BRESCIA, domenica, 8 novembre 2009 (ZENIT.org).- La lezione lasciata dal pontificato di Paolo VI è un “dono inestimabile per la Chiesa”, ha dichiarato Benedetto XVI questa domenica presiedendo la celebrazione dell’Eucaristia a Brescia in occasione della visita pastorale che ha compiuto nella città e a Concesio, paese natale del Papa defunto.
Il Pontefice è partito alle 8.30 dall’aeroporto di Ciampino di Roma per arrivare un’ora dopo all’aeroporto militare “Tenente Alfredo Fusco” di Ghedi (Bs), dov’è stato accolto dal Vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, rappresentante del Governo italiano, e da altre autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.
Sulla via per Brescia, il Papa si è fermato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Botticino Sera per venerare il corpo di Sant’Arcangelo Tadini (1846-1912), fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, che il Pontefice ha canonizzato il 26 aprile scorso.
Prima dell’inizio della celebrazione, si è anche recato in Piazza della Loggia davanti alla lapide che ricorda l’attentato terroristico del 28 maggio 1974, che provocò 8 morti e numerosi feriti.
Nella sua omelia, il Papa ha tratto ispirazione dal brano evangelico di questa domenica (Mc 12, 38-44), che ritrae la vedova povera che getta nel tesoro del Tempio due spiccioli e viene lodata da Gesù perché, mentre gli altri avventori hanno donato il superfluo, ella ha offerto tutto ciò che aveva per vivere.
Questo gesto, ha spiegato il Pontefice, è il simbolo “della generosità di chi dà senza riserve il poco che possiede”.
“Anche a noi, come quel giorno ai discepoli, Gesù dice: Fate attenzione! Guardate bene che cosa fa quella vedova, perché il suo atto contiene un grande insegnamento; esso, infatti, esprime la caratteristica fondamentale di coloro che sono le ‘pietre vive’ di questo nuovo Tempio, cioè il dono completo di sé al Signore e al prossimo”; la vedova, infatti, “dà tutto, dà se stessa, e si mette nelle mani di Dio, per gli altri”.
A partire da questa icona evangelica, il Pontefice ha voluto meditare “sul mistero della Chiesa, del Tempio vivo di Dio”, rendendo così omaggio “alla memoria del grande Papa Paolo VI, che alla Chiesa ha consacrato tutta la sua vita”.
La Chiesa, ha osservato, “è un organismo spirituale concreto che prolunga nello spazio e nel tempo l’oblazione del Figlio di Dio, un sacrificio apparentemente insignificante rispetto alle dimensioni del mondo e della storia, ma decisivo agli occhi di Dio”.
“La Chiesa, che incessantemente nasce dall’Eucaristia, dall’autodonazione di Gesù, è la continuazione di questo dono”, “è il Corpo di Cristo che si dona interamente, Corpo spezzato e condiviso, in costante adesione alla volontà del suo Capo”.
Come la vedova, la Chiesa deve essere “povera e libera” “per riuscire a parlare all’umanità contemporanea”, ha aggiunto il Pontefice, osservando che “l’incontro e il dialogo della Chiesa con l’umanità di questo nostro tempo stavano particolarmente a cuore a Giovanni Battista Montini in tutte le stagioni della sua vita, dai primi anni di sacerdozio fino al Pontificato”.
“Egli ha dedicato tutte le sue energie al servizio di una Chiesa il più possibile conforme al suo Signore Gesù Cristo, così che, incontrando lei, l’uomo contemporaneo possa incontrare Lui, Cristo, perché di Lui ha assoluto bisogno”.
“‘Coscienza’, ‘rinnovamento’, ‘dialogo’: queste le tre parole scelte da Paolo VI per esprimere i suoi ‘pensieri’ dominanti – come lui li definisce – all’inizio del ministero petrino, e tutt’e tre riguardano la Chiesa”: “anzitutto, l’esigenza che essa approfondisca la coscienza di se stessa: origine, natura, missione, destino finale; in secondo luogo, il suo bisogno di rinnovarsi e purificarsi guardando al modello che è Cristo; infine, il problema delle sue relazioni con il mondo moderno”.
Secondo Benedetto XVI, la questione della Chiesa, “della sua necessità nel disegno di salvezza e del suo rapporto con il mondo”, rimane anche oggi “assolutamente centrale”. Anzi, ha rilevato, gli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione l’hanno resa “ancora più radicale, nel confronto con l’oblio di Dio, da una parte, e con le religioni non cristiane dall’altra”.
Per questo, “la riflessione di Papa Montini sulla Chiesa è più che mai attuale; e più ancora è prezioso l’esempio del suo amore per lei, inscindibile da quello per Cristo”, motivo per il quale la lezione di Paolo VI è un “dono inestimabile per la Chiesa”.