Juncker: "Migrazione risorsa per Europa. Ridistribuire 160mila profughi"

Il presidente della Commissione UE, nel suo discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento di Strasburgo, chiede un impegno collettivo dei Paesi membri per accogliere chi fugge da guerra e violenze

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Accogliere con umanità quanti fuggono dalla guerra e dal terrore in cerca di un futuro migliore, senza “selezionare i rifugiati per la loro religione o le loro convinzioni”, perché “non c’è religione o filosofia quando si tratta di aiuto umanitario”. Sono direttive chiare quelle che il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha indicato agli Stati membri della UE nel suo discorso di stamani sullo stato dell’Unione, al Parlamento di Strasburgo.

L’attenzione dell’ex premier lussemburghese si è subito soffermata sulla realtà del Vecchio Continente: “In Europa è arrivato il momento della sincerità e non dei discorsi vuoti – ha detto -. L’Unione non versa in buone condizioni. Manca l’unione e manca anche l’Europa”. Tutti, ha aggiunto, sono chiamati quindi ad un impegno comune e a rispettare le regole, spesso ignorate. Ma soprattutto ogni paese è chiamato ad affrontare il tema dell’immigrazione, oggi una delle principali sfide per l’Europa.  Una sfida che non si può rimandare oltre, ha affermato il presidente della Commissione europea: “Non è il momento degli affari correnti”, ma quello in cui bisogna occuparsi dei “grandi problemi aperti… Siamo tutti europei. Sono alla guida di un organismo politico, sono un politico. Non un politicante. È finito il tempo del business as usual”. 

Ma l’immigrazione è per l’Europa anche “una risorsa”, ha affermato Juncker, chiedendo agli Stati membri di adottare, al prossimo Consiglio dei ministri dell’Interno, in programma lunedì 14 settembre, un meccanismo di “ricollocamento di 160 mila profughi” (120 mila in più rispetto ai 40 mila proposti a maggio) che “permetterà di affrontare situazioni di crisi in modo più agevole in futuro”. “Abbiamo bisogno di fatti” e “ognuno deve fare la sua parte”, ha rimarcato, sottolineando che Roma, Atene e Budapest “non possono essere lasciate sole nell’affrontare questa sfida enorme”.

“Gli europei – ha proseguito il leader europeo – devono prendersi carico di queste persone, abbracciarli e accoglierli”. Non parliamo infatti di numeri, ma “di esseri umani che vengono da Siria e Libia e quello che stanno passando potrebbe accadere a chi oggi vive in Ucraina: non si può fare distinzione di credo, etnia o di altro tipo”. “Spero che tutti siano coinvolti, che non ci siano retorica e solo parole, ma che ci siano azioni”, è l’auspicio di Juncker. L’Europa “non è chi si volta da un’altra parte, chi appicca il fuoco ai campi di raccolta. L’Europa sono i ragazzi di Kos che portano i panini ai siriani, chi ha applaudito il loro arrivo nella stazione di Monaco”. “Bisogna cambiare il trattato di Dublino, la prima regola dev’essere la solidarietà”, ha assicurato Juncker, annunciando che a inizio 2016 la Commissione Ue presenterà un pacchetto di 14 proposte sull’immigrazione legale, che prevedono anche un rafforzamento di Frontex, l’agenzia deputata al controllo delle frontiere.

Nonostante il richiamo del presidente della Commissione europea, il continente appare tuttavia ancora diviso sulla questione migranti. Mentre dalla Germania, la cancelliera Angela Merkel esprime la speranza che coloro che hanno riconosciuto il diritto d’asilo vengano al più presto integrati e che imparino “velocemente il tedesco”, in Ungheria, il premier Viktor Orbán ha annunciato l’intenzione del Governo di accelerare la costruzione del muro al confine per fermare l’accesso dei rifugiati. Sempre nel paese est-europeo si sono registrati ieri tafferugli fra polizia e profughi si al centro di prima accoglienza di Roeszke, a ridosso della frontiera con la Serbia.

La Spagna, poi, ha comunicato che accetterà la quota di rifugiati proposta da Bruxelles; intanto in Grecia, nell’isola di Lesbo, si aggrava la situazione per i 25 mila migranti che vivono in condizioni igienico-sanitarie insostenibili. Infine, l’Australia si è mostrata solidale con l’Europa annunciando la decisione di accogliere 12.000 profughi siriani e anche dal Palazzo di Vetro di New York, l’Onu ha fatto sentire la sua voce chiedendo rispettare il diritto di asilo “senza alcuna forma di discriminazione” nell’affrontare la crisi migratoria in Europa.

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ZENIT Staff

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