Il Sodalizio di Vita Cristiana scopre la doppia vita del defunto vicario generale

Germán Doig, morto nel 2001

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LIMA, mercoledì, 2 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il Sodalizio di Vita Cristiana, nuova realtà ecclesiale in grande crescita, ha diffuso un comunicato per informare della scoperta della doppia vita di colui che è stato suo vicario generale, Germán Doig, morto il 13 febbraio 2001.

L’annuncio, che comunica “fatti dolorosi”, secondo quanto indica questa istituzione formata da sacerdoti e uomini laici consacrati, ha luogo “alla luce della giustizia e della carità”, dopo la conclusione dell’assemblea generale, riunita a Lima (Perù) per eleggere i nuovi superiori (cfr. ZENIT, 28 gennaio 2011).

“Nel giugno 2008 abbiamo ricevuto una testimonianza che dava conto di condotte sessuali di Germán Doig in contraddizione con la sua condizione di cristiano e di laico consacrato del Sodalizio”, spiega il comunicato emesso questo mercoledì dalla società di vita apostolica, approvata dalla Santa Sede nel 1997.

“Dopo la sorpresa iniziale, il dolore e lo sconcerto – perché questa doppia vita ci era sconosciuta –, una commissione di autorità della nostra comunità ha iniziato un processo di indagine nel corso del quale ha ricevuto altre due testimonianze tra giugno 2008 e dicembre 2010. In nessun caso si è trattato di abuso di bambini”, spiega il Sodalizio di Vita Cristiana.

“Le persone che hanno offerto la propria testimonianza hanno chiesto di mantenere l’anonimato. Per questo, tale processo si è svolto nella massima e dovuta confidenzialità”, aggiunge il comunicato.

La nota rivela che “la conoscenza dei fatti ci ha portato in primo luogo a fornire assistenza alle persone interessate per riconciliare le ferite che potevano avere, a livello sia spirituale che psicologico”.

“Di fronte alla consistenza e alla credibilità delle testimonianze, abbiamo comunicato questi fatti a varie autorità ecclesiastiche e ai membri del Sodalizio e della famiglia spirituale”, prosegue il comunicato.

“Abbiamo deciso di fermare gli atti preliminari che stavamo svolgendo per iniziare il processo di riconoscimento pubblico di colui che credevamo avesse una vita esemplare, e di ritirare il suo ritratto da vari luoghi. Non escludiamo la possibilità di prendere altre misure”.

“Vogliamo che sia chiaro che queste condotte contrarie alla nostra vocazione cristiana e ai nostri impegni liberamente presi davanti a Dio non solo non possono trovare posto nella nostra comunità, ma devono essere denunciate e rigettate con energia, chiarezza e trasparenza. Atti gravi come questi comportano un processo di espulsione dal Sodalizio”, dichiara la nota.

“Come comunità dichiariamo inoltre che non possiamo considerare Germán Doig una persona esemplare. Lo affidiamo al cuore misericordioso di Dio e all’intercessione di Maria sapendo che Ella, la Vergine Santissima, alla quale abbiamo affidato la nostra comunità fin dai suoi inizi, non smette mai di intercedere per tutti i suoi figli”.

“Di fronte a questa situazione dolorosa chiediamo con umiltà di unirsi a noi per offrire preghiere per tutte le persone coinvolte e per le loro famiglie, e perché noi che facciamo parte di questa comunità possiamo essere sempre all’altezza degli ideali di fede, speranza e carità”, conclude la nota.

Il Sodalizio di Vita Cristiana svolge la sua opera apostolica in nove Paesi: Perù, Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Stati Uniti e Italia.

Dal suo carisma è sorta la Familia Sodálite, insieme di migliaia di persone, istituzioni e opere che aderiscono alla sua spiritualità.

Per ulteriori informazioni, http://www.noticiasdelsodalicio.com

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ZENIT Staff

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