Ancora atti di terrorismo e sequestri contro i cristiani del sud delle Filippine

Il Vescovo di Jolo denuncia l’oblio in cui è relegata la sua comunità

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JOLO, giovedì, 7 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Un’ondata di atti terroristici e di sequestri affligge i cristiani di un gruppo di isole del sud delle Filippine, ha denunciato “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS).

Il Vescovo Angelito Lampon, del Vicariato apostolico dell’isola di Jolo, ha riferito recentemente alla suddetta Opera di Diritto Pontificio che l’attività terroristica tiene i cristiani della sua circoscrizione tra due fuochi.

Sia le milizie che le bande criminali stanno prendendo di mira i cristiani – ha avvertito il presule –, diventati vittime di estorsioni e sequestri per motivi più economici che politici o religiosi.

“I cristiani non hanno armi e protezione”, ha ricordato monsignor Lampon, in base alla nota diffusa martedì da ACS.

Da parte sua, la polizia delle province meridionali non agisce per paura di rappresaglie.

La legge e l’ordine sono crollati, ha confermato il presule. “Come affrontare un gruppo criminale che ha più gente e più armi di te? Se ci provi, si impadroniranno di te e della tua famiglia. Per questo, è meglio chiudere gli occhi di fronte alla realtà: è il modo più sicuro per continuare a vivere”, ha lamentato.

“Anche quando un caso arriva in tribunale – cosa che è già rara –, non c’è un giudice che se ne faccia carico. Neanche i giudici musulmani vogliono essere destinati a Jolo”.

Negli ultimi 15 anni, ha ricordato ACS, molte religiose e molti chierici sono stati sequestrati e assassinati nella zona.

Sette militari fanno la guardia davanti alla residenza di monsignor Lampon, e molti altri stanno 24 ore al giorno nella Cattedrale di Jolo.

Secondo il Vescovo Lampon, “la violenza di Abu Sayyaf alimenta i pregiudizi e i sospetti”.

Abu Sayyaf è il gruppo guerrigliero più temuto fra quelli che operano nel sud delle Filippine. Dalla sua nascita nel 1991, ha causato numerose vittime tra le quali turisti e religiosi.

Nel febbraio scorso, presunti membri di questo gruppo hanno assassinato a sangue freddo sei cristiani del piccolo villaggio di Patikul, nell’isola di Jolo.

Per il presule “non c’è dubbio che la maggior parte dei civili musulmani non vuole problemi; è stanco di questo lungo conflitto”.

“I pochi che perturbano la pace fanno sì che si dubiti della maggioranza, che vuole solo vivere tranquilla”, e “si stanno compiendo grandi sforzi per instaurare la pace, ma la gente rimane scettica per il costante ripetersi di crudeltà come omicidi, estorsioni e sequestri”, ha constatato.

Da parte sua, l’isola meridionale di Mindanao è stata scenario di violenza e scontri interreligiosi. Ogni anno cristiani e musulmani celebrano la “Settimana della Pace”, promossa dalla “Conferenza Vescovi-Ulema”. Altri incontri si celebrano in quelle zone dove i cristiani sono piccole minoranze, a Marawi, Basilan e Jolo.

Basilan è anche ricordata come centro di feroci scontri tra militari e guerriglieri di Abu Sayyaf.

Il 29 novembre scorso, Zamboanga (a Mindanao) ha riunito più di 30.000 persone per celebrare l’apertura della suddetta “Settimana della Pace”, ha confermato “AsiaNews.it”.

Cristiani di diverse chiese e musulmani hanno marciato insieme per chiedere la fine dello scontro tra Manila e i ribelli del “Fronte di Liberazione Islamica Moro” (MILF, dalle iniziali in inglese), che da quarant’anni combatte per ottenere l’autonomia della regione.

Negli ultimi due anni gli scontri sono diminuiti notevolmente per l’inizio dei negoziati di pace con il Governo, ma questi ultimi sono stati interrotti alcuni mesi fa.

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ZENIT Staff

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