Filippine: i Vescovi contrari alla dichiarazione della legge marziale

E’ “incostituzionale”, sostiene monsignor Teodoro Bacani

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di Nieves San Martín

ROMA, venerdì, 11 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Alcuni Vescovi filippini hanno messo in discussione l’effettività della legge marziale dichiarata a causa del massacro nella provincia di Maguindanao (cfr. ZENIT 1° dicembre 2009). Monsignor Teodoro Bacani la ritiene “inconstituzionale”.

Monsignor Bacani, unico Vescovo membro della commissione che ha redatto la Costituzione del 1987, ha affermato che non c’era una “giusta causa” per questa dichiarazione e che dunque la legge marziale dovrebbe essere revocata.

Secondo il Vescovo emerito di Novaliches, la Costituzione non prevede che la legge marziale possa essere imposta senza che sia in atto una ribellione. “Il caso di Maguindanao è stato un’azione criminale, ma non una ribellione contro il Governo”, ha detto secondo quanto ha reso noto la pagina web della Conferenza Episcopale delle Filippine.

Il Vescovo ha affermato che la gente dovrebbe stare attenta contro possibili abusi da parte del Governo e che l’imposizione della legge marziale in una provincia potrebbe essere un modo di “tastare il terreno” per un possibile ampliamento della copertura della legge marziale.

Il 5 dicembre scorso la provincia filippina di Maguindanao è stata sottoposta alla legge marziale, giustificata secondo il Governo filippino dal rischio di una ribellione nella provincia dopo l’arresto di Andal Ampatuan Sr, capo del clan che detiene la maggior parte degli incarichi elettivi della regione.

Il massacro commesso il 23 novembre a Maguindanao ha colpito tutte le Filippine. 57 civili sono stati uccisi in questa provincia del sud del Paese in cui le fazioni politiche rivali sono alla guida di piccoli eserciti privati e non esitano a risolvere le controversie aprendo il fuoco. Il clan del governatore Ampatuan, che guida la provincia di Maguindanao dal 2001, è sospettato del massacro dei membri del gruppo formato dai parenti di un rivale politico, la famiglia Mangudadatu, e da alcuni giornalisti.

Poco dopo il massacro, è stato decretato lo stato d’emergenza nella regione e Andal Ampatuan Jr, uno dei figli del governatore, è stato arrestato e incolpato di 25 morti. Varie migliaia di soldati sono stati dispiegati nella provincia. Nei due giorni dopo la dichiarazione della legge marziale sono avvenuti nuovi arresti, tra cui quello del patriarca del clan, Andal Ampatuan Sr, e di un altro dei suoi figli, Zaldy Ampatuan.

Secondo monsignor José Colin Bagaforo, Vescovo ausiliare di Cotabato, grande città vicina alla provincia di Maguindanao, la legge marziale è giustificata nella misura in cui “gli elementi che contribuiscono a una maggiore diffusione della violenza” sono ben presenti a Maguindanao.

“E’ chiaro che l’ordine pubblico è minacciato, che sono in gioco vite umane e che bisognerebbe aggiungere a questo elementi legati al terrorismo”, spiega il presule sul sito web della Conferenza Episcopale. Aggiunge che non ci sono le condizioni per verificare il normale funzionamento dei poteri pubblici e della giustizia, segnalando che non si può far altro che aspettare che la proclamazione della legge marziale non obbedisca a motivazioni occulte.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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