Per Sant'Agapito tre ordinazioni presbiteriali a Palestrina

di don Marcello di Fulvio

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ROMA, venerdì, 20 agosto 2010 (ZENIT.org).- Sant’Agapito, martire prenestino e patrono della diocesi di Palestrina, appartenente alla nobile famiglia Anicia, a circa quindici anni fu martirizzato sotto l’imperatore Aureliano, il 18 agosto del 274.

Tra tutte le fonti riportiamo quanto afferma il Martirologio Romano, il 18 agosto: “In Preneste (si celebra) il natale di S. Agapito Martire che essendo di quindici anni e ardendo di amore per Cristo, per ordine di Aureliano fu steso sull’eculeo e battuto a lungo con crudi flagelli, poi, sotto il prefetto Antioco, soffrì supplizi ancora più gravi, e in ultimo, essendo esposto ai leoni e non riportando alcun danno, col taglio della testa, ricevette la corona del martirio”.

Il corpo del Santo martire, la notte successiva alla lapidazione fu deposto in un campo in località detta “Quadrelle”, a circa mezzo chilometro, ove sorge la piccola chiesa rurale della Madonna del Rifugio, detta dei Cori.

In onore del santo, fu edificato nel IV secolo sul luogo della sepoltura una Basilica di cui si conservano ancora oggi i resti.

Attorno sorse un cimitero cristiano, con tombe in cui i fedeli desideravano essere sepolti per riposare accanto al martire.

Tra le iscrizioni poste sulle tombe vale la pena citare quella del IV sec., custodita ora nel Duomo che ricorda il seppellimento di un giovanetto di nome Placidiano della famiglia dei Placidi.

Il Vescovo di Palestrina, monsignor Domenico Sigalini, ha ordinato il 18 agosto, in un Duomo stracolmo di fedeli, tre presbiteri: Antonello Sio, Benedetto Torsi e Marcin Schmidt che lavoreranno nella Chiesa di Palestrina contribuendo ad edificare il popolo di Dio che è la Chiesa.

Il Vescovo nell’omelia, richiamandosi al Vangelo letto (Mt 28,16-20), si è rivolto ai novelli presbiteri, ricordando che saranno chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza di vita, anche se, inevitabilmente, con le fragilità umane ma che non devono scoraggiare il lavoro pastorale.

Saranno pellegrini sulle strade del mondo, lasciando le sicurezze umane come lo fu per gli apostoli, perché chiamati a guidare il popolo di Dio.

Ha ricordato come il prete debba portare non le sue opinioni, ma la Parola di Dio e il nutrimento che viene dall’Eucaristia; Parola ed Eucaristia saranno le fonti cui attingere quotidianamente la forza dell’annuncio.

Ha rilevato come per alcuni il cammino verso il sacerdozio sia stato irto di ostacoli e difficoltà.

Ha infine sottolineato come il prete sia chiamato ad essere non un leader isolato ma un sacerdote al servizio della comunità che verrà loro affidata.

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ZENIT Staff

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