COLOMBO, giovedì, 21 maggio 2009 (ZENIT.org).- Dopo la vittoria dell’Esercito dello Sri Lanka sulle “Tigri tamil”, i cristiani sono preoccupati per la sorte dei civili vittime della guerra, secondo quanto ha reso noto l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi Eglises d’Asie (EDA).
Il conflitto più lungo dell’Asia è terminato il 18 maggio con la resa incondizionata delle “Tigri tamil”, i cui ultimi territori erano caduti in mano all’Esercito.
Da quando Colombo ha annunciato che avrebbe sconfitto definitivamente la guerriglia tamil, mettendo fine a un conflitto separatista che durava da più di trent’anni, i mezzi di comunicazione hanno diffuso i dettagli della vittoria dell’Esercito dei “liberatori” e la notizia della morte del leader dei guerriglieri.
Mentre nel sud del Paese si celebra la vittoria sulle “Tigri”, la Chiesa cattolica si preoccupa per le migliaia di feriti e sfollati civili tamil, la cui sorte continua ad essere incerta.
Il 17 maggio, nella Messa domenicale, padre Nihal Ivan Perera, sacerdote di Negombo, vicino alla capitale, ha sottolineato la necessità di ricostruire la pace e delle ferite profonde che devono cicatrizzare da entrambe le parti, esortando i fedeli a offrire cibo ai rifugiati, secondo quanto ha reso noto l’agenzia UcaNews. “E’ nostro dovere come cristiani prenderci cura dei nostri fratelli”, ha affermato.
Nel nord del Paese, a Vavuniya, nel cuore della regione devastata dai combattimenti, padre Emilianuspillai Santhiapillai, parroco della chiesa di Sant’Antonio, ha parlato ai fedeli del soccorso alla “popolazione civile, che vive grandi sofferenze”.
Secondo l’ONU, più di 200.000 rifugiati civili sono ammassati nei campi del Governo, in condizioni sempre più critiche, rivela l’Associated Press.
Papa Benedetto XVI ha pregato questa domenica a San Pietro per le “migliaia di bambini, donne, anziani, a cui la guerra ha tolto anni di vita e di speranza”, rivolgendo un appello “alle istituzioni umanitarie, comprese quelle cattoliche”, a “non lasciare nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità alimentari e mediche dei profughi”.
In India, l’Arcivescovo di Madras-Mylapore (Stato del Tamil Nadu), monsignor Chinnappa, ha espresso la propria preoccupazione per gli sfollati, ricordando che “devono essere rispettati i diritti” dei tamil originari del sud dell’India che vivono nello Sri Lanka da secoli, così come quelli delle altre popolazioni dell’isola.
Da parte sua, il portavoce del Consiglio dei Vescovi cattolici del Tamil Nadu e direttore della Commissione statale per le minoranze, padre Chinnadurai, ha chiesto che i colpevoli del “genocidio di civili innocenti” siano identificati e puniti.
La comunità internazionale, inclusi l’Unione Europea, il Comitato internazionale della Croce Rossa e l’ONU, avevano denunciato il “bagno di sangue” perpetrato con gli attacchi finali delle ultime settimane.
Hanno anche dichiarato che il Governo dello Sri Lanka dovrà “rendere conto”, come la guerriglia tamil, della violazione dei diritti dei civili, dopo un’inchiesta sulle condizioni in cui si è svolta la guerra.
La Caritas ha segnalato che devono essere ancora compiuti alcuni passi prima che la Nazione possa dichiarare la pace. Tra questi, ha sottolineato il miglioramento delle condizioni di vita negli accampamenti di sfollati e l’aiuto alle persone che sono rimaste senza casa perché possano ricostruire la propria vita.
Serve inoltre un clima di giustizia che risponda alle necessità di tutti gli abitanti dello Sri Lanka, inclusa la minoranza tamil, che rappresenta il 18% della popolazione.
L’agenzia internazionale per gli aiuti umanitari ha denunciato in una dichiarazione l’accesso ristretto ai campi, in cui vivono più di 250.000 persone, e ha chiesto al Governo di garantire l’arrivo di alimenti, acqua potabile e sicurezza.
La Caritas ha dichiarato che i campi non rispettano le norme internazionali in materia di sicurezza e condizioni di vita, e che famiglie traumatizzate continuano ad essere divise. Ha anche segnalato che a quanti sono stati costretti a fuggire dalle proprie case deve essere garantito il diritto di tornarvi.