MADRID, giovedì, 10 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il Cardinale Peter Kowdo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha affermato questo mercoledì che la Parola di Dio è necessaria affinché i cristiani “possano discernere” il loro compito nel mondo.
Quello del Cardinale Turkson è stato l’ultimo grande intervento del Congresso “La Sacra Scrittura e la Chiesa”, promosso dalla Conferenza Episcopale Spagnola in occasione della pubblicazione della versione ufficiale della Bibbia in spagnolo.
Il porporato ha parlato de “La Parola di Dio e l’impegno nel mondo”, concentrandosi sull’ultima Enciclica sociale di Benedetto XVI, la Caritas in Veritate, un testo, ha sottolineato, che “riunisce molte risorse della Scrittura e della nostra tradizione sociale cattolica e le pone alla base delle cruciali questioni sociali dei nostri giorni”.
Il Papa “non prescrive un piano o una ricetta, né politiche o soluzioni. Raccomanda invece la Parola di Dio come nostro strumento di discernimento”, ha indicato.
Nell’Enciclica, il Papa esorta “a portare avanti l’opera della Parola nel mondo”, una dinamica “creativa, che convoca, vincolante, presente e salvatrice, missionaria ed evangelizzatrice, continuatrice della storia della salvezza, fino alla fine dei tempi, mentre edifica la città dell’uomo con qualità più vicine alla Città di Dio”.
Il Cardinale Turkson ha affermato che il cristiano contribuisce all’“edificazione di una città umana che riflette fedelmente la città di Dio” attraverso “la grazia e il potere della Parola di Dio attraverso cui Egli porta a compimento tutti i suoi disegni; ed è attraverso la Parola di Dio che diventa principio della nostra vita”.
“La stessa Parola di Dio (la parola dell’evangelizzazione) esorta la Chiesa e i suoi figli a costruire una città terrena attraverso le varie forme del suo impegno e dei suoi ministeri sociali, che sono un’anticipazione e una prefigurazione della città di Dio”.
La “città dell’uomo”, ha affermato, “non si promuove solo con relazioni di diritti e doveri, ma, prima e ancor di più, con relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione”, ristabilendo “le relazioni spezzate dalla violenza”.
“In passato, la Chiesa ha proiettato se stessa sulle strutture dello Stato – cuius regio, eius religio -, ma noi ora comprendiamo la sana e reale (anche se complessa!) separazione nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato”, ha sottolineato il porporato.
Cinque chiavi
Il Cardinale Turkson ha voluto riassumere l’approccio della Caritas in veritate in cinque “dimensioni” della pastorale sociale: “Iniziare con un atteggiamento realista; basare il lavoro su valori fondamentali; assumere con fiducia le nuove responsabilità; essere aperti a un profondo rinnovamento culturale; impegnarsi a lavorare con coerenza e consistenza”.
“Il primo passo è iniziare con un atteggiamento realista, facendo fronte alle difficoltà del momento presente, non con risposte prefabbricate o ideologie semplicistiche, ma con la Parola di Dio come nostra chiave di discernimento”, ha spiegato.
In questo senso, ha criticato quanti “preferiscono restare passivi in attesa che le cose prendano un nuovo corso per poi potersi lamentare liberamente”, e ha aggiunto che “c’è bisogno di un vero sforzo per restare saldi nella lettura dei segni dei tempi; è nostra responsabilità cristiana farlo con equilibrio e intelligenza”.
La seconda chiave è “basare il lavoro su valori fondamentali, una nuova visione del futuro, che può iniziare solo con se stessi; per questo, questa seconda competenza può essere chiamata correttamente conversione”.
In tal senso, ha ricordato che la Scrittura “illumina l’esistenza umana e muove la coscienza a rivedere in modo approfondito la propria vita, perché tutta la storia dell’umanità è sotto il giudizio di Dio”.
In terzo luogo, ha esortato ad affrontare, “con fiducia, più che con rassegnazione”, le nuove responsabilità, assumendole con una “nuova vocazione e missione”.
La visione cristiana “è completamente informata dal piano salvifico di Dio per il mondo – come si stabilisce nelle Scritture”.
Circa la quarta “chiave”, quella di essere aperti a un profondo rinnovamento culturale, il Cardinale ha riconosciuto che “è molto diffuso il fatto di essere negativi, nichilisti, pessimisti – il che ci esclude da entrambe le storie, quella umana e quella divina”.
In questo senso, ha aggiunto, i cristiani “credono fermamente che un mondo più giusto e pacifico sia possibile, e quindi noi stessi dobbiamo essere strumenti di riconciliazione e di pace”.
Il Cardinale Turkson ha infine parlato della necessità di “nuove forme di impegno, con coerenza e consistenza”.
“La dignità umana è una caratteristica impressa da Dio creatore nella sua creatura, assunta e redenta da Gesù Cristo con la sua incarnazione, morte e resurrezione. Per questo, la diffusione della Parola di Dio rafforza l’affermazione e il rispetto di questi diritti”, ha sottolineato.
“Lo stesso impegno di Dio con il mondo attraverso la Parola deve essere portato a termine nel miglior modo possibile con il nostro competente e generoso impegno con i poveri delle tante povertà che dobbiamo combattere, con il nostro impegno a favore della riconciliazione, della giustizia e della pace”, ha concluso.