di Piero Gheddo
ROMA, mercoledì, 25 novembre 2009 (ZENIT.org).- Su ZENIT del 20 novembre ho già scritto del volume di Michael Hasemann “Pio XII. Il Papa che si oppose a Hitler” (Paoline, Milano 2009, pagg. 336), riportando parecchi fatti storicamente documentati che dimostrano come Pio XII sia stato veramente “il Papa che si oppose ad Hitler”.
Il Relatore della sua Causa di Beatificazione, il gesuita padre Peter Gumpel, scrive nella Prefazione che, “mentre il nostro immane lavoro di ricerca e studio procedeva, i miei collaboratori e io ci siamo convinti sempre più che nei riguardi di Pio XII era stata creata una vera e propria “leggenda nera””. Cioè un’immagine “politicamente corretta”, ma storicamente del tutto falsa del grande Papa, che avrebbe favorito l’ascesa al potere di Hitler e poi taciuto di fronte alla Shoa.
Ci chiediamo come è stato possibile, a circa 18 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, capovolgere radicalmente l’immagine di un Papa che le massime autorità ed esponenti del mondo ebraico avevano fino a quel momento ringraziato ed esaltato per l’importante contributo che aveva dato, lui e la Chiesa cattolica da lui mobilitata, alla salvezza di centinaia di migliaia di ebrei dai campi di stermini nazisti.
Hasemann, che ha studiato bene la questione, afferma e documenta che tutto è nato per le trame del KGB sovietico. Impossibile ridurre in una pagina i passaggi che il volume di Hasemann racconta e pubblicati negli ultimi anni negli Stati Uniti, senza suscitare alcuna reazione nella stampa internazionale. Ormai la campagna contro Pio XII non interessa più o interessa molto meno e l’immagine negativa del Pontefice “politicamente corretta” è entrata in molta parte dell’opinione pubblica.
Tutto nasce da Ion Mihail Pacepa, generale della “Securitate”, i servizi segreti (sezione esteri) del dittatore rumeno Ceausescu, espatriato all’inizio degli anni ottanta, al quale il Presidente americano Carter concesse il diritto d’asilo e la nazionalità americana, che collabora con la CIA e si segnala per il suo “contributo importante, anzi unico, al servizio degli Stati Uniti d’America”.
Pacepa rivela che all’inizio degli anni Sessanta era stato incaricato “di contribuire a una campagna diffamatoria contro Pio XII, che il KGB stava montando su ordine di Krushev in persona… Lo scopo era di minare l’autorità della Santa Sede nell’Europa occidentale, mostrandola come un bastione del Nazismo”.
Il KGB si rivolse ai servizi segreti della Romania, paese in contatto con la Santa Sede (per un ipotetico scambio di rapporti diplomatici, mai realizzato) e con la possibilità di inviare studiosi negli Archivi vaticani. Così tra il 1960 e il 1962 tre “sacerdoti” (agenti del Die, servizi segreti rumeni) frequentano gli Archivi Vaticani, fotografando di nascosto molti documenti del Pontificato di Pio XII e dei rapporti tra Santa Sede e governo hitleriano nell’anno (1933) in cui venne firmato il Concordato fra Germania e Vaticano, sul modello di quello firmato da Mussolini con l’Italia nel 1929 (allora il card. Pacelli era Segretario di Stato di Pio XI).
Nei documenti fotografati, scrive Hasemann, non c’era nulla di compromettente, ma le migliaia di foto di testi originali permisero ai tecnici del KGB di manipolare dei falsi che servirono alla stesura dell’opera teatrale “Il Vicario”. Nel 1963 questa viene pubblicata in Germania da uno sconosciuto giovane tedesco Rolf Hochhuth (che mai aveva frequentato gli Archivi vaticani) e ha un successo immediato e internazionale, anche perché accompagnata da alcune pagine di “illuminanti documenti storici” che, secondo Hasemann, erano falsi del KGB.
Nasce la campagna contro Pio XII, naturalmente sostenuta dai Partiti comunisti dell’Occidente e dalla stampa fiancheggiatrice. Qualsiasi smentita circa la falsità delle tesi sostenute non trova spazio nella stampa internazionale, quando già nel marzo 1963 il governo della Repubblica Federale tedesca aveva preso le distanze da “Il Vicario”, con questo comunicato (pag. 323):
“Il Governo Federale si rammarica che siano state mosse accuse contro Papa Pio XII. Il defunto Pontefice aveva levato in diverse occasioni la voce contro le persecuzioni razziali del Terzo Reich e liberato quanti più ebrei possibile dalle mani dei persecutori. Il Governo Federale è e rima e grato a Pio XII per essere stato fra i primi, subito dopo il crollo del regime nazista, ad adoperarsi per una riconciliazione interna alla Germania e tra la Germania e le altre nazioni. Questo rende tanto più incomprensibile e deplorevole una denigrazione della sua memoria proprio da parte tedesca”.
Michael Hasemann cita l’ex-generale rumeno che oggi “spera che vengano aperti gli Archivi del KGB e venga alla luce l’intera procedura con cui i comunisti sono riusciti a screditare uno dei più importanti Papi del secolo XX”.
E ricorda il discorso di Pio XII del 20 febbraio 1949 in Piazza San Pietro: “Esso (il comunismo) vorrebbe una Chiesa che tace quando dovrebbe parlare; una Chiesa che indebolisce la legge di Dio, adattandola al gusto dei voleri umani, quando dovrebbe altamente proclamarla e difenderla; una Chiesa che si distacca dal fondamento sul quale Cristo l’ha edificata, per adagiarsi comodamente sulla mobile sabbia delle opinioni del giorno o per abbandonarsi alla corrente che passa… E’ questa la Chiesa che voi venerate e amate? Riconoscereste voi in una tale Chiesa i lineamenti del volto della vostra Madre? Potete voi immaginare un successore del primo Pietro che si pieghi a simili esigenze?”.
“Dalla massa dei fedeli si innalzò una sola risposta – continua Hasemann – ‘Nooo!’. Allora, quale modo migliore di incrinare la fiducia in quel paladino della giustizia, che accusarlo di aver assunto nei confronti del più spaventoso massacro della storia , l’atteggiamento che lui stesso esecrava: tacere?”.