Manuale di istruzioni per essere cristiani nell'era di Facebook

Intervista all’esperto Guillaume Anselin

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di Jesús Colina

ROMA, mercoledì, 2 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La verità e l’autenticità sono il programma e il manuale di istruzioni che Benedetto XVI offre ai cristiani presenti in Internet e nelle reti sociali, spiega Guillaume Anselin, esperto francese di comunicazione di marchi e istituzioni.

In questa intervista, Anselin, che ha ricoperto ruoli direttivi in alcuni dei principali gruppi di comunicazione, come McCann Erickson, Ogilvy e Publicis, commenta con ZENIT il Messaggio che il Papa ha inviato in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

“Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa”, afferma Benedetto XVI. Ci troviamo di fronte a una post-cultura?

Guillaume Anselin: Il Santo Padre constata che “sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione”. In questo modo fa riferimento non solo a Internet, ma a una nuova “era digitale”, segno di una nuova cultura in cui siamo già entrati.

L’era digitale è una società di “omnicomunicazione”, costantemente connessa, in cui si ridefiniscono la relazione individuale con il mondo, con gli altri, e il modo di consumare o produrre informazioni. In questa era “digitale”, l’informazione circola principalmente attraverso “circoli sociali”, con il rischio di dare più credito a quelli più diffusi (“popolarizzati” dagli “amici” reali o virtuali) che alle fonti ufficiali. Il pericolo consiste evidentemente in una visione deformata della realtà.

Si presuppongono inoltre l’abolizione delle frontiere e delle distanze, una cultura dell’immagine più che della scrittura, una società “conversativa”, in cui il contenuto è l’oggetto stesso della conversazione in larga scala.

E’ un fenomeno culturale inedito e recente: sociale, mediatico, di informazione immediata che non lascia tempo per respirare, con  le sue comunità di interesse e circa duemila milioni di persone collegati in tutto il mondo. Basta ricordare che sei anni fa Facebook, YouTube, Twitter, così presenti nella nostra vita quotidiana, non esistevano.

Nel caso dei Paesi con un’intensa cultura mediatica, possiamo parlare davvero di post-cultura, nel senso di una virata verso una “società digitale”.

“Soprattutto i giovani stanno vivendo questo cambiamento della comunicazione, con tutte le ansie, le contraddizioni e la creatività proprie di coloro che si aprono con entusiasmo e curiosità alle nuove esperienze della vita”, spiega il Papa. Quali sono i rischi e le sfide?

Guillaume Anselin: L’era digitale implica evidentemente un salto generazionale. La televisione dei nostri genitori non è quella di oggi. Con l’avvento del “tutto multimediale” si verifica un’intensa migrazione di pubblici giovani verso il mondo digitale (Internet, telefonini…). Domani ci saranno intere generazioni che avranno conosciuto da sempre Facebook come canale principale per informarsi, parlare o incontrarsi.

Internet esercita fascino: ci troviamo di fronte a un mezzo personale in cui posso costruirmi l’identità che desidero, misurarmi con gli altri, essere “connesso” e parlare di ciò che voglio con chi voglio. Un luogo in cui posso creare qualcosa, immergermi in universi preesistenti, giocare, ascoltare musica, vedere video, leggere…

Internet viene percepito come l’“ultimo mondo libero”, democratico, perché permette l’espressione di tutte le opinioni minoritarie, senza obblighi né conseguenze… e in apparente sicurezza per chi lo usa.

Viene anche percepito come un luogo di contropotere rispetto alle autorità costituite (cosa particolarmente vera in questi tempi di crisi in Medio Oriente o con il caso di Wikileaks).

Il pericolo, come spiega il Papa, è quello della convivenza di due identità, una digitale (un avatar di se stessi) e l’altra reale, e di due vite parallele: una reale e contingente e l’altra virtuale e facile, pur se anche estremamente reale, perché occupa una parte importante delle mie giornate.

La sfida è la costruzione della persona, la sua unità di vita e la formazione della coscienza, grazie a un utilizzo equilibrato di Internet per ciò che ha di meglio: il fatto di essere un meraviglioso strumento pratico e ludico, quando lo sappiamo utilizzare. Trovare un’informazione in Internet non vuol dire trovare sempre una soluzione.

“Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale”, osserva il Papa, che chiede al cristiano di “testimoniare con coerenza” il Vangelo nell’era digitale. Come rispondere a questo invito?

Guillaume Anselin: Il Papa ci offre un programma e un manuale di istruzioni molto chiari: la verità e l’autenticità. Quanto a strategia di comunicazione non potrebbe avanzare una proposta migliore! E’ un incoraggiamento a impegnarsi senza avere paura e con lucidità. Possiamo considerare tre aspetti importanti per il comunicatore cristiano.

1. In primo luogo, la verità innanzitutto, perché in materia di fede noi cristiani non abbiamo niente di meglio da offrire in risposta a questa sete inscritta nel cuore degli uomini. In un’epoca sempre più satura di informazioni, ciò vuol dire essere presenti e dare ragioni: presentare fonti affidabili della dottrina (visibili, con un linguaggio accessibile) e testimoniare con semplicità ciò in cui crediamo e il modo in cui lo viviamo, con i mezzi a nostra disposizione (l’informazione, la narrazione, i video, i forum, i blog…).

Implica anche il fatto di ristabilire un equilibrio nell’ecosistema digitale e di dare ai giovani due elementi essenziali: il diritto di sapere e il diritto di scegliere. Essere “cooperatores Veritatis” [collaboratori della Verità, slogan di Benedetto XVI, ndr.] per annunciare il Vangelo, e favorire un incontro personale con Gesù che è la Via, la Verità e la Vita.

In altre parole: non essere decisamente presenti nel continente digitale è una controverità. E’ un dovere di giustizia e un servizio alla carità in un mondo in fase di accelerazione, in cui spesso si cerca di cancellare la dimensione spirituale e il valore del messaggio cristiano.

2. Per riuscirci, il Santo Padre ci offre il manuale di istruzioni: bisogna essere autentici…, con coerenza, con costanza, per entrare in dialogo con l’Altro. Essere se stessi, senza cedere in nulla sulle questioni fondamentali, con un ascolto attivo per rendersi tutto a tutti.

Come ci ha detto in varie occasioni Benedetto XVI, lo stile cristiano non cerca di piacere, correndo il rischio di snaturare ciò che abbiamo ricevuto. La nostra comunicazione è affermazione gioiosa, positiva… e delicata. E’ anche coerente, in tempi favorevoli e sfavorevoli. E’ sociale, perché si integra nelle culture del nostro tempo. E’ evangelizzazione per toccare i cuori e le intelligenze. E’ unità per sostenere tutte le realtà pastorali ed ecclesiali.

Il Santo Padre, tuttavia, ci avverte anche della tentazione dell’“omnidigitale”, perché le tecnologie devono permettere l’avvicinamento a una pratica di fede, vissuta nelle nostre comunità cristiane, nella Chiesa.

3. La verità, infine, merita un nuovo atteggiamento. Per questo motivo, Benedetto XVI conclude invitandoci a una “responsabile creatività” e a un senso di “scrupolosa professionalità”.

Servono competenze particolari, perché oggi Internet richiede un atteggiamento del tutto professionale e mezzi adeguati. Dobbiamo costruire le cattedrali del sapere, gli atri e le piazze del continente digitale… formato da viali e piazze, ma anche da angoli in cui le persone si possono perdere.

“Mantenere vive le eterne domande dell’uomo”. Come dice Benedetto XVI, la ricerca di senso e di risposte sulla fede e la vita è
intensa tra i nostri contemporanei. Che cosa offre in questo senso il continente digitale?

Guillaume Anselin: L’offerta è diversificata ma anche estremamente frammentata. Per molte iniziative è difficile trovare un pubblico per mancanza di risorse o di offerta editoriale, o perché hanno difficoltà ad andare al di là del pubblico tradizionale. Per entrare in una web cattolica bisogna esserlo, almeno un po’…

La forza dei grandi progetti su Internet è la loro dimensione multimediale e l’intelligenza connettiva, a partire da una necessità chiaramente identificata. Nel campo della fede, mancano iniziative in cui, al di là di pubblicare notizie di attualità, si offrano risposte semplici nei formati più vari alle domande che le persone si pongono sulla fede, la vita e la società.

Dobbiamo rispondere a questa eterna domanda dell’uomo, al suo desiderio di trascendenza, con progetti grandi, interattivi, che trasmettano ciò che abbiamo ricevuto.

Bisogna rispondere al “perché” e al “come” con creatività e modernità, e sostenere il lavoro pastorale delle persone sul campo: sacerdoti, educatori, religiosi, catechisti e tutti coloro che nel mondo investono le proprie energie nella produzione di blog e pagine web.

In fondo non è niente di nuovo, perché come i cristiani si sono impegnati un tempo a favore del progresso delle società nelle nostre città e campagne, il continente digitale aspetta ora anche la nostra presenza visibile, serena, all’altezza delle sfide di questa “società digitale”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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