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Mons. Marcianò: “Silvio è stato disposto a morire per i giusti e per gli empi”

L’ordinario militare celebra i funerali del maresciallo dei carabinieri ucciso a Marsala

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Sacrificando la propria vita per la giustizia, il maresciallo Silvio Mirarchi ha mostrato al mondo “una purezza di cuore tradotta in integrità e fedeltà”. Con queste parole, l’ordinario militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò, ha ricordato il carabiniere morto tre giorni fa, per le ferite riportate a seguito di una sparatoria nei pressi di Marsala.
Il maresciallo Mirarchi stava indagando su una coltivazione di marijuana nella campagna marsalese. Proprio quando sembrava aver individuato la serra dove era custodita la piantagione illecita, Mirarchi è stato inseguito da due malviventi e ripetutamente colpito alla schiena.
Celebrando le esequie del carabiniere a Marsala, monsignor Marcianò ha dichiarato: “Anch’io che non l’ho conosciuto personalmente, quasi posso avvertire il fascio di luce, semplice ma intensa, che la sua vita di giustizia praticata e di dovere assunto con responsabilità, ha lasciato come traccia indelebile”.
Nella sua omelia, l’ordinario militare ha riferito gli “eccellenti risultati” conseguiti nei “delicati compiti” portati avanti dal maresciallo Mirarchi, lo “zelo” e la “dedizione” che “lo facevano appieno carabiniere”.
Uomo dagli “affetti familiari, solidi e fondamentali, capace di tradurre nelle diverse relazioni umane la sicurezza d’amore respirata nella sua famiglia d’origine e nel legame profondo con la moglie e i figli”, il carabiniere assassinato aveva compiuto un “cammino di fede, sorgente di quella prontezza nel dare la vita che, come per tanti carabinieri e tanti militari, riconosce non solo l’eroismo ma l’oblatività di una spinta trascendente”.
Silvio Mirarchi è stato un uomo “disposto a morire”, innanzitutto “per i giusti”, per preservare “tanti innocenti, soprattutto tanti giovani e ragazzi”, dai “lacci di quei mercanti di morte che si assicurano il guadagno seminando devastazione nei cervelli e nelle vite di tanti con il commercio delle droghe”.
“È il dramma della criminalità organizzata che affligge ancora il nostro sud – ha denunciato monsignor Marcianò -. Davanti al sacrificio del maresciallo Silvio tutti abbiamo il dovere di riaffermare il nostro impegno perché tutte le mafie siano sconfitte”.
Al tempo stesso, però, il maresciallo assassinato ha saputo “morire per gli empi”, assicurando i criminali alla giustizia, dando loro comunque una “possibilità di recupero” e di “redenzione”.
Mirarchi lascia quindi un “messaggio di pace” nascosto “tra le pieghe del servizio umile e forte – e non sempre riconosciuto – dei nostri cari carabinieri, dei nostri militari”. È proprio quella “vocazione alla pace” cui ha accennato qualche giorno fa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando “«i militari che hanno perso la vita, in Italia e all’estero» per difenderla.
In conclusione, l’ordinario militare ha espresso gratitudine al carabiniere ucciso, per essere stato un “faro che illumina le tenebre dell’egoismo in cui precipita la nostra società, l’Europa tutta, e in cui spesso precipitiamo noi”; e per il suo sacrificio, “fatto per amore dei giusti e degli ingiusti”. [L.M.]

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ZENIT Staff

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