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Venerati Fratelli nell’Episcopato!
Mentre volge al termine la vostra visita ad Limina Apostolorum, è per me una grande gioia accogliervi, cari Pastori della Chiesa che è in Slovenia. Vi saluto con affetto e sono grato a Mons. Alojzij Uran, Arcivescovo Metropolita di Ljubljana e Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per le cortesi parole che mi ha poc’anzi rivolto.
Dalla precedente visita ad Limina, che ebbe luogo nell’aprile del 2001, il vostro Paese ha conosciuto mutamenti di notevole rilievo sul piano delle istituzioni civili. Anzitutto il 1° maggio 2004 la Slovenia è entrata a far parte dell’Unione Europea, e in quella circostanza fu indirizzata da parte dei Vescovi una Lettera pastorale a tutti i fedeli. Il 1° gennaio 2007, poi, il Paese ha adottato la moneta unica europea. Infine, al termine dell’anno scorso, esso è stato inserito nell’ambito del Trattato di Schengen per la libera circolazione. Quasi a coronare tale evoluzione, nel semestre corrente è affidata alla Slovenia la presidenza di turno dell’Unione Europea.
Questi importanti avvenimenti che ho voluto ricordare non hanno carattere ecclesiastico, ma non di meno interessano la Chiesa perché riguardano la vita della gente, in particolare l’orizzonte dei valori in Europa, come giustamente sottolinea la citata Lettera pastorale del 23 aprile 2004. Questa Lettera può apparire oggi un po’ troppo ottimistica. Evidentemente essa si proponeva di valorizzare gli aspetti positivi, senza tuttavia ignorare problemi e pericoli. A distanza di quasi quattro anni dall’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea, mi pare conservi tutto il suo valore quanto da voi affermato: se l’Europa vuole rimanere e diventare sempre più una terra di pace, conservando come uno dei valori fondamentali il rispetto della dignità della persona umana, non può rinnegare la componente principale – sul piano spirituale ed etico – di tale fondamento, cioè quella cristiana. Gli umanesimi non sono tutti uguali, né sono equivalenti sotto il profilo morale. Non mi riferisco qui agli aspetti religiosi, mi limito a quelli etico-sociali. A seconda della visione di uomo che si adotta, infatti, si hanno conseguenze diverse per la convivenza civile. Se, per esempio, si concepisce l’uomo, secondo una tendenza oggi diffusa, in modo individualistico, come giustificare lo sforzo per la costruzione di una comunità giusta e solidale? A questo proposito vorrei riprendere un’espressione della vostra già citata Lettera: “Il cristianesimo è la religione della speranza: speranza nella vita, nella felicità senza fine, nel compimento della fraternità tra tutti gli uomini”. Questo è vero in ogni continente, e lo è anche in un’Europa dove molti intellettuali stentano ancora ad accettare il fatto che “ragione e fede hanno bisogno l’una dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione” (Enc. Spe salvi, 23).
Riconosciamo qui la principale sfida con cui deve misurarsi oggi la Chiesa in Slovenia. Il secolarismo di impronta occidentale, diverso e forse più subdolo di quello marxista, presenta segni che non possono non preoccuparci. Si pensi, ad esempio, alla ricerca sfrenata dei beni materiali, alla riduzione della natalità, e ancora al calo della pratica religiosa con una sensibile diminuzione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. La Comunità ecclesiale slovena è impegnata già da tempo a rispondere alla sfida del secolarismo a diversi livelli e in varie direzioni. Mi piace anzitutto ricordare il Concilio Plenario nazionale da voi tenuto tra il 1999 e il 2000, il cui tema riecheggiava le parole rivolte da Mosè al popolo d’Israele in procinto di entrare nella terra promessa: “Scegli la vita” (Dt 30,19). Ogni generazione è chiamata a rinnovare questa scelta, tra “la vita e il bene, la morte e il male” (cfr Dt 30,15). E noi Pastori abbiamo il dovere di indicare ai cristiani la via della vita, perché essi siano a loro volta sale e luce nella società. Incoraggio pertanto la Chiesa che è il Slovenia a rispondere alla cultura materialistica ed egoistica con una coerente azione evangelizzatrice, che parta dalle parrocchie: è infatti dalle comunità parrocchiali più che da altre strutture che possono e devono venire iniziative ed atti concreti di testimonianza cristiana. Facilita questo necessario impegno pastorale anche la ristrutturazione delle circoscrizioni ecclesiastiche da me disposta nel 2006, con la creazione di tre nuove Diocesi e l’elevazione di Maribor a sede metropolitana, per far sì che i Vescovi siano più vicini ai loro sacerdoti e fedeli e li accompagnino più efficacemente nel cammino della fede e nell’impegno apostolico.
Cari e venerati Fratelli, per la primavera del 2009 avete indetto il Congresso Eucaristico Nazionale, invitandomi anche a visitare il Paese in quella circostanza. Mentre vi ringrazio per questo cortese gesto e affido al Signore tale progetto, debbo fin d’ora lodarvi per l’iniziativa di convocare tutta la Comunità intorno al Mistero eucaristico, “fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa” (Cost. dogm. Lumen gentium, 11). Il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II ha concluso il suo lungo pontificato stimolandoci a volgere il cuore verso l’Eucaristia. Io ho raccolto questo suo invito e, dopo l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia dell’ottobre 2005, ho scritto l’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis. Avete dunque una grande ricchezza di insegnamenti a cui attingere per la preparazione del vostro Congresso, evento ecclesiale che – sono certo – costituirà per le vostre comunità un’occasione propizia in cui riprendere le conclusioni del recente Concilio Plenario sloveno e portarne avanti l’attuazione.
L’Eucaristia e la Parola di Dio – a quest’ultima sarà dedicata la prossima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – costituiscono il vero tesoro della Chiesa. Fedele all’insegnamento di Gesù, ogni comunità deve utilizzare i beni terreni semplicemente come servizio al Vangelo e coerentemente con i dettami del Vangelo. Il Nuovo Testamento è al riguardo assai ricco di insegnamenti e di esempi normativi perché in ogni tempo i Pastori possano impostare correttamente il delicato problema dei beni temporali e del loro uso appropriato. In ogni epoca della Chiesa, la testimonianza di povertà evangelica è stato un elemento essenziale dell’evangelizzazione, come lo è stato nella vita di Cristo. Occorre pertanto impegnarsi tutti, pastori e fedeli, in una conversione personale e comunitaria, affinché una sempre maggiore fedeltà al Vangelo nell’amministrazione dei beni della Chiesa offra a tutti la testimonianza di un popolo cristiano impegnato a sintonizzarsi con gli insegnamenti di Cristo.
Venerati e cari Fratelli, rendo grazie al Signore che in questi giorni ci ha concesso di ravvivare i vincoli di comunione vostri e delle vostre Chiese con la Sede di Pietro. Vi proteggano e vi sostengano il beato Anton Martin Slomšek e gli altri Santi particolarmente venerati nelle vostre Comunità. Vegli sempre sul vostro ministero Maria Santissima, Madre della Chiesa, e vi ottenga abbondanti grazie celesti. Da parte mia, vi assicuro il ricordo nella preghiera e di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, estendendola a tutti i fedeli affidati alle vostre cure pastorali.
[© Copyright 2008 – Libreria Editrice Vaticana]