“Il viaggio di Paolo” alla ricerca dell'uomo

Di padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi

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ROMA, venerdì, 26 giugno 2009 (ZENIT.org).- Centocinquanta pagine. Sono quelle che racchiudono il dialogo tra padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, ed Elisa Pinna, vaticanista dell’Ansa, sulla figura dell’apostolo Paolo.

“Il viaggio di Paolo”, edito dalla casa editrice “Italianova” (www.italianova.net), presentato in chiusura dell’Anno Paolino, è un libro agevole, spesso una “chiacchierata” fatta di botta e risposta, ma anche di periodi più lunghi, articolati, che spiegano, approfondiscono e alcune volte smentiscono luoghi comuni sulla figura dell’Apostolo delle Genti. 

Perché infatti, scorrendo le pagine, si scopre che Paolo non era per nulla, come sottolinea la Pinna, quel “guerriero di Dio aitante, possente, bello, tante volte immaginato nelle sue pericolose missioni”, quanto un uomo dotato di un caratteraccio, piccolo, calvo, leggermente gobbo e probabilmente malato di epilessia.

Il volume nasce dall’esperienza dell’Opera Romana Pellegrinaggi che da sempre accompagna molti pellegrini sui luoghi della vita di San Paolo, dalla Siria alla Turchia alla Grecia a Malta a Cipro e poi a Roma.

“È un libro questo che nasce col desiderio non solo di rispondere a molte curiosità e domande sulla vita di questo apostolo e sul periodo storico e sociale in cui è vissuto, ma è il tentativo di esplorare i tratti umani dell’interiorità di San Paolo per arrivare a dire che davvero era uno come noi”, spiega Padre Cesare Atuire in alcune dichiarazioni a ZENIT. 

“Era un uomo che ha vissuto le contraddizioni del suo tempo, come noi oggi, con atteggiamenti caratteriali molto umani, che ce lo fanno sentire vicino e non distante come spesso rischiamo di sentire tutti coloro che  sono santi”, spiega il sacerdote.

Dodici i capitoli del libro che partono dalla cronologia della vita di San Paolo fino ad arrivare alle mappe dei suoi viaggi missionari, passando per l’episodio sulla strada di Damasco.

“Io vedo l’episodio della folgorazione sulla via di Damasco come il momento della vocazione di Paolo e non come quello della sua conversione”, spiega padre Atuire nel volume.

“La conversione è un processo più lungo, più lento – sottolinea –. Qui Dio lo chiama, prende l’iniziativa, gli offre un invito, gli indica la strada, la scelta fondamentale da fare nella sua esistenza”.

“L’esperienza di Paolo ci dimostra come la vocazione, la chiamata di Dio, possa arrivare a tutti, anche a chi vive in stato di peccato. Dio non si rivolge solo a chi è santo”, afferma padre Atuire.

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ZENIT Staff

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