di Roberta Sciamplicotti
TEL AVIV, lunedì, 11 maggio 2009 (ZENIT.org).- La richiesta di una pace duratura in Terra Santa con la creazione di due Stati, uno per gli israeliani e uno per i palestinesi, e la possibilità di accedere ai Luoghi Santi senza alcuna restrizione sono stati due degli argomenti centrali del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questo lunedì mattina all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
Il Papa è giunto alle 11.00 ora locale (le 10.00 in Italia) in Israele, seconda tappa del suo 12° viaggio internazionale, la visita in Terra Santa che desiderava compiere fin dall'inizio del suo pontificato.
Il Pontefice è arrivato a Tel Aviv su un volo della Royal Jordanian Airlines proveniente da Amman, dove ha soggiornato dal suo arrivo nella regione venerdì 8 maggio. Dopo aver celebrato la Santa Messa in privato nella Nunziatura Apostolica, si è congedato dalla Giordania rivolgendo un discorso al re Abdallah II, presente con la moglie, la regina Rania, per salutarlo all'aeroporto Queen Alia.
Ad attenderlo in Israele c'erano il Presidente Shimon Peres e il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. La presenza del premier alla cerimonia di benvenuto, alla quale in genere partecipa solo il Capo di Stato, ha rappresentato un importante segno di rispetto per il Pontefice.
Il Papa e i leader politici si sono fatti strada fiancheggiati dal picchetto militare d'onore, mentre la banda eseguiva l'inno vaticano e quello israeliano. Benedetto XVI ha quindi incontrato molte personalità civili, militari e religiose, salutato da applausi e da grida “Viva il Papa!”.
Lotta all'antisemitismo
Nel suo discorso in inglese, il Papa ha affermato di essere giunto “per pregare nei luoghi santi, a pregare in modo speciale per la pace – pace qui nella Terra Santa e pace in tutto il mondo”.
Ricordando che la Santa Sede e lo Stato di Israele “condividono molti valori”, “primo fra tutti l’impegno di riservare alla religione il suo legittimo posto nella vita della società”, ha sottolineato che “quando la dimensione religiosa della persona umana viene negata o posta ai margini, viene messo in pericolo il fondamento stesso di una corretta comprensione dei diritti umani inalienabili”.
Per questo, ha indicato come “giusto e conveniente” durante la sua permanenza in Israele “onorare la memoria dei sei milioni di Ebrei vittime della Shoah” e “pregare affinché l’umanità non abbia mai più ad essere testimone di un crimine di simile enormità”.
“Sfortunatamente l’antisemitismo continua a sollevare la sua ripugnante testa in molte parti del mondo”, ha ammesso.
Dichiarando con vigore che “questo è totalmente inaccettabile”, ha esortato a compiere “ogni sforzo” “per combattere l’antisemitismo dovunque si trovi, e per promuovere il rispetto e la stima verso gli appartenenti ad ogni popolo, razza, lingua e nazione in tutto il mondo”.
Libero accesso ai Luoghi Santi e pace duratura
Il Papa ha anche ricordato la speciale venerazione per Gerusalemme da parte delle tre grandi religioni monosteistiche, esprimendo la “fervida speranza” che “tutti i pellegrini ai luoghi santi abbiano la possibilità di accedervi liberamente e senza restrizioni, di prendere parte a cerimonie religiose e di promuovere il degno mantenimento degli edifici di culto posti nei sacri spazi”.
“Anche se il nome Gerusalemme significa 'città della pace', è del tutto evidente che per decenni la pace ha tragicamente eluso gli abitanti di questa terra santa”, ha confessato.
Per questo, ha chiesto a quanti sono investiti di responsabilità di “esplorare ogni possibile via per la ricerca di una soluzione giusta alle enormi difficoltà”, così che israeliani e palestinesi “possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti”.
Il Papa ha poi avuto un pensiero per le comunità cristiane della Terra Santa, sostenendo che possono “recare un particolare contributo perché terminino le ostilità che per tanto tempo hanno afflitto questa terra” e confessando pregare perché la loro presenza nella regione “porti molto frutto nel promuovere la pace e il rispetto reciproco fra tutte le genti che vivono nelle terre della Bibbia”.
Nel suo saluto al Papa, il Presidente israeliano Peres ha definito la visita del Pontefice “un'importante missione spirituale del più alto valore: una missione di pace”, “per piantare semi di tolleranza e sradicare la zizzania del fanatismo”.
“Sono certo che sarà una continuazione del dialogo tra l'ebraismo e la cristianità nello spirito dei Profeti”, ha aggiunto, esprimendo apprezzamento per le posizioni del Papa “per ridurre il livello di violenza e odio nel mondo”.
Dopo la cerimonia di benvenuto, il Papa si è recato in elicottero a Gerusalemme, dove è stato accolto dal sindaco, Nir Barkat, recandosi poi alla Delegazione Apostolica.
Congedo dalla Giordania
Nel suo discorso di congedo dalla Giordania, Benedetto XVI ha ringraziato per la calorosa accoglienza che ha ricevuto in questi giorni nel Paese, confessando di aver provato “una particolare gioia” per il fatto di poter partecipare all’avvio di importanti iniziative promosse dalla comunità cattolica giordana, come la nuova ala del Centro di riabilitazione Regina Pacis, le due chiese che saranno costruite a Betania oltre il Giordano e la benedizione della prima pietra dell'Università di Madaba.
Il Pontefice ha definito “giorno particolarmente luminoso” quello in cui ha visitato la Moschea al-Hussein bin-Talal, e ha incoraggiato “tutti i Giordani, sia Cristiani che Musulmani, a costruire sulle solide fondamenta della tolleranza religiosa che rende capaci i membri delle diverse comunità di vivere insieme in pace e mutuo rispetto”, ricordando che il re Abdallah II “è stato molto attivo nel promuovere il dialogo inter-religioso”.
“Questo spirito di apertura non solo aiuta i membri delle diverse comunità etniche in questo Paese a vivere insieme in pace e concordia, ma ha anche contribuito alle iniziative politiche lungimiranti della Giordania per costruire la pace in tutto il Medio Oriente”, ha constatato.
Il Papa è poi salito sull'aereo che lo avrebbe portato in Israele. Appena prima di imbarcarsi si è voltato per un ultimo saluto, che re Abdallah II ha ricambiato portandosi la mano al cuore.