovani, che assisteranno certamente ad uno spettacolo, ma che avranno anche l’occasione per poter varcare – forse – questo ‘Cortile’ ed entrare – se lo vogliono – credenti e non credenti, all’interno del Tempio, dove la comunità di Taizé preparerà un modulo di preghiera per mostrare anche ai non credenti come il credente invoca il suo Dio”.

Gli incontri di Bologna e di Parigi saranno solo i primi di una serie di iniziative internazionali.

Dopo i progetti per Tirana e Stoccolma, “si pensa poi di varcare l’Oceano e di andare in Paesi più remoti, partendo dagli Stati Uniti dove c’è già un interesse a Chicago e a Washington; e poi ancora in Paesi dove il cattolicesimo non è presente in maniera significativa, ma dove è presente una religiosità di altro genere: pensiamo all’Asia”.

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ZENIT Staff

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