12 ragioni per cui il crocifisso non viola la libertà

E l’illusione di uno Stato neutro nei confronti dei valori

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VIENNA, lunedì, 9 novembre 2009 (ZENIT.org).- La vera libertà religiosa non è la libertà dalla religione, ha affermato uno storico in risposta alla decisione della Corte europea per i Diritti Umani di eliminare i crocifissi dalle aule delle scuole italiane.

Martin Kugler, curatore del network per i diritti umani Christianophobia.eu, con sede a Vienna (Austria), ha offerto 12 tesi che svelano il pensiero errato della Corte, che ha deciso a favore di una madre atea che ha protestato per i crocifissi appesi nella scuola frequentata dai figli.

Kugler ha spiegato che “il diritto alla libertà religiosa può significare solo il suo esercizio – non la libertà dal confronto. Il significato di ‘libertà di religione’ non ha niente a che vedere con la creazione di una società ‘libera dalla religione’”.

“Rimuovere a forza il simbolo della croce è una violazione, come lo sarebbe costringere gli atei a appendere quel simbolo”.

“Il muro bianco è anche una dichiarazione ideologica – in particolare se nei secoli prima non poteva essere vuoto. Uno Stato ‘neutro rispetto ai valori’ è una finzione, spesso usata a scopo di propaganda”.

Per Kugler le decisioni come quella della Corte europea attaccano realmente la religione, anziché lottare contro l’intolleranza religiosa.

“Non si possono combattere i problemi politici combattendo la religione”, ha aggiunto. “Il fondamentalismo antireligioso diventa complice del fondamentalismo religioso quando provoca con l’intolleranza”.

“La maggior parte della popolazione interessata vorrebbe mantenere la croce – ha dichiarato –. E’ anche un problema di politica democratica, dando spudoratamente priorità agli interessi individuali”.

Riprendendo le argomentazioni proposte dal Governo italiano in difesa dei crocifissi nelle aule, Kugler ha detto che “la croce è il logo dell’Europa. E’ un simbolo religioso, ma anche molto pià di questo”.

Un’illusione

In un dibattito con Die Presse, Kugler ha sottolineato altri due elementi del dibattito Chiesa-Stato.

Parlare di uno “Stato neutro nei confronti dei valori” è “semplicemente ingenuo, e il risultato di un’illusione. […] E’ più che altro uno scherzo”.

“Uno Stato neutro verso i valori? Contro la frode e la corruzione? Contro la xenofobia e la discrminazione? I peccati contro l’ambiente e le avances sessuali sul posto di lavoro? Uno Stato che bandisce i neonazisti, permette la pornografia, favorisce certe forme di assistenza allo sviluppo, ma non altre… tutto per valori neutrali? Qualcuno sta cercando di prenderci in giro!”, ha osservato.

L’esperto ha quindi sottolineato un secondo punto che merita più attenzione: l’idea per cui una sfera pubblica senza alcuna presenza della vita religiosa o dei simboli religiosi sarebbe più “tollerante” o più appropriata per la libertà di coscienza rispetto a una che permette o perfino incoraggia dichiarazioni di credo religioso.

“Ovviamente il genitore ateo potrebbe sentire che suo/a figlio/a viene molestato/a dalla croce in classe, ma è inevitabile. Posso anche essere seccato quando entro in un ufficio postale e vedo una fotografia del Presidente federale per il quale non ho votato. […] L’influenza, i segnali ideologici, le presenze visive – anche sessiste – esisteranno sempre e ovunque”.

“L’unica domanda è come e cosa contengono”.

A questo riguardo, Kugler ha affermato che lo Stato “dovrebbe intervenire solo in modo molto moderato. E se lo fa, non dovrebbe essere solo con divieti che imprigionano la religione in un ghetto”.

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ZENIT Staff

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