di Jaime Septién
CITTA’ DEL MESSICO, lunedì, 9 novembre 2009 (ZENIT.org).- Con un comunicato emesso mercoledì scorso, la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM) ha espresso la propria preccupazione per le notizie ricevute negli ultimi giorni relative alle “costanti minacce, intimidazioni e aggressioni di cui sono oggetto le Case del Migrante, i migranti che vi alloggiano e il personale che lo gestisce”, soprattutto “Betlemme, Posada del Migrante”, nella città di Saltillo, nello Stato di Coahuila, alla frontiera con gli Stati Uniti.
Il comunicato, firmato da monsignor José Leopoldo González González, Vescovo ausiliare di Guadalajara e segretario generale della CEM, rivolge un appello alle autorità dello Stato di Coahuila perché “nell’esercizio delle loro responsabilità indaghino sugli attacchi e sulle minacce, li prevengano e forniscano protezione ai servizi a favore dei migranti che transitano nel nostro paese con l’unico obiettivo di ottenere una migliore qualità di vita”.
Ogni giorno migliaia di migranti attraversano la frontiera con gli Stati Uniti cercando di migliorare le proprie condizioni e quelle della propria famiglia; nel loro viaggio verso nord, molti di loro sono assistiti dalle case per migranti, che dipendono direttamente da varie associazioni cattoliche e ricevono una cura speciale da parte della Chiesa.
“Chiediamo alle autorità di adottare senza indugio misure efficaci di protezione per garantire la sicurezza di quanti lavorano a ‘Betlemme, Posada del Migrante’, e che si riconosca l’importante lavoro di quanti forniscono aiuto umanitario ai migranti”, scrive monsignor González a nome di tutti i Vescovi messicani.
Il segretario generale della CEM ricorda inoltre che non si possono trascurare i maltrattamenti a persone e famiglie da parte del crimine organizzato che sequestra i migranti – soprattutto centroamericani – per esorcere denaro alle loro famiglie che risiedono negli Stati Uniti o in Messico, e gli abusi che subiscono a volte da parte dalle autorità federali, statali e municipali, lasciando impuniti delitti commessi in territorio nazionale.
“La Chiesa che agisce in nome del comandamento supremo di Gesù Cristo, che consiste nell’amare Dio e i nostri fratelli, in particolare i più poveri e bisognosi”, non può perdere questa opportunità di solidarizzare con i migranti e di far sì che siano rispettati i loro diritti e quelli di chi li assiste, ha scritto monsignor González.
Il comunicato stampa ricorda le parole di Papa Benedetto XVI che pone come uno degli obiettivi del lavoro di tutta la Chiesa il tema dei migranti: “Questa è, anche al presente, nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa e di ogni battezzato; missione che con attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo dei migranti – studenti fuori sede, immigrati, rifugiati, profughi, sfollati – includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne, come ad esempio nella tratta degli esseri umani”.
“Abbiamo la responsabilità di manifestare l’amore condensato nel messaggio evangelico. Gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono per il loro amore reciproco e perché accolgono tutti”, ha concluso il presule a nome dei Vescovi messicani.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]