Università cattoliche, spazio di identità e dialogo

Termina a Roma la XXIII Assemblea della FIUC

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di Carmen Elena Villa

ROMA, lunedì, 23 novembre 2009 (ZENIT.org).- Si è conclusa a Roma la XXIII Assemblea Generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC), svoltasi presso la Pontificia Università Gregoriana.

Docenti e rettori di varie università cattoliche del mondo hanno riflettuto sull’identità di queste istituzioni in un evento sul tema “Ex corde Ecclesiae – di fronte alle sfide del 21° secolo”.

La Federazione Internazionale delle Università Cattoliche lavora per preservare la tradizione intellettuale cattolica, l’educazione integrale della persona e il servizio alla Chiesa. Riunisce 207 istituzioni di educazione superiore di 56 Paesi dei cinque continenti.

Dall’Australia alla Repubblica Dominicana passando per l’India e l’Italia, le varie università cattoliche affrontano realtà diverse come le culture che le circondano. Nonostante tutto, sono unite dal fatto di dover far fronte alle sfide di un mondo sempre più relativista che vuole escludere il valore di una sola verità.

Europa

Il rettore dell’Università Pontificia di Salamanca (Spagna), Marceliano Arranz Rodrigo, ha ricordato a ZENIT le sfide che affronta la sua istituzione, nata nel 1218. Si tratta della terza università più antica del mondo.

“Penso che dobbiamo fare autocritica su come presentare i messaggi, perché gli studenti si interessino e possano parlare con noi. E’ necessario che i giovani accettino il nostro messaggio e che si sentano interpellati”, ha dichiarato.

Il rettore indica anche la necessità di implementare certe misure che segnino la differenza con altre istituzioni: “Abbiamo inserito come materie obbligatorie in un piano di studi una disciplina che si chiama Visione cristiana del mondo e un’altra chiamata Deontologia. E’ una grande differenza rispetto ad altre università in cui questi temi non sono trattati”.

Dialogo e identità

Dal canto suo Sergio Torres, dell’Università Cattolica Cardinale Silva Henríquez di Santiago del Cile, ha definito questo evento “illuminante” per tutti coloro che lavorano all’evangelizzazione nell’ambito dell’istruzione superiore.

“Ci troviamo in un contesto di cambiamento accelerato da ogni parte. Ciò si ripercuote in modo diverso da una regione all’altra. E’ ovvio che la realtà della postmodenità in Europa ha una risonanza diversa che in America Latina e in India. Per questo, conoscere le varie sfide ci aiuta a riflettere”, ha spiegato a ZENIT.

“Nella tradizione cristiana, la ragione e la formazione nel campo della cultura non sono mai state un dato accidentale. C’è quindi la sfida di un cattolicesimo vivo non solo come appartenenza ecclesiale, come avviene sicuramente, ma allo stesso tempo consistente nel poter nutrire attraverso la nostra tradizione che non è mai fuggita dalla sfida della ragione”.

“L’opzione del credente non separa dalle necessità della cultura dei popoli. Crediamo e professiamo un Dio incarnato, e parlare di incarnazione è cercare cos’è meglio in ogni cultura. Ciò aiuta a far sì che molte società siano feconde di verità ed è anche un servizio del nostro essere cattolici”, ha indicato.

I partecipanti alla XXIII Assemblea della FIUC hanno riflettuto sull’unione tra fede e culture, tema del quale ha parlato anche Benedetto XVI nell’udienza che ha concesso loro giovedì mattina.

Di fronte a questo tema, Sergio Torres ha dichiarato che è importante mantenere “un atteggiamento onesto di dialogo, ma ciò non significa che non ci sia un coltivare la nostra identità”.

“Dialoga colui che sa chi è. Non si può dialogare se non si coltiva l’identità. Credo che il cristianesimo sia appassionato della verità”.

Torres ha quindi concluso la sua riflessione affermando che “la tradizione cristiana non solo si abbevera alle fonti della ricchezza dell’umanesimo, ma allo stesso tempo crede in quell’umanesimo pieno che vediamo riflesso in Gesù, e questo umanesimo dà grande consistenza ai nostri progetti”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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