Ambiente e agricoltura nella Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel

La titolarità è affidata agli stessi africani

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BANUL, mercoledì, 9 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, fondata 25 anni fa, si sta riunendo da questo martedì al 13 febbraio a Banul, in Gambia. Papa Wojtyła volle affidare agli stessi africani la gestione di questo organismo collegiale dei nove Vescovi della zona del Sahel.

A questa 29ma riunione assiste il Cardinale della Guinea Conakry Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, rappresentante legale della Fondazione.

La parola araba Sahel significa “margine” o “costa” e designa una zona africana con clima semiarido e precipitazioni che oscillano tra i 200 millimetri annuali nel nord e i 600 nel sud. Confina a nord con il deserto del Sahara, a sud con la savana e le foreste del Golfo di Guinea e dell’Africa Centrale, a ovest con l’Oceano Atlantico e a est con il Nilo Bianco.

Ha un’estensione di circa 4 milioni di chilometri quadrati, e include il sud di Mauritania, Senegal, Mali e Algeria, il nord di Guinea e Burkina Faso, il Niger, il nord di Nigeria e Camerun, Ciad, Sudan ed Eritrea.

Giovanni Paolo II espresse il suo desiderio di creare questa Fondazione fin dal suo ritorno dalla prima visita in Africa, durante la quale aveva verificato la “grande tragedia” di cui sono vittime le popolazioni affette da siccità e desertificazione.

I Paesi che partecipano ai programmi della Fondazione sono nove: Burkina Faso, Niger, Mali, Guinea Bissau, Capo Verde, Mauritania, Senegal, Gambia e Ciad.

La pagina web della Fondazione segnala che la minaccia della fame pesa ancora sulla regione del Sahel. “Tutto l’est saheliano ne è colpito, e il Niger vive la situazione più drammatica”, afferma.

Il 10 maggio 1980, Giovanni Paolo II parlò a nome dei “senza voce” dicendo: “’I miseri e i poveri cercano acqua… io, il Signore, li ascolterò… cambierò il deserto in un lago d’acqua…’ (Is 41, 17-18).  ‘… l’acqua che io gli darò diventerà… sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna’ (Gv 4,14)”. “Lancio un solenne appello al mondo intero… levo supplicando la voce… Io sono qui la voce di quelli che non hanno voce: la voce degli innocenti”.

Visto che si tratta di nove Paesi poveri, e molto diversi, e Giovanni Paolo II voleva evitare una nuova imposizione del “nord” sul “sud”, ha deciso di affidare il funzionamento della Fondazione agli episcopati di questi Paesi.

Questa formula è stata ritenuta esemplare da questi Stati, che si trovano in stato di necessità e hanno bisogno dell’aiuto di Paesi terzi.

Il 25 maggio 1984, Giovanni Paolo II sottolineava che la soluzione è, alla fine dei conti, in mano agli africani, e che collaborare con loro, anche sul piano tecnico, non vuol dire sostituirli. In ciò, il Papa vedeva una realizzazione concreta della comunione ecclesiale e un frutto della corresponsabilità collegiale.

Per ulteriori informazioni, http://fondationjeanpaul2.org/.

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ZENIT Staff

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