Come comunicare efficacemente convinzioni di matrice cristiana

Secondo monsignor Rodríguez Luño

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di Marta Lago 

ROMA, mercoledì, 30 aprile 2008 (ZENIT.org).- Una comunicazione cristiana efficace deve soddisfare la consistenza delle idee più che intenzioni individuali o argomentazioni dialettiche, avverte monsignor Ángel Rodríguez Luño nel seminario internazionale che celebra a Roma la Pontificia Università della Santa Croce.

“Comunicazione della Chiesa e cultura della controversia” è il tema di questa VI convocazione professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa, alla quale partecipano dal 28 al 30 aprile, in vari modi, 300 persone di circa 60 Paesi. 

Inserito nel magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, l’intervento di monsignor Rodríguez Luño – “Comunicare le proprie convinzioni” – ha ricordato che “la comunicazione genera cultura e la cultura si trasmette mediante la comunicazione”, un nesso che suscita grande interesse nell’etica, visto che “il raggiungimento della consapevolezza morale personale non è indipendente dalla comunicazione e dalla cultura”.

“Se all’etica interessa il rapporto tra comunicazione, cultura e consapevolezza morale personale, ai professionisti della comunicazione importa soprattutto che la cultura possiede una logica immanente e oggettivata, nella quale le idee e i sentimenti hanno una consistenza e uno sviluppo in certo modo autonomi”, ha sottolineato. 

Secondo il teologo, “è come se le idee, quando escono dalla coscienza e passano al piano della comunicazione, si separassero dalle menti singolari che le hanno prodotte, e cominciassero a vivere una vita propria e a svilupparsi con una forza che dipende solo da se stesse, dalla loro consistenza oggettiva e dalla loro dinamica intrinseca, forse ben diverse dall’intenzionalità della persona o delle persone che le hanno messo in circolazione”.

Per questo, avverte che “chi attraverso la comunicazione aspira a intervenire positivamente, cristianamente potremmo dire noi, nella creazione e trasmissione della cultura, deve fare attenzione alla consistenza e allo sviluppo oggettivo delle idee più che all’intenzionalità delle singole persone, agli argomenti ad hominem, alle battute fortunate o alle argomentazioni puramente dialettiche”. 

“Con un colpo ad effetto si può far momentaneamente tacere l’avversario – ammette -, ma se la maggiore o minore consistenza intrinseca delle sue idee e le loro possibili linee di sviluppo non sono state capite e oggettivamente neutralizzate con una risposta culturalmente adeguata, tali idee avranno lunga vita, anche se l’avversario è stato ridotto al silenzio”.

Conoscitori di questo processo, i professionisti della comunicazione “mettono alla base di ogni strategia comunicativa un lavoro di analisi volto a capire i punti di forza della posizione contraria”, perché, come sottolinea monsignor Rodríguez Luño, “solo una posizione ben capita può essere efficacemente contrastata” con efficacia, cioè riuscendo “ad elaborare una prospettiva positiva che conservi e superi ciò che di buono c’è nella posizione dell’avversario”. 

Tra le situazioni di questo tipo che si verificano frequentemente nelle società pluraliste, il docente di Teologia segnala “il conflitto tra libertà e verità”, o in modo simile la questione del relativismo.

In questi fenomeni, il punto di sostegno è la realtà storica per la quale nel corso dei secoli “alcuni hanno sacrificato violentamente la libertà sull’altare della verità, creando così una contrapposizione tra verità e libertà che la sensibilità odierna intende far valere interamente in favore della libertà”. 

Nella comunicazione delle convinzioni cristiane, secondo Rodríguez Luño, si deve sempre evitare di “usare parole o atteggiamenti che vengano a rafforzare ciò che nella mentalità relativista è più persuasivo, vale a dire, far pensare che il cristiano convinto è uno sempre pronto a sacrificare la libertà sull’altare della verità”.

“La comunicazione delle convinzioni cristiane, o più in generale la comunicazione di contenuti etici positivi, deve mostrare coi fatti, e non solo con le parole, che tra verità e libertà esiste vera armonia – sottolinea -, e ciò richiede dimostrare sempre una consapevolezza convinta, e non solo tattica, del valore e del senso della libertà personale”. 

Un’altra situazione frequente di fronte alla quale si troverà chi si occupa di presentare all’opinione pubblica gli atteggiamenti della Chiesa è il “dovere di esporre e motivare delle critiche ad alcune leggi dello Stato o a qualche provvedimento governativo”.

Offrire una risposta culturalmente adeguata in questi casi “richiede innanzitutto un grande senso dello Stato, una fine consapevolezza dei valori etico-politici delle diverse istituzioni dello Stato moderno, consapevolezza che non deve restare offuscata neppure dal fatto, forse molto doloroso, che l’atto parlamentare tale o quale, con il quale si ha a che fare nel momento presente, lo si ritiene nettamente sbagliato”. 

A volte accade anche che “la posizione sostenuta dalla Chiesa su materie etiche viene a coincidere con quella di tutti o di molti dei cittadini che militano legittimamente in una parte politica”, una situazione delicata perché, sottolinea il professore, “possono scaturire critiche alla Chiesa come se essa appoggiasse non una posizione etica o etico-politica, ma un gruppo concreto di cittadini in quanto essi sono una delle parti politiche in lotta”.

E’ quando la Chiesa viene accusata – molte volte come pretesto o con intenzioni negative – “di intromettersi nelle politiche dello Stato, compromettendone la laicità”, spiega. 

Per offrire una risposta adeguata alla consistenza oggettiva delle critiche, monsignor Rodríguez Luño spiega, in primo luogo, che “tutti i cittadini, anche coloro che sono membri di un organo legislativo o di governo, hanno il diritto e il dovere di sostenere motivatamente le soluzioni che in coscienza ritengono utili per il bene del proprio Paese”.

“Le soluzioni politiche vanno valutate per il loro valore intrinseco e per le argomentazioni razionali che le sostengono”, aggiunge. 

In secondo luogo ricorda la distinzione tra i compiti dello Stato e quelli della Chiesa. Al primo “spetta interrogarsi sul modo di realizzare concretamente la giustizia qui e ora”; da parte sua, la dottrina sociale cattolica si offre come un aiuto, argomentando “a partire dalla ragione e dal diritto naturale”.

“Se vogliamo dare un piccolo contributo al grande compito di illuminare il mondo della comunicazione e della cultura con la luce del Vangelo, occorre adoperarsi affinché l’oscurità dell’avversario, qualora ci fosse, non tolga alle nostre parole e atteggiamenti la luminosità che scaturisce dal messaggio cristiano, che è fatto di amore della libertà, ricerca sincera della verità, rispetto dell’autonomia delle cose temporali, attenzione alla consistenza oggettiva delle critiche, e amicizia magnanima verso tutte le persone”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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