Il Papa: il cristiano prega ed ha una vita moralmente coerente

Nell’Udienza generale dedicata al gesuita olandese san Pietro Canisio

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ROMA, mercoledì, 9 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il cristiano deve nutrirsi di preghiera e vivere con fedeltà la propria adesione a Cristo attravero una condotta moralmente coerente. E’ quanto ha ricordato questo mercoledì Benedetto XVI durante l’Udienza generale nell’Aula Paolo VI dedicata a san Pietro Canisio, gesuita e teologo olandese del Cinquecento. 

Proseguendo il ciclo di catechesi sui dottori della Chiesa, il Pontefice si è soffermato in particolare sull’operato e l’eredità spirituale di questo “autentico evangelizzatore” il cui tratto specifico è stata soprattutto “una profonda amicizia personale con Gesù”.

In particolare, il gesuita fu chiamato a un impegno “quasi impossibile” e cioè ravvivare la fede cattolica nei Paesi di lingua germanica, che “davanti al fascino della Riforma, sembrava spegnersi”.

Fu così che san Canisio si impegnò nella vita accademica, scrisse tre “Catechismi” destinati in particolare ai giovani, svolse il ministero pastorale negli ospedali e nelle carceri e “stabilì nei Paesi germanici una fitta rete di comunità del suo Ordine, specialmente di Collegi, che furono punti di partenza per la riforma cattolica, per il rinnovamento della fede cattolica”.

“Perciò – ha continuato il Papa – , negli scritti destinati all’educazione spirituale del popolo, il nostro Santo insiste sull’importanza della Liturgia con i suoi commenti ai Vangeli, alle feste, al rito della santa Messa e degli altri Sacramenti, ma, nello stesso tempo, ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa”.

Al giorno d’oggi san Canisio “ci insegna con chiarezza che il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore. E questo vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo”.

Al termine della catechesi, salutando i pellegrini polacchi, Benedetto XVI ha quindi ricordato che venerdì prossimo ricorre la memoria della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato. “Nella preghiera – ha detto il Papa – affidiamo alla Madre Immacolata i malati e quanti con amore si pongono al loro servizio negli ospedali, nelle case di cura e nelle famiglie. Vediamo nei volti dei malati il volto di Cristo sofferente”.

Infine rivolgendo, come di consueto, un saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli ha ricordato che nella giornata di ieri è stata celebrata la memoria liturgica di san Girolamo Emiliani, fondatore dei Somaschi, e di santa Giuseppina Bakhita, “figlia dell’Africa diventata figlia della Chiesa”.

“Il coraggio di questi testimoni fedeli di Cristo – ha detto il Papa – aiuti voi, cari giovani, ad aprire il cuore all’eroismo della santità nell’esistenza di ogni giorno”.

“Sostenga voi, cari malati, nel perseverare con pazienza ad offrire la vostra preghiera e la vostra sofferenza per tutta la Chiesa”.

“E dia a voi, cari sposi novelli, il coraggio di rendere le vostre famiglie comunità di amore, improntate ai valori cristiani”, ha concluso infine.

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ZENIT Staff

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