Benedetto XVI: l'educazione è una questione di convinzione

Il preside dell’Università Francescana di Steubenville commenta il discorso del Papa

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di Carrie Gress

WASHINGTON, D.C., sabato, 19 aprile 2008 (ZENIT.org).- L’aspetto più importante sottolineato da Papa Benedetto XVI parlando ai rettori delle Università cattoliche è che l’istruzione non è una questione di numeri, ma di convinzione, ha affermato il preside dell’Università Francescana di Steubenville.

Padre Terence Henry, francescano del Terz’Ordine Regolare, ha parlato con ZENIT dell’incontro del Pontefice con 120 presidi delle università e dei college cattolici degli Stati Uniti.

“Il Santo Padre ha ribadito i due temi della speranza e dell’autentica libertà”, ha detto padre Henry. “Ha sottolineato agli educatori cattolici che le università possono essere strumenti di speranza”.

Il Papa si è anche rivolto a quanti “pensano che la libertà accademica significhi libertà di mettere in discussione qualsiasi cosa, ma ha affermato che la libertà non può contraddire la verità, altrimenti contraddice il centro della Chiesa. Le università devono essere in questo centro”, ha spiegato.

Convinzione

Il punto più importante sottolineato dal Papa nel suo discorso, ha osservato il francescano, è che “l’educazione cattolica non è una questione di numeri, ma di convinzione. In altre parole, la conoscenza non è solo la comprensione intellettuale dei fatti, ma un’espressione vissuta della realtà”.

“E’ ciò che vedo ogni giorno nel nostro campus – ha constatato padre Henry –: il fatto che visto che i nostri studenti sono convinti, vogliono portare tutto il proprio essere nel settore in cui operano. Avere tre Messe al giorno con 500 studenti presenti in ciascuna di essere è mettere in pratica questa convinzione”.

Il Santo Padre, ha aggiunto, ha anche spiegato “che la pienezza della verità apre a un giovane l’avventura della vita. Vedere la vita come un’avventura è emozionante. Penso che una delle cause principali di morte tra i giovani sia il suicidio. Disperano perché stanno affogando nel secolarismo e nel materialismo”.

Quanti non disperano, osserva, sono annoiati e non conoscono l’avventura della vita con Cristo.

“Chesterton descriveva la vita come un’avventura”, ha ricordato. “L’avventura più emozionante è nascere. Quando nasciamo, è il fulcro di una grande epopea”.

Futuro

Prima che il Papa parlasse, ha detto padre Henry, “c’erano alcuni che si chiedevano se sarebbero stati rimproverati, ma il Santo Padre è stato più sottile nel suo approccio, riprendendo il tema della speranza e sfidandoli”.

“Ha gettato i semi di una svolta per i prossimi 20 o 30 anni”, ha confessato.

“Varie volte, durante il suo discorso, ha ricordato agli educatori che hanno una responsabilità, e che la loro missione è preziosa. Possono offrire molto al mondo e all’educazione in generale. Se cercano di omologarsi al sistema, perdono quello che è così importante per loro, l’unione ecclesiale. La proporzione di questa unione è la proporzione in cui sono efficaci”.

Al termine del suo discorso, il Pontefice ha sfidato i membri delle comunità religiose a non disertare l’apostolato dell’insegnamento. Dal 2000, più di 1.000 scuole cattoliche hanno chiuso negli Stati Uniti.

“Spero – ha concluso padre Henry – che le comunità religiose, che ne sono state i pilastri, non abbandonino l’educazione. La formazione dei giovani è il più grande contributo che possiamo offrire”.

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ZENIT Staff

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