Il beato Pio IX e l’Immacolata

Il riferimento al beato Giovanni Duns Scoto

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ROMA, sabato, 5 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito un estratto del volume di Girolamo Pica dal titolo “Il beato Giovanni Duns Scoto. Dottore dell’Immacolata” (Ellenici-Velar, Gorle 2010).

 

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Vi sono alcuni punti dottrinali che fanno parte della Rivelazione, ma che tuttavia non sono subito chiari ed evidenti ai credenti. Ciò è dovuto al fatto che qualche volta la fonte primaria di questa Rivelazione, la Sacra Scrittura, non è esplicita. Per spiegare e comprendere allora queste verità, vi è bisogno dell’azione dello Spirito Santo nella Chiesa – gerarchia e fedeli – e del lento lavoro dei teologi, il cui compito è proprio quello di trarre conclusioni certe a partire dai dati rivelati.

L’Immacolata Concezione di Maria ne è un esempio tipico. Questa verità era già percepita dal popolo cristiano attraverso il “senso della fede” – sensus fidelium – sin dai primi secoli della Chiesa, e vissuta a livello devozionale e liturgico. Faceva parte del patrimonio di fede dei Padri. Tuttavia i teologi facevano molta difficoltà a spiegarne il vero senso.

Anche menti eccellenti, come san Bernardo, san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura, pur avendo una grande devozione personale per la sublime purezza e illibatezza della Vergine Maria, tuttavia non riuscivano a spiegarlo a livello teologico. Tra le maggiori difficoltà da loro addotte per questa esitazione, ve ne erano due. Una era l’universalità della redenzione, per cui se Cristo è davvero il Redentore di tutto il genere umano, come ci insegna la Sacra Scrittura, allora anche Maria dovette essere redenta, cioè liberata dal peccato dopo la sua concezione.

La seconda difficoltà proveniva da un’idea ereditata da sant’Agostino, per cui il peccato originale di Adamo ci verrebbe trasmesso attraverso l’infezione della carne, quindi con la generazione fisica. Per queste due ragioni anche i tre grandi teologi sopra menzionati sostenevano che Maria, seppure per poco tempo, era stata anche lei macchiata dal peccato. Ciò naturalmente andava contro la sensibilità dei fedeli stessi. Il beato Giovanni Duns Scoto aveva ben percepito la gravità del problema e con il suo acume riuscì a risolvere con successo e definitivamente le due difficoltà.

Per prima cosa, appoggiandosi all’autorità di sant’Anselmo, spiegò che il peccato non può essere trasmesso fisicamente attraverso la generazione, perché non è qualcosa di materiale. Il peccato di Adamo per i suoi discendenti consiste propriamente in una mancanza della giustizia originale. Esso è di tipo morale e non fisico, si trova nell’anima, e più precisamente nella volontà e non nel corpo. Motivo per cui, dice Scoto, «essendo la volontà qualcosa di puramente immateriale e perciò distinta dalla carne, allora non può essere infetta dalla carne». Secondo, spiega sempre il Beato, nel caso di Maria, Dio ha fatto qualcosa di molto speciale e conveniente, ha cioè preservato l’anima di Maria dall’essere contagiata dal peccato, al momento stesso della sua concezione. In questo modo, all’atto della sua concezione lei era “senza macchia”, Immacolata.

Ecco le parole di Scoto: «Dio poté, nel primo istante di quell’anima, darle la stessa grazia che dà a un altro nel momento della concezione o del battesimo. Così, in quel primo istante, essa non ebbe il peccato originale, così come con gli altri avviene con il battesimo». Per quanto riguarda il motivo dell’universalità della redenzione, questo era effettivamente la causa principale della negazione dell’Immacolata Concezione. Il beato Giovanni Duns Scoto spiegò che la redenzione universale di ogni essere umano rimane un fatto indiscutibile. Di fatto tutti sono stati redenti da Cristo, Maria inclusa. E anche lei, se non fosse stata preservata, sarebbe stata bisognosa di redenzione liberativa. Come chiunque altro, cioè, avrebbe avuto bisogno del battesimo.

Tuttavia, nel suo caso specifico avvenne qualcosa di molto speciale. Mentre per tutti gli altri esseri umani i meriti della redenzione sono applicati dopo la nascita del bambino, nel momento in cui viene battezzato, nel caso di Maria quegli stessi meriti furono applicati prima, e cioè nell’istante stesso in cui fu concepita dai suoi genitori. In altre parole, per Maria vi è stata una Redenzione preservatrice. Cristo, spiega Duns Scoto, è Mediatore di grazia non soltanto quando ci purifica dal peccato dopo che lo abbiamo contratto, ma ancora più perfettamente quando preserva dal peccato che ci viene dall’essere discendenza di Adamo. Per questo dunque, non solo Cristo rimane il Redentore universale, ma anzi col preservare la Vergine ha compiuto un atto di redenzione ancora più perfetto: «Cristo non sarebbe redentore perfettissimo se non avesse meritato che Maria fosse preservata dal peccato originale».

Tuttavia, nonostante la soluzione delle difficoltà da parte di Scoto, questa verità non fu subito accettata dalla maggioranza dei teologi e dalle autorità, soprattutto per il timore di mettersi contro l’autorità di teologi come san Tommaso d’Aquino. All’interno della famiglia francescana invece, l’Immacolata Concezione di Maria fu accettata, difesa e predicata con sempre maggiore entusiasmo, appoggiandosi alla dottrina del “Dottore dell’Immacolata”, altro titolo con cui Duns Scoto diverrà noto nella storia. L’intera teologia del beato Giovanni Duns Scoto, anzi, verrà diffusa dai francescani ad ogni livello, sia in Europa che in terra di missione, anche grazie a questo importante punto dottrinale sull’Immacolata.

Ci vollero ancora altri 600 anni circa, prima che il privilegio mariano fosse ufficialmente riconosciuto. Ma la storia diede finalmente ragione al nostro Beato, quando l’8 dicembre 1854 il papa beato Pio IX – sollecitato anche dalla lettura di una esortazione di san Leonardo da Porto Maurizio letta nel Convento romano di San Bonaventura al Palatino – proclamò l’Immacolata Concezione dogma di fede.

Ecco le parole del Papa: «Dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli».

«Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del Doctor Subtilis. Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l’universalità della Redenzione operata da Cristo – evento assolutamente centrale nella storia della salvezza – a prima vista poteva apparire compromessa da una simile affermazione. Duns Scoto espose allora un argomento, che verrà poi adottato anche dal beato Papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.

Questo argomento è quello della “Redenzione preventiva”, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del Suo amore e della Sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla.

A questo riguardo, vorrei mettere in evidenza un dato, che mi pare importante. Teologi di valore, come Duns Scoto, circa la dottrina sull’Immacolata Concezione, hanno arricchito con il loro specifico contributo di pensiero ciò che il po
polo di Dio credeva già spontaneamente sulla Beata Vergine, e manifestava negli atti di pietà, nelle espressioni dell’arte e, in genere, nel vissuto cristiano. Tutto questo grazie a quel soprannaturale sensus fidei, cioè a quella capacità infusa dallo Spirito Santo, che abilita ad abbracciare le realtà della fede, con l’umiltà del cuore e della mente» (Benedetto XVI, Udienza generale 7 luglio 2010).

[Per poter avere copie del volume da diffondere: velar@velar.it]

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ZENIT Staff

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