Card. Scherer: non scoraggiatevi di fronte alle discriminazioni

“Nei momenti di prova bisogna tornare alle basi della fede”

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SAN PAOLO, lunedì, 7 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Di fronte alle notizie sulla persecuzione dei cristiani in varie parti del mondo, l’Arcivescovo di San Paolo, il Cardinale Odilo Scherer, ha invitato i cattolici in Brasile, dove non c’è un’aperta persecuzione, a non scoraggiarsi per possibili pressioni e preconcetti.

“Sono frequenti le notizie di attentati contro i cristiani in cui molti perdono la vita, perfino nelle chiese durante le celebrazioni, come è accaduto a Baghdad, in Iraq, o la notte di Capodanno in Egitto”.

“Sono martiri, testimoni di Cristo; non perché si sono immolati per una causa, ma perché sono stati perseguitati e uccisi per la loro fede. In tutti i periodi della storia del cristianesimo ci sono stati martiri. Oggi non è diverso”, ha dichiarato il porporato in un articolo sulla rivista arcidiocesana “O São Paulo”.

“Tra noi non c’è aperta persecuzione, né martiri frequenti”, ha affermato. “Ad ogni modo, i cattolici e i cristiani in generale subiscono una certa pressione e discriminazione”.

Per monsignor Scherer, molti cristiani “possono cadere nella tentazione di scoraggiarsi o di seguire una via religiosa meno difficile o più ‘promettente’ dal punto di vista della prosperità e della soddisfazione delle necessità immediate”.

“Altri vanno dietro a promesse religiose ingannevoli e si aspettano miracoli per risolvere ogni dolore e ogni problema della vita. Non mancano offerte di ‘miracoli’ facili e soluzioni magiche nel campo religioso, e molti sono tentati di sperimentare una via più semplice. Gesù ha avvertito che la via larga e la porta spaziosa non sono quelle che portano alla salvezza”.

Monsignor Scherer ha spiegato che l’esperienza della persecuzione e dello scoraggiamento è stata vissuta anche agli inizi del cristianesimo. Lo testimonia la Lettera agli Ebrei, della quale si leggono alcuni brani nella Messa di queste prime settimane del Tempo Ordinario.

“Nel cristianesimo delle origini, la liturgia non era ancora del tutto organizzata come oggi; non c’erano ancora chiese splendide, né tradizioni religiose, come quelle che hanno alimentato la fede del popolo eletto per generazioni e generazioni. E oltre a tutto ciò, persecuzioni, arresti e martirio! Non era una situazione facile”.

A suo avviso, San Paolo “scrive la Lettera agli Ebrei per confortare questa comunità e per approfondire con lei il senso della fede cristiana”.

“Gesù Cristo è il frutto delle promesse di Dio, il vero e unico Sacerdote, che ci santifica con la sua venuta nel mondo e con il suo sangue, nel sacrificio offerto a Dio sulla croce”.

“In lui si compiono le promesse di Dio”. “Gesù è il nuovo tempio di Dio nel mondo, e anche noi siamo edificati, in lui, in tempio in cui Dio abita”.

Nei momenti di prova, ha concluso il Cardinale, “bisogna tornare alle basi della fede per ritrovare le ragioni della nostra speranza e la forza per affrontare i giorni difficili e proseguire nel cammino”.

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ZENIT Staff

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