Lo stato di salute della Dottrina sociale nel mondo

Pubblicato il primo Rapporto dell’Osservatorio Internazionale Cardinale “Van Thuân”

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di Benedetta Cortese

ROMA, mercoledì, 18 novembre 2009 (ZENIT.org).- E’ arrivato in libreria il Primo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo curato dall’Osservatorio Internazionale Cardinale “Van Thuân” (Edizioni Cantagalli, Siena 2009, pp. 192, € 13,00).

Intervista da ZENIT il Presidente dell’Osservatorio, l’Arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, ha detto che “questo Rapporto è veramente il primo nel suo genere. Nessuno aveva mai pensato prima ad una iniziativa di questo tipo. Credo che questo sia un merito del nostro Osservatorio. Merito del resto consono alla sua normale attività, di cui il Rapporto è appunto il frutto”.

“Il nostro Osservatorio – ha aggiunto il presule – sistematicamente fa il monitoraggio, diciamo così, dello ‘stato di salute’ della Dottrina sociale della Chiesa nel mondo ed è fisiologico che questo suo lavoro prenda corpo in un Rapporto annuale, come avviene questa’anno e come avverrà negli anni futuri”.

Il Rapporto riguarda “il mondo”: non è un po’ troppo pretenzioso?

Crepaldi: Il nostro Rapporto non è la fotografia di quanto è successo nel mondo. Certo presentiamo anche una cronologia piuttosto dettagliata dei principali avvenimenti e diamo uno sguardo a tutti e cinque i continenti, ma con lo scopo di evidenziare alcune dinamiche principali, di evidenziare le problematiche più impellenti, le priorità. Il Rapporto fa anche delle scelte, non è un inventario. Del resto il nostro Osservatorio si avvale anche dell’apporto di una rete di collaborazioni ed ha alcuni “sensori” sparsi nel mondo.

Il vostro Rapporto, quindi, fa anche delle valutazioni, oltre che presentare i fatti principali. Che valutazioni emergono?

Crepaldi: Il Rapporto è molto articolato, perché articolata è la situazione delle diverse situazioni locali. I problemi cambiano dagli Stati Uniti alle Filippine, dal Venezuela al Viet Nam. Però secondo noi è possibile dire, in sintesi, che si notano due velocità nell’intendere e nell’applicare la Dottrina sociale della Chiesa: una avanzata ed in sintonia con le indicazioni del Papa, una ancora un po’ attestata su schemi superati.

Ci può fare un esempio?

Crepaldi: Una delle più insistenti indicazioni del Papa è che le problematiche relative alla vita e alla famiglia devono essere sistematicamente collegate con quelle relative alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo. Ma non tutti fanno così e, in giro per il mondo, ancora molte realtà ecclesiali e di impegno cristiano nella società separano nettamente i due aspetti.

Esistono anche differenze sul modo stesso di intendere la Dottrina sociale della Chiesa?

Crepaldi: Le due velocità a cui fa riferimento il Rapporto riguardano anche questo. Per certe comunità cristiane la Dottrina sociale della Chiesa è espressione della missione stessa della Chiesa, per altre è una più generica etica umanistica, altre ancora la guardano con sospetto. Ne conseguono modalità diverse di mettere in rapporto la Dottrina sociale della Chiesa con la vita stessa della Chiesa in tutti i suoi aspetti ed anche modalità diverse di attuare la presenza nella società. Da un lato c’è un cristianesimo consapevole della valenza storica della religione cristiana in quanto tale, dall’altro un cristianesimo ancora incerto e quindi più fragile di fronte alle nuove ideologie.

Il Rapporto dedica un ampio capitolo al Magistero di Benedetto XVI. Perché?

Crepaldi: Il magistero sociale di questo papa è di straordinaria importanza e il Rapporto, come del resto tutta l’attività del nostro Osservatorio, guarda a lui come alla bussola che ci orienta. Questo Rapporto si riferisce all’anno 2008, quando il papa fece importantissimi discorsi alla Sapienza, all’Onu e a Parigi. egli ci dice che il problema dei problemi per i cristiani è di lavorare perché Dio abbia un posto nella pubblica piazza. Di questo, egli dice, ha bisogno la pubblica piazza stessa, perché senza Dio anche i valori cosiddetti naturali non durano a lungo. La presenza di Dio nella pubblica piazza non soffoca, ma esalta le facoltà umane e razionali. Per questo non si tratta di integralismo, ma della migliore difesa dei diritti umani e della libertà.

<p>L’impressione generale che deriva dal Rapporto è di fiducia o di sfiducia?

Crepaldi: Di “fiducia realistica”. I lettori del Rapporto potranno constatare la molteplice ricchezza dell’impegno dei cristiani nel mondo e la grande presenza della Chiesa cattolica nei contesti più difficili. Il panorama è veramente esaltante: in prima linea a difendere l’uomo dai soprusi del potere come dall’Aids, dai nuovi totalitarismi come dalle selezione eugenetica ci sono i cattolici, assieme ai fedeli di altre religioni e a tutti gli uomini che cercano la verità. Pur se non è un inventario e non fa una fotografia particolareggiata, il Rapporto è un grande affresco di questo vario e coraggioso impegno. Questo infonde fiducia. Ma una fiducia “realistica”, che tiene cioè conto anche di tutta la gravità degli odierni attacchi alla dignità della persona e alla presenza di Dio nella pubblica piazza.

 

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ZENIT Staff

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