di Chiara Santomiero
GERUSALEMME, lunedì, 11 maggio (ZENIT.org).- “Stiamo aspettando il Papa come dei figli aspettano il padre”: riassume così Eli Hajjar, il senso della grande attesa dei cristiani di Terra Santa per la visita di Benedetto XVI da poco arrivato all’aereoporto di Tel Aviv.
Eli abita a Gerusalemme, ha 21 anni e frequenta l’Università di Betlemme. Il suo gruppo parrocchiale – una ventina tra ragazzi e ragazze – è impegnato nel catechismo per i bambini e in attività sociali a favore degli anziani soli.
In questi giorni molti di essi sono occupati nella preparazione all’accoglienza del Santo padre che domani celebrerà la Messa nel Getsemani.
“Stiamo decorando le strade attraverso le quali passerà il Papa – spiega Eli – ed alcuni partecipano alle prove del coro che animerà la liturgia. Altri provvederanno alle Letture e alla raccolta delle offerte mentre gli scout si occuperanno di suonare gli strumenti musicali e del servizio d’ordine. Tutti stiamo pregando perché il Papa abbia un viaggio tranquillo”.
“Oggi i cristiani, e specialmente noi cattolici – racconta Eli – viviamo la grande speranza che il Papa porti di nuovo pace nelle nostre vite. Anche ebrei e musulmani, da parte loro, attendono di conoscere chi è questo grande uomo, chi è il successore di Pietro”.
Un’attesa ancora più speciale per i giovani, per molti dei quali – bambini durante la visita di Giovanni Paolo II nel 2000 – è la prima occasione di incontrare un Pontefice.
Se ne avessero l’opportunità, cosa chiederebbero a Benedetto XVI? “Di non lasciarci soli. Sapere che il Papa ci è accanto, ci dà la speranza necessaria per portare avanti la nostra croce. Per piacere Santità, non smetta di avere attenzione per noi, di fare qualcosa: abbiamo bisogno di pace”.
Betlemme
Un’attesa ancora maggiore, se possibile, si vive in queste ore per la Santa Messa che il Papa celebrerà il 13 maggio nella Piazza della Mangiatoia di Betlemme. Vincenzo Bellomo, laico fidei donum della diocesi di Mazara del Vallo, è qui da tre anni come responsabile dei progetti di aiuto sociale della Custodia di Terra Santa nel territorio di Betlemme.
“La visita a Betlemme – spiega – è la visita a un territorio chiuso e circondato, da cui si può uscire solo con i permessi. E’ un po’ come fare visita a dei carcerati, sebbene si tratti di un luogo molto speciale”.
“C’è un’attesa molto bella – racconta Bellomo – con un grande entusiasmo e una grande fiducia in questo Papa, che riesce a venire in Terra Santa all’inizio del suo pontificato. Si aspettano da lui parole di verità molto forti su Gaza e sulla situazione dei cristiani qui”.
Attualmente nel territorio di Betlemme vivono circa 15 mila cristiani, di cui 6 mila latini cioè cattolici: “I problemi economici sono rilevanti – spiega Bellomo – perché Betlemme è sempre stata satellite di Gerusalemme dal punto di vista lavorativo; questa trafila dei permessi per potervisi recare è talmente complessa, che anche chi non ha perso il lavoro in seguito alla seconda Intifada, vi ha rinunciato, con gravi ripercussioni per la situazione delle famiglie”.
Negli ultimi tempi, però, si manifesta qualche segnale di ripresa: “i pellegrinaggi sono ricominciati e si sono riavviate, di conseguenza, le attività legate all’accoglienza dei pellegrini e all’artigianato del legno di olivo, che sono le uniche risorse del territorio”.
Bellomo spera che la grande attesa dei palestinesi, anche dei non cristiani, per la visita del Santo Padre non venga delusa dai pochi posti disponibili per partecipare alle celebrazioni: “la piazza della Mangiatoia – spiega – non può accogliere più di 5 mila persone, cioè un terzo dei cristiani, senza tener conto dei musulmani e degli ebrei che pure avrebbero voluto essere presenti”.
“Alla messa di Gerusalemme, inoltre, molti posti sono stati riservati alle delegazioni straniere ma queste, a differenza dei palestinesi, possono incontrare il Papa in altre occasioni”, aggiunge.
Un ringraziamento particolare Bellomo vuole indirizzarlo a Benedetto XVI “per il suo coraggio nell’intraprendere questa visita in un momento in cui, per molti versi, sembrava sconsigliabile”.
Nazaret
L’ultima grande celebrazione eucaristica del Papa in Terra Santa sarà a Nazaret, il 14 maggio, sul Monte del Precipizio. Qui lo attenderanno i fedeli dell’Alta Galilea; padre Renato Rosso, appartenente all’ordine dei carmelitani scalzi, si sta occupando di organizzare i pullman per i fedeli della parrocchia di S. Joseph, l’unica parrocchia latina di Haifa.
Anche ad Haifa l’attesa è grande “per la visita del Papa vissuta come gesto di vicinanza e comunione ecclesiale”.
Padre Rosso è responsabile del gruppo giovani di Azione cattolica della parrocchia, frequentato da un centinaio di ragazzi e ragazze: “Per la maggior parte di loro è la prima occasione, non solo di incontrare il Papa, ma anche di entrare in contatto con altri cristiani di varie parti del mondo”.
“Come chiesa minoritaria nel contesto della Terra Santa – aggiunge – sentiamo molto il legame con la chiesa universale e anche con l’Azione cattolica: i giovani di Haifa ricordano con molta simpatia il pellegrinaggio dei giovani di Ac di tutto il mondo arrivati qui lo scorso anno”.
Ancora pace nella speranza di tutti: “Anche da parte ebraica e musulmana – conclude padre Rosso – si guarda a questo viaggio come a un segno per riaffermare la volontà di pace e trovare una soluzione per i grandi problemi della comunità palestinese”.