Crescono le speranze nei rapporti tra Vietnam e Santa Sede

L’incontro del Papa con il Presidente del Paese incoraggia i fedeli del Paese

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ROMA, venerdì, 11 dicembre 2009 (ZENIT.org).- I cattolici del Vietnam sperano che il Governo del Paese intavoli relazioni stabili con la Santa Sede, e la visita del Presidente vietnamita Nguyên Minh Triêt questo venerdì in Vaticano sembra un passo positivo in questa direzione.

L’auspicio dei fedeli è condiviso dal Cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Man, Arcivescovo di Ho Chi Minh City, che in un’intervista all’agenzia Fides ha detto di sperare che “attraverso il dialogo, nel rispetto reciproco e nella ricerca della verità, passo dopo passo, le due parti si comprendano meglio e, insieme, superino i punti di disaccordo, nello spirito di ‘concordia del villaggio’”.

“La comunità cattolica in Vietnam – ha detto –, da un punto di vista generale, spera che i ‘capi delle due famiglie del villaggio globale’ simpatizzino l’un l’altro e insieme creino un clima di concordia per tutte le famiglie del villaggio, unendo le loro forze per assicurare uno sviluppo integrale a tutta la comunità”.

La speranza suscitata dall’incontro tra il Papa e il Presidente vietnamita è stata sottolineata a Fides anche da monsignor Pierre Nguyen Van Nhon, Vescovo di Dalat e Presidente della Conferenza Episcopale del Vietnam.

“Per noi questo incontro è segno del reciproco rispetto, che permetterà uno scambio molto utile – ha osservato –. La comunicazione serve in vista di una mutua comprensione, che aprirà così nuove promesse e speranze per il Vietnam e per la Chiesa cattolica”.

“Preghiamo molto per questa visita: tutti i cattolici vietnamiti desiderano che l’incontro porti frutti copiosi e duraturi per il nostro popolo e per la Chiesa cattolica”.

La Chiesa in Vietnam sta vivendo dal 24 novembre un Anno Giubilare sul tema “La Chiesa di Cristo in Vietnam: mistero, comunione e missione” (cfr. ZENIT, 28 ottobre 2009). Questo evento, ha spiegato il presidente dei Vescovi del Paese, “si inserisce nel solco della millenaria tradizione della Chiesa come un tempo propizio di grazia, di conversione, di riconciliazione, in vista dell’ evangelizzazione”.

“Siamo coscienti che la Buona Novella è stata seminata dai missionari nei secoli passati e che la nostra Chiesa è nata dal sangue dei nostri antichi martiri. Oggi vogliamo essere degni della grazia delle nostre origini”.

“Nel Giubileo intendiamo approfondire e arricchire la comunione ecclesiale per costruire il bene comune della società – ha confessato –. Per questo desideriamo che l’incontro metta in risalto che la Chiesa non intende in alcun modo sostituirsi ai responsabili governativi. Desideriamo soltanto, in uno spirito di dialogo e collaborazione rispettosa, poter dare un giusto contributo alla vita della nazione, al servizio di tutto il popolo”.

La Santa Sede, ricorda Fides, “ha più volte ribadito di essere pronta e aperta a instaurare relazioni diplomatiche con il Vietnam”. Anche se i rapporti sono migliorati, “occorrono ancora passi avanti per la normalizzazione definitiva”.

In primo luogo, “occorre una chiara volontà da entrambe le parti, in un comune e reciproco riconoscimento di una pari dignità”.

Il pericolo, sottolineano fonti di Fides in Vietnam, “è che il Governo vietnamita possa o voglia utilizzare l’incontro con Benedetto XVI solo a scopo di propaganda, lasciando immutata la situazione reale e le principali questioni aperte nel rapporto, ancora delicato e controverso, con la Chiesa cattolica”.

“Recenti episodi, come la trasformazione del Pontificio Istituto San Pio X a Dalat in un parco pubblico, la confermata confisca del territorio della Delegazione Apostolica ad Hanoi, la dura campagna contro i religiosi Redentoristi e contro l’Arcivescovo di Hanoi, monsignor Joseph Ngo Quang Kiet, creano alcuni timori”.

Dopo la campagna di ostilità nei suoi confronti avviata perché ha difeso i diritti della Chiesa vietnamita circa le proprietà ecclesiastiche confiscate, l’Arcivescovo di Hanoi ha annunciato di aver presentato alla Santa Sede le sue dimissioni, per motivi di salute, nonostante abbia solo 57 anni.

Le fonti di Fides ritengono che il presule abbia preso questa decisione per non essere “pietra di inciampo” nel cammino di avvicinamento fra il Vietnam e la Santa Sede.

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ZENIT Staff

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