di Carmen Elena Villa
CITTÀ DEL VATICANO, mercoledì, 13 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Si è concluso il periodo natalizio. Nelle cerimonie liturgiche celebrate durante questo tempo liturgico in Vaticano, oltre al Papa e ai concelebranti, era presente anche un gruppo di persone che ha lavorato strenuamente perché queste cerimonie risultassero più belle e solenni.
Si tratta del Coro della Cappella musicale pontificia “Sistina”, composto da 55 voci maschili, tra fanciulli e adulti. Il coro è stato fondato nel VI secolo sotto il pontificato di San Gregorio Magno con il nome di Schola Canotum Romana.
ZENIT ha parlato con l’attuale direttore, monsignor Giuseppe Liberto, nato a Chiusa Sclafani, in provincia di Palermo. Questo musicista professionista, con un’ampia produzione artistica alle spalle in cui esprime la ricerca dell’interpretazione della Riforma liturgica del Concilio Vaticano Secondo, dirige il coro dal 1997, da quando cioè è stato nominato dal Papa Giovanni Paolo II.
Durante i suoi quasi 15 secoli di esistenza, il Coro della Cappella musicale “Sistina” ha attraversato numerosi cambiamenti. Il suo lavoro è stato interrotto nei momenti di crisi interni alla Chiesa, come quando ci fu il trasferimento della sede pontificia ad Avignone (1309-1377). Nel 1471 gli è stato attribuito il nome attuale, con il Papa Sisto IV che ha riorganizzato il Collegio dei cantori papali.
L’attuale coro è composto da 20 cantori adulti e 35 “Pueri cantores”, che sono bambini tra i 10 e 14 anni, tra la quarta elementare e la seconda media, età in cui normalmente cambia il tono di voce. Monsignor Liberto li chiama i “piccoli professionisti della musica”. Questa sezione del coro è stata istituita nel 1956 dall’allora direttore Domenico Bartolucci.
“La liturgia del Papa, la liturgia di San Pietro, deve essere la liturgia esemplare per il mondo”, ha detto monsignor Liberto. “Perciò è così importante, che la Cappella Sistina sia un esempio di come si deve dare bellezza nel canto per la lode di Dio”.
Ogni anno, a settembre, si rinnova la sezione dei “Pueri cantores”. Escono i bambini più grandi ed entrano i più piccoli, che sono ammessi dopo un rigoroso procedimento di selezione in cui passano circa 700 candidati provenienti generalmente dai cori delle diverse parrocchie di Roma.
Dopo aver studiato per un anno canto, musica, solfeggio e tecnica vocale, inizia il processo di immersione nel coro: “è sempre un lavoro continuo e costante, faticoso ma affascinante”, ha detto monsignor Liberto.
I bambini intercalano così i loro studi accademici con l’attività musicale. Per questo esiste una piccola scuola denominata Schola Puerorum della Cappella Sistina, frequentata solo da loro, che comprende gli ultimi anni della scuola elementare e della scuola media. I bambini, oltre ai corsi normali di matematica, scienze naturali o geografia, studiano anche solfeggio, musica e tecnica vocale.
Il Collegio si trova al primo piano dell’edificio dove si svolgono le prove. La sede di questo coro è situata nel centro di Roma, dietro la chiesa di Sant’Andrea della Valle. I ragazzi provano tre volte alla settimana per due ore, ma nei periodi di maggiore attività liturgica, come quello appena concluso, le prove si intensificano.
Da parte loro, le 20 voci adulte sono divise in cinque bassi, quattro baritoni, cinque tenori e sei tenori primi. Queste voci non cambiano regolarmente come avviene per i più piccoli.
Per monsignor Liberto, l’incarico di direttore, più che un onore è un servizio alla Chiesa: “la Cappella Sistina è la cappella del Papa. Non è la cappella del direttore che la usa e abusa come vuole”, dice.
Sebbene la sua missione principale è di cantare nelle messe pontificie, il coro realizza anche alcune trasferte all’estero e in altre città italiane dove si presenta in concerto. Sono stati in Giappone, Ungheria, Malta, Spagna, Germania e altri Paesi. In Italia hanno visitato città come Assisi, Firenze, Loreto e Verona.
“Il concerto è questa catechesi all’interno delle diocesi. Il programma è sempre in rapporto al patrimonio musicale della Capella e riguarda, fondamentalmente, canti gregoriani, polifonie palestriniane cinquecentesche, e polifonie e musiche dei maestri della Capella Sistina”, ha indicato monsignor Liberto.
Alcuni membri della sezione degli adulti, nella loro infanzia facevano parte dei Pueri cantores. Tre di loro hanno anche i propri figli nel coro. Un ambiente familiare e soprattutto di grande disciplina è quello che si vive nell’Aula Pio XII, il luogo dove provano i cantori, decorato con fotografie di diversi Pontefici e manifesti promozionali dei concerti che sono stati offerti negli ultimi anni.
Alla fine della sua chiacchierata con ZENIT, monsignor Liberto ha gettato uno sguardo all’orologio e ha visto che era quasi mezzogiorno: ora delle prove. Subito dopo sono cominciati ad arrivare ad uno ad uno i cantori adulti. Poi sono arrivati i bambini, tutti insieme al termine della giornata scolastica, che hanno cominciato a cantare con le loro dolci voci, con la tecnica della “bocca chiusa”.
Le voci della Cappella musicale “Sistina” invitano al raccoglimento, alla riflessione e alla preghiera, nelle liturgie presiedute dal Santo Padre. Melodie sacre che, come ha detto una volta il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, devono essere “all’altezza del grande mistero che si celebra”.