di Mirko Testa
NAZARETH, giovedì, 14 maggio 2009 (ZENIT.org).- Da Nazareth, dove Maria ascoltò l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele e dove Gesù mosse i suoi primi passi, Benedetto XVI ha levato la sua voce per ricordare il ruolo insostituibile della famiglia nella società e il dovere di riconoscere e rispettare la dignità e la missione delle donne.
Circondato dallo splendido scenario del Monte del Precipizio a Nazareth e alla presenza di oltre 40 mila fedeli, il Papa ha presieduto questo giovedì mattina la Messa per la conclusione dell’Anno della Famiglia indetto dalla Chiesa cattolica in Terra Santa.
La nuovissima struttura all'aperto che ha accolto il Santo Padre è stata realizzata nel luogo, dove secondo la tradizione cristiana ricalcata sul racconto dell'evangelista Luca, la folla tentò di far precipitare Gesù dalla rupe.
Tra gli alti prelati che hanno concelebrato insieme al Papa la messa di rito latino - con preghiere e canti in greco, arabo e inglese - era presente anche il Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
All'inizio della celebrazione l'Arcivescovo Elias Chacour, l'Ordinario greco-melkita per la Galilea e Vicepresidente dell'Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, ha dato al Papa il benvenuto a Nazareth ripetendo in più lingue l'annuncio della risurrezione: “Cristo è risorto, è veramente risorto!”.
Da Nazareth, il “fiore della Galilea”, “questo saluto pasquale delle nostre antiche Chiese lo rivolgiamo oggi a lei, Santità! Il Cristo risorto dai morti è figlio di questa Nazaret che saluta oggi il Papa con gioia e amore filiale”, ha detto l'Arcivescovo.
L'Ordinario dei greco-melkiti ha quindi ricordato “le grandi difficoltà e i pericoli” che minacciano la presenza cristiana in Terra Santa, aggiungendo che “l'esodo dei cristiani sta provocando una profonda angoscia e ci fa guardare al futuro con sguardo cupo”.
“Abbiamo bisogno di vostre preghiere, abbiamo bisogno del vostro sostegno morale e spirituale – ha continuato –. I rifugiati di Ber'em e Berkhem che sono presenti qui con noi alla Santa Messa guardano a lei, Santo Padre, con la speranza di ottenere un sostegno reale affinché possano ritornare ai loro villaggi, alle loro case, come fanno gli altri figli di questa terra”.
Nel suo discorso il Papa ha parlato della necessità di riappropriarsi della “santità della famiglia” vera scuola di formazione umana per i giovani e cellula fondamentale per la “costruzione della civiltà dell’amore”.
Per questo, ha detto, gli Stati sono chiamati “a sostenere le famiglie nella loro missione educatrice, a proteggere l’istituto della famiglia e i suoi diritti nativi, come pure a far sì che tutte le famiglie possano vivere e fiorire in condizioni di dignità”.
“Nazareth – ha però precisato – ci ricorda il dovere di riconoscere e rispettare dignità e missione concesse da Dio alle donne, come pure i loro particolari carismi e talenti”.
“Sia come madri di famiglia, come una vitale presenza nella forza lavoro e nelle istituzioni della società, sia nella particolare chiamata a seguire il Signore mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, le donne hanno un ruolo indispensabile nel creare quella 'ecologia umana' di cui il mondo, e anche questa terra, hanno così urgente bisogno”, ha continuato il Papa.
“Qui pensiamo pure a san Giuseppe – ha continuato –, l’uomo giusto che Dio pose a capo della sua casa. Dall’esempio forte e paterno di Giuseppe, Gesù imparò le virtù della pietà virile, della fedeltà alla parola data, dell’integrità e del duro lavoro”.
Allo stesso modo però, ha proseguito il Pontefice guardando alla vita di Gesù, “i bambini hanno un ruolo speciale nel far crescere i loro genitori nella santità”.
In merito alle passate tensioni tra cristiani e musulmani a Nazareth, soprattutto quando nel settembre del 2001 vennero avviati i lavori di costruzione di una moschea nei pressi della Basilica dell'Annunciazione, il Papa ha detto: “Ognuno respinga il potere distruttivo dell’odio e del pregiudizio, che uccidono l’anima umana prima ancora che il corpo!”.
Nazaret, la più grande città araba dello Stato d'Israele e la capitale politico-amministrativa della Galilea, conta oggi 70mila abitanti, il 17% dei quali formato da cristiani.
Al termine del rito il Papa ha benedetto le prime pietre del Parco memoriale Giovanni Paolo II, della University of Pope Benedict XVI e del Centro internazionale della Famiglia, la prima istituzione accademica araba cristiana in Terra Santa.