Birmania: la crisi finanziaria colpisce anche i seminaristi

Coltivano l’orto per finanziare la propria formazione

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YANGON, martedì, 15 dicembre 2009 (ZENIT.org).- I seminaristi cattolici della Birmania (Myanmar) affrontano una grave crisi finanziaria, mentre gli aiuti stranieri continuano a diminuire.

La Chiesa locale, decisamente minoritaria nel Paese, sta cercando soluzioni alternative per rispondere alle sue necessità con i propri mezzi, ha reso noto “Eglises d’Asie”, l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi (MEP).

Il Paese ha una ventina di seminari minori. L’unico seminario maggiore, quello di San Giuseppe, a Yangon, diviso geograficamente in tre luoghi distinti, è stato il meno colpito, indica il suo rettore, padre Hyginus Myint Soe.

Il sacerdote ha spiegato che il seminario dovrà rapidamente “approntare i mezzi che gli permetteranno di essere indipendente (…) perché gli aiuti economici sono diminuiti anno dopo anno”.

Padre John Saw Yaw Han è rettore del seminario minore di San José, che opera come istituzione di istruzione superiore e pre-universitaria per quanti si preparano al sacerdozio nell’Arcidiocesi di Yangon.

I contributi dei donatori stranieri, ha affermato, sono diminuiti del 50% negli ultimi due anni, e il calo si è aggravato ancor di più a causa della crisi economica mondiale.

“I sacerdoti hanno il dovere di fare qualcosa per garantire la sopravvivenza del loro seminario”, ha detto.

“Non possono esserci sacerdoti senza seminari, e senza sacerdoti è impossibile per una comunità cattolica crescere spiritualmente”, ha aggiunto.

Le spese della formazione di un seminarista arrivano a circa 450.000 kyats all’anno (circa 300 euro).

I 51 giovani seminaristi del centro San Giuseppe devono apportare un contributo annuale di 100.000 kyats (67 euro) ciascuno per coprire le spese di manutenzione e formazione.

Per ridurre le spese, il seminario di San Giuseppe ha stabilito una forma di agricoltura di sussistenza, con l’obiettivo di far sì che il centro sia autosufficiente per ciò che concerne l’alimentazione.

I seminaristi dedicano parte del loro tempo all’allevamento di maiali o alla coltivazione di frutta e ortaggi.

“In futuro, abbiamo l’intenzione di piantare mango, pesche e angurie”, ha spiegato padre Yaw Han.

Al di là di questa partecipazione attiva richiesta ai futuri sacerdoti per garantire la propria sussistenza, le donazioni dei fedeli della Chiesa in Birmania continuano ad essere il sostegno principale dei seminari.

Il centro San Giuseppe ha iniziato a distribuire buste per raccogliere le donazioni dei fedeli a Natale, un periodo tradizionalmente propizio per la generosità.

Padre Han ha ricordato che la colletta di Natale del 2008 ha coperto l’equivalente di un mese di spese per il seminario, cioè due milioni di kyats, 1.250 euro.

Nell’Arcidiocesi di Mandalay, nel centro del Paese, i seminaristi affrontano le stesse difficoltà di finanziamento e di ricerca di fondi.

Un’associazione locale, la St Aloyius Family Association, creata nel 2005 per apportare sostegno sia materiale che spirituale ai seminaristi della regione (essenzialmente ai due seminari minori di Sant’Eligio e San Tommaso), ha previsto di ampliare il suo aiuto ad altri seminari del Paese, e per questo cerca di reclutare nuovi membri motivati.

L’Arcivescovo di Mandalay, monsignor Paul Zinghtung Grawn, ha esortato i fedeli di tutta l’Arcidiocesi a unirsi all’associazione.

Questo sostegno, ha dichiarato, è stato per i laici un modo di partecipare alla missione dell’evangelizzazione. La Chiesa in Birmania, ha aggiunto, potrà a poco a poco smettere di dipendere dagli aiuti esterni e dovrà trovare i mezzi per diventare economicamente autosufficiente.

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ZENIT Staff

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