Il Vescovo di Locri: il Santuario di Polsi non è della 'ndrangheta

Qui i capi clan si riunivano per organizzare la divisione del potere

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ROMA, lunedì, 19 luglio 2010 (ZENIT.org).- Il Santuario di Polsi è un luogo di fede e non appartiene alla ‘ndrangheta. E’ il messaggio contenuto in una lettera inviata da mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Vescovo di Locri-Gerace, a quanti hanno organizzato e partecipato a incontri e raduni illegali nel Santuario mariana.

Nei giorni scorsi le televisioni nazionali e internazionali hanno trasmesso alcuni filmati di incontri tra capi ‘ndranghetisti, realizzati dai carabinieri nel corso delle indagini della Dda di Milano e Reggio Calabria e che hanno portato alla maxi operazione “Il Crimine” con la cattura di 304 persone in Calabria e in diverse località dell’Italia settentrionale per associazione di stampo mafioso, traffico di armi e stupefacenti, omicidio, estorsione e usura.

Le immagini ritraevano gli incontri tra i vertici della ‘ndrangheta con Domenico Oppedisano, 80 anni, che il 1 settembre 2009, secondo gli investigatori, ha ricevuto l’investitura a numero uno delle cosche calabresi proprio al santuario di Polsi durante le celebrazioni per la festa della Madonna.

Presso questo santuario, situato nel territorio di San Luca e nel cuore dell’Aspromonte, dove i pellegrini si recano ogni anno a piedi per rendere omaggio alla Madonna il 2 settembre, i boss si riunivano per decidere gli avanzamenti di carriera e disegnare nuove strategie.

“Pensavamo che questi incontri tenuti a Polsi appartenessero ormai al folklore del passato – scrive mons. Giuseppe Fiorini Morosini –. Ma ci siamo dovuti ricredere. Non sono bastati questi ultimi decenni di maggiore evangelizzazione ad illuminarvi e convincervi che è assurdo collegare alla religione la vostra attività, che non possiamo accettare né come cittadini né come uomini di fede”.

“Anche se il vostro rituale, per i simboli che adopera e per i luoghi ove si celebra, è frammisto ad elementi della religione cristiana, esso è esattamente l’opposto di quanto il Vangelo di Gesù annuncia”, aggiunge.

“Polsi è un luogo religioso – afferma il presule –, che ha le sue radici in una storia millenaria di fede; la Madonna della Montagna può guardare con occhi benedicenti solo coloro che si sforzano di mettere in pratica la parola di suo Figlio Gesù”.

“Il vangelo di cui voi parlate non può essere il Vangelo di Gesù, che parla di amore, di perdono e di riconciliazione, di rispetto della persona e della legge, anche quella degli uomini”, continua.

“Siamo profondamente rammaricati perché ciò avvenga ancora, trasformando il Santuario di Polsi da luogo di fede in luogo di illegalità. A Polsi la gente viene per trovare nella fede e nella devozione alla Madonna motivi per vivere; i vostri incontri non sono affatto su questa linea, anzi spesso parlano di morte”.

“La fede della gente va rispettata e non derisa e umiliata, come accade ogni qualvolta sulla stampa si parla di Polsi, collegando il Santuario ai vostri raduni”.

“E allora vi chiedo con il cuore in mano: perché dovete umiliare la nostra fede e la nostra religione?”, prosegue il Vescovo. E ancora, “come potete pensare che la Madonna possa farsi garante della lealtà tra di voi e della fedeltà a quanto pattuite, quando sapete che i contenuti dei vostri patti sono contro la morale cristiana?”.

“Se amate la nostra terra, i nostri luoghi e le nostre tradizioni, ritornate alle radici autentiche della fede”.

“I sacramenti che avete ricevuto e che chiedete per i vostri figli, non sono solo un elemento di cultura e di tradizione, ma scelta di vita, devono esprimere la volontà di seguire i valori cristiani, che camminano in perfetto accordo con la legalità umana”.

“Dovunque vi troviate, rivolgetevi con coraggio alla Madonna della Montagna, che con cuore di madre vi dice: fate tutto quello che Gesù vi ha insegnato. Tornate a Polsi con la volontà di incontrare veramente la Madonna e di ritrovare la fede autentica”, conclude infine.

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ZENIT Staff

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