ROMA, mercoledì, 2 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Pregare insegna ad amare Dio e il prossimo. E’ quanto ha detto questo mercoledì Benedetto XVI in occasione dell’Udienza generale su santa Teresa di Gesù, una mistica vissuta nel XVI secolo.
Nel riprendere la serie di catechesi dedicate ai Dottori della Chiesa, il Papa ha ripercorso la biografia di Teresa d’Avila, definita “uno dei vertici della spiritualità cristiana di tutti i tempi”.
Sebbene la nostra società sia “spesso carente di valori spirituali”, tutti “nella profondità del nostro cuore” abbiamo il desiderio di Dio e di esserne amici. Ecco perché – ha detto il Papa lasciando da parte il discorso preparato per l’Udienza – , “santa Teresa ci insegna ad essere testimoni instancabili di Dio, della sua presenza e della sua azione, ci insegna a sentire realmente questa sete di Dio che esiste nella profondità del nostro cuore”.
La santa spagnola sottolineava inoltre il valore di virtù umane come “affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura” e proponeva “il distacco dai beni o povertà evangelica”, “l’amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale”, “l’umiltà come amore alla verità”, “la determinazione come frutto dell’audacia cristiana” e “la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva”.
“L’esempio di questa Santa, profondamente contemplativa ed efficacemente operosa, spinga anche noi a dedicare ogni giorno il giusto tempo alla preghiera” – ha concluso il Santo Padre -, perché “il tempo della preghiera non è tempo perso, ma è un tempo nel quale si apre la strada verso la vera vita per imparare da Dio un amore ardente per Lui e per la sua Chiesa e una carità concreta per i nostri fratelli”.