Il Papa che liberò l’Europa dal comunismo

Intervista a don Mariusz Frukacz, redattore del settimanale “Niedziela”

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di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 8 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il primo maggio Bendetto XVI beatificherà a Roma il suo predecessore, Karol Wojtyla.

Per cercare di comprendere meglio le virtù e la santità di Giovanni Paolo II, ZENIT ha deciso di pubblicare diverse testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e frequentato.

Iniziamo con l’intervista a don Mariusz Frukacz, sacerdote dell’arcidiocesi di Częstochowa nonchè redattore del settimanale cattolico “Niedziela” e corrispondente diocesiano della Agenzia Cattolica d’Informazione.

La Polonia era duramente sottomessa al regime sovietico. Che cosa significò per il popolo l’elezione a Pontefice di Giovanni Paolo II?

Don Frukacz: Nel 1978 quando il Cardinale Karol Wojtyła è stato eletto Pontefice con il nome di Giovanni Paolo II la Polonia era schiacciata dal regime comunista. L’elezione di Giovanni Paolo II, il primo Pontefice polacco e il primo Pontefice slavo, ha avuto una grande rilevanza non soltanto per la Polonia, ma anche per tutta l’Europa centrale e orientale. Il popolo in Polonia, ma anche negli altri paesi sottomessi al regime sovietico, ha avvertito non soltanto la gioia, ma anche lo spirito di libertà. Giovanni Paolo II ha portato con sè la fedeltà al Vangelo e il coraggio della fede nella verità. Penso che le parole “Non abbiate paura, anzi spalancate le porte a Cristo” abbiano dato il via ai cambiamenti epocali in Polonia e in tutta l’Europa. L’elezione di Giovanni Paolo II significò l’inizio della primavera della libertà. L’elezione di quel Pontefice ha dato al popolo polacco la forza spirituale e morale per passare dalla resistenza all’ingiustizia, alla vittoria del bene sul male. Giovanni Paolo II ha dato il via alla rivoluzione spirituale e morale in Polonia e negli altri paesi dell’Europa centrale e orientale.

È vero che i russi non invasero la Polonia perchè Wojtyla era Papa?

Don Frukacz: A questa domanda non si può dare una risposta semplice. In questo momento non conosciamo tutti i documenti del regime comunista, e soprattutto poco si sa del periodo in cui il generale Wojciech Jaruzelski instaurò lo stato di guerra in cui vennero sospesi i diritti civili e gli attivisti di “Solidarność” furono arrestati e imprigionati. Io penso che alcuni storici hanno ragione quando scrivono che i russi non invasero la Polonia perchè non volevano ripetere la situazione del 1968, quando invasero la Cecoslovacchia. Il generale Wojciech Jaruzelski sostiene che il 13 dicembre 1981 dovette instaurare lo stato di guerra in Polonia altrimenti i russi avrebbero invaso la Polonia. Oggi sappiamo che quanto detto da Jaruzelski non è vero. Dal punto di vista di alcuni documenti e in base alle testimonianze gli storici in Polonia sostengono che il regime comunista, in modo speciale Leonid Brezniev, il primo segretario del partito comunista dell’Unione Sovietica, voleva che il generale Jaruzelski e il regime comunista in Polonia risolvessero il problema di “Solidarność” con le proprie forze. Sappiamo oggi che durante lo stato di guerra in Polonia, Giovanni Paolo II teneva stretti contatti diplomatici con il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e che scrisse una lettera a Leonid Breżniev per convincerlo a non invadere la Polonia. Ciò nonostante non possiamo dire in modo sufficiente e sicuro che i russi non invasero la Polonia perchè il Cardinale Wojtyla era Papa.

Il nazismo prima e il comunismo poi hanno cercato di tagliare le radici cristiane e cancellare la fede cattolica del popolo polacco. Per quali ragioni non ci riuscirono? 

Don Frukacz: È vero che il nazismo prima ed il comunismo poi hanno cercato di tagliare le radici cristiane e cancellare la fede cattolica del popolo polacco. Ma non ci sono riusciti. Penso che la risorsa decisiva che ha salvato la fede cattolica sia stata quella delle famiglie polacche, le quali hanno rispettato e trasmesso ai figli il patrimonio spirituale delle generazioni precedenti. Nelle famiglie cristiane polacche durante il regime nazista e poi comunista era vivo e forte il legame della fede con la cultura cristiana e la cultura nazionale. Per il popolo polacco la fede ha la sua importanza anche nella vita sociale. Non è una cosa privata. La fede ha una sua dimensione sociale e nazionale. Per i polacchi la fede è collegata con il vero patriottismo, cioè l’amore per Dio e per la Patria.

Penso anche che un grande ruolo nel mantenere forti le radici cristiane nella società polacca lo abbiano svolto i movimenti e le associazione cristiane, come per esempio il “Movimento Luce-Vita” del Servo di Dio don Franciszek Blachnicki. Un ruolo importante lo hanno svolto i Club dell’Intelligenza Cattolica, la pastorale accademica e le settimane della cultura cristiana, quando nelle chiese gli artisti hanno presentato e trasmesso la cultura e la letteratura nazionale ai fedeli.

Penso che un grande ruolo lo abbia svolto anche il Cardinale Stefan Wyszyński, Primate del Millennio. È stato lui ad organizzare i “Voti di Jasna Góra” nel 1956, la Novena in occasione dei mille anni del Cristianesimo in Polonia (1957-1966). È stato lo stesso Cardinale Wyszyński ad approfondire e diffondere la cosiddetta “Teologia della Nazione” per rafforzare l’identità cattolica dei polacchi. Anche Giovanni Paolo II ha testimoniato la rilevanza e la grandezza della figura di Wyszyński quando ha detto: “ Non ci sarebbe stato un Pontefice polacco sul trono di Pietro se non ci fosse stata la fede del Cardinale Wyszyński, e la sua prigionia e Jasna Góra”.

Prima la beatificazione di Jerzy Popieluszko, adesso quella di Karol Wojtyla, due eroi moderni. Ci sono molti elementi comuni nel coraggio e nella testimonianza eroica di entrambi. Può illustrarceli?

Don Frukacz: Certo, sono molti gli elementi comuni nel coraggio e nella testimonianza eroica del beato don Jerzy Popiełuszko e di Giovanni Paolo II. Il primo elemento secondo me è la forte fede. Il Beato don Jerzy Popiełuszko e Giovanni Paolo II sono uomini di fede nel senso di totale obbedienza a Dio. Poi entrambi sono uomini che hanno realizzato nella vita la vera fedeltà al Vangelo e ai valori cristiani. In nome del Vangelo e in nome del rispetto dei valori cristiani nella sfera della vita pubblica, entrambi hanno difeso i diritti umani e la dignità della persona umana. Entrambi hanno dato vera e coraggiosa testimonianza a Cristo fino all’effusione del sangue. Il Beato don Jerzy Popiełuszko è stato ucciso dai servizi segreti del regime comunista. Mentre il Pontefice Giovanni Paolo II ha subito un attentato in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981.

Don Popiełuszko e Giovanni Paolo II hanno promosso il rispetto dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori e della dignità delle persone umane, tutto alla luce del Vangelo. Per la Polonia e per il mondo intero hanno praticato e testimoniato le virtù del coraggio, della fedeltà a Dio, alla Croce di Cristo e al Vangelo, amore per Dio e per la Patria. Entrambi hanno rappresentato il patriottismo in senso cristiano, come virtù culturale e sociale. Penso che un elemento comune a tutti e due sia la spiritualità mariana e il totale affidamento a Maria. Per don Popiełuszko l’esempio era san Massimiliano Kolbe mentre per Giovanni Paolo II era san Luigi Maria Grignion de Montfort.

Lei ha conosciuto e frequentato Karol Wojtyla. Quale sono, secondo il suo punto di vista, le qualità singolari di Giovanni Paolo II?

Don Frukacz: Il mio primo incontro con Giovanni Paolo II è stato durante il viaggio apostolico in Polonia, nel giugno 1979. Avevo otto anni. Ricordo bene la sua figura bianca con le braccia aperte. Ricordo l’atmosfera gioiosa di quegli storici giorni. Ricordo anche le lacrime dei miei genitori, soprattutto di mio padre Marian che faceva parte del movimento di “Solidarność”. Poi negli anni successivi ho partecipato con i miei familiari agli incontri con Giovanni Paolo II a Jasna
Góra e in Częstochowa durante i viaggi del 1983, 1987, 1991, 1997, 1999.

Molto importante anche per la mia spiritualità è stato l’incontro nell’agosto del 1991, quando Giovanni Paolo II è venuto a benedire il nostro Seminario Maggiore in Częstochowa. Ero in quel periodo al secondo anno dei miei studi al Seminario. Mi colpirono molto le parole del Pontefice, quando disse: “Con l’intera e totale dedizione, propria dell’atteggiamento di Maria sotto la Croce…proclamare il Vangelo del Suo Figlio e testimoniarlo nella vita, con generosità, senza nessun compromesso con lo spirito di questo mondo e senza alcuna paura”.

Secondo me il Papa polacco è stato un uomo di preghiera. Nel mio cuore rimane per sempre la Messa che ho potuto concelebrare con Giovanni Paolo II nella cappella privata al Palazzo Apostolico, il 7 settembre 2000. Penso che Giovanni Paolo II è stato un uomo di vera gioia cristiana. Durante i miei studi a Roma (2000-2007) ho potuto incontrarlo e ho potuto parlare con lui nel periodo di Natale e ricordo bene quando insieme a noi intonava i canti di Natale. Penso che Giovanni Paolo II sia stato un uomo di grande amore per il prossimo, per Cristo e per la Chiesa. Amava tanto Maria, è stato l’uomo del rosario. Sempre porto con me il Rosario che mi ha dato.

Quanti saranno i polacchi che verranno a Roma per la beatificazione di Giovanni Paolo II?

Don Frukacz: In questo momento non si può dire la cifra certa, ma posso ndire che tutta la Polonia è in movimento. I mass media nel nostro Paese dicono che per la beatificazione di Giovanni Paolo II verranno a Roma oltre un milione di pellegrini dalla Polonia.

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ZENIT Staff

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