La Quaresima, occasione per cercare negli altri il volto di Dio

Messaggio quaresimale dell’Ordinario militare per l’Italia

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ROMA, venerdì, 19 febbraio 2010 (ZENIT.org).- “Nei volti cerco il tuo Volto” è il titolo del Messaggio che l’Arcivescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, ha inviato ai militari per la Quaresima 2010.

Quello quaresimale, afferma nel testo, è un “tempo di grazia, per cercare e contemplare, da uomini retti, la luce del volto di Dio”.

Il volto, constata, “è l’espressione per eccellenza della persona, ciò che la rende riconoscibile e da cui traspaiono sentimenti, pensieri, intenzioni del cuore”.

“Dio, invisibile per natura, nella sua benevolenza ha rivelato il suo volto” e “ha preso un volto umano, lasciandosi vedere e riconoscere in Gesù Cristo, Volto da fissare nei tanti volti della nostra Quaresima”.

Deserto e monte

Nel suo Messaggio, monsignor Pelvi spiega che nell’itinerario quaresimale si aprono “due scenari non usuali per la nostra voglia di immaginare: il deserto e il monte”.

Nelle prime due domeniche, infatti, “c’è un invito a meditare il ‘volto della prova’ e il ‘volto della gloria’, il deserto della tentazione e il monte della trasfigurazione”.

Nelle tre prove di Gesù, osserva l’Arcivescovo, “sono sintetizzate le prove di ogni uomo che vive sulla terra”.

“La tentazione del pane, del potere e dell’idolatria accompagnano i nostri giorni, immagine dei giorni di Cristo; le sue tentazioni sono il volto delle nostre e noi in lui possiamo superarle”.

L’uomo “è chiamato a salire sul monte, diventare trasparenza della gloria, persona dal volto luminoso, trasfigurato dall’incontro con Colui che è totalmente Altro”.

La forza della conversione

“Tra il volto della lotta e il volto della meta, tra la fatica dell’esodo e la vetta della Pasqua si snoda il ‘volto della conversione’ (terza domenica), quello del perdono (quarta domenica) e della misericordia (quinta domenica)”, prosegue il Messaggio dell’Ordinario militare.

“La conversione diviene rinnovata fiducia di un Dio paziente che dissoda il terreno di un albero senza frutto e quotidianamente lo concima”.

In Gesù, “Dio per primo si converte all’uomo, gli va incontro, perché ritorni a desiderare il suo Volto”.

“Il vero ostacolo alla conversione, al ritorno al Signore con tutto il cuore”, sottolinea il presule, è “l’io, presuntuoso e ribelle”.

Il volto del padre

Il volto di Dio che Gesù rivela, sottolinea monsignor Pelvi, “non è di un padrone, ma di un padre che fa festa quando ritrova il figlio che accetta di lasciarsi vestire dalle vesti più belle, di ricevere l’anello al dito e di calzare i sandali dell’uomo libero”.

“Nel riconoscersi con un volto di figlio nel Figlio si riscopre il senso di una vita bella e serena, proiettata in un orizzonte di speranza. È la vittoria sulla morte della solitudine, della noia, dell’indifferenza e del peccato; è l’incontro della miseria con il Volto della misericordia”.

“Abbiamo l’annuncio della vita nuova che Dio, in Gesù definitivamente semina nel cuore dell’umanità, non più schiava e nascosta dietro una maschera per proteggersi, ma ospitale con l’Altro e con gli altri”.

“Dio traccia i lineamenti del volto umano, perché il mondo cresca in armonia e pace”.

Riconoscere i fratelli

Se “abbiamo l’Eterno nell’animo”, dichiara l’Ordinario militare, “siamo in grado di cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale ma un altro me stesso, una sfaccettatura, la somiglianza divina del mistero umano”.

La nostra percezione del mondo, e in particolare dei nostri simili, dipende infatti soprattutto dalla presenza in noi dell’immagine di Dio.

“E’ una sorta di risonanza: chi ha il cuore vuoto, non percepisce che immagini piatte, prive di spessore. Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più diventiamo sensibili nel riconoscere la sua presenza nel volto del povero, dell’affamato, del sofferente, imparando a donare e sfamare, consolare e accogliere”.

In questo contesto, la Quaresima è un tempo favorevole per la santificazione.

“Lo è per ogni battezzato e a maggior ragione per noi sacerdoti chiamati a celebrare ogni giorno ciò che viviamo e a vivere ciò che celebriamo”, ha riconosciuto.

Per questo, ha chiesto nell’Anno Sacerdotale a Gesù Buon Pastore “la grazia di impegnarci perché il suo Volto sia onorato e riconosciuto ovunque, soprattutto nel volto di chi soffre e di chi promuove ogni forma di carità e giustizia con coraggio e coerenza”.

“Apprenderemo come si è amati e come si ama, dove si trova la conversione, il perdono e la misericordia e come si diviene costruttori di quella Verità, che da lui si irradia e a lui conduce”, conclude.

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ZENIT Staff

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