di Roberta Sciamplicotti

ROMA, mercoledì, 18 novembre 2009 (ZENIT.org).- "Imparare ad affrontare l'Aids come famiglia" è l'obiettivo che presenta l'African Jesuit AIDS Network (AJAN) in vista della Giornata Mondiale per la Lotta all'Aids, che si celebrerà il 1° dicembre prossimo.

Nel messaggio, indirizzato "a tutti i Gesuiti dell'Africa e del Madagascar" da Fratern Masawe SJ, moderatore dei Gesuiti dell'Africa e del Madagascar (JESAM), si ricorda che "quando l'Aids ha iniziato ad affliggere l'Africa 25 anni fa, pochi hanno reagito bene".

"La gente sieropositiva o malata di Aids poteva trovarsi facilmente condannata, rifiutata, cacciata e trattata come 'praticamente morta'", denuncia il testo.

Oggi le cose sono e devono essere differenti, aggiunge padre Masawe, osservando che "appartenere alla famiglia di Dio significa reagire come Gesù ci ha mostrato".

"Molti ragni che lavorano insieme possono immobilizzare un leone", dichiara. "Ci vuole più di un torrente per riempire un fiume".

Secondo il sacerdote, non si può affrontare il problema "senza comprendere il contesto, il ricco grappolo di complessi fattori che circondano ogni situazione umana".

"L'Aids, insieme alla malaria e alla tubercolosi, è una pandemia che sta decimando le popolazioni africane e sta danneggiando gravemente la loro vita economica e sociale".

Questa malattia, ha sottolineato, non deve essere affrontata semplicemente come un problema medico-farmaceutico o di cambiamento del comportamento umano, perché è "una questione di sviluppo e giustizia integrali, che richiede un approccio e una risposta olistici da parte della Chiesa".

Educare alla sessualità

Padre Masawe ricorda quindi che una delle questioni implicate nella realtà dell'Aids e della sua diffusione è il comportamento sessuale.

"Le sessualità in Africa è stata sempre vista come moralmente neutrale, né buona né cattiva, parte di ciò che significa essere umani", ha constatato.

A questo proposito, ha presentato un paragone efficace: "il fuoco, se controllato e domato, è utile a preparare un pasto; fuori controllo, può bruciare il tetto e consumare l'intera casa. Allo stesso modo, la sessualità deve essere incanalata e disciplinata perché il suo potenziale di donare la vita sia realizzato e la sua distruttività venga limitata".

Il sacerdote riconosce che la visione ecclesiale della sessualità "è spesso ritenuta rigida, irrealistica o moralistica".

Se questo "può essere un messaggio seducente per i membri più giovani della nostra famiglia, che stanno scoprendo la propria sessualità, come anche per gli adulti", in realtà molti "cercano una guida su come vivere la sessualità in modo sano".

"L'astinenza e la fedeltà sono non solo i modi migliori per evitare l'Hiv e affrontare l'Aids, ma anche la via per un'autentica realizzazione personale".

In questo campo, ha segnalato, è necessario che la Chiesa dia una formazione personale e sostenga pubblicamente chi vuole promuovere e seguire questi valori.

Approccio globale

Oltre a un uso sbagliato della sessualità, altri fattori favoriscono la diffusione del virus, ha ricordato il moderatore del JESAM, riferendosi a "povertà, fame, guerra e sfollamento forzato, violenza domestica e commercio sessuale".

"Chiunque voglia comprendere l'impatto dell'Hiv/Aids sulla vita umana deve considerare l'economia, la politica, la società e la cultura, così come le questioni personali e familiari più immediate", ha dichiarato.

In questo contesto, molti programmi della Chiesa si impegnano per garantire assistenza, cibo e sostegno. "L'obiettivo è vivere come una famiglia: rispettare la dignità e la vita di ciascuno, mostrare solidarietà con chiunque sia nel bisogno".

Padre Wasabe ha ricordato che non bisogna aver paura o scoraggiarsi per "l'enormità dei problemi del nostro continente, tra i quali figurano l'Hiv e l'Aids".

"E' parte della vita e lo sarà ancora per molto tempo. Come una grande famiglia, affrontiamo la sfida con fiducia. Imploriamo il sostegno per far fronte alle necessità di assistenza di molti. Sappiamo che nostro Padre è al nostro fianco".

"Come Gesù, Maria e Giuseppe nella Sacra Famiglia, così la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa conosce i suoi figli e le sue figlie, i loro bisogni, i loro punti di forza e le loro debolezze, le paure e le speranze - ha concluso -. Manifesta questa conoscenza d'amore nei suoi modi di prevenire l'Hiv e di prendersi cura dei malati e di quanti sono affetti dall'Aids, lavorando per la riconciliazione, la giustizia e la pace".