CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 12 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Sui temi dell’energia, della non proliferazione nucleare, dell’aiuto umanitario per gli sfollati e della lotta al terrorismo, la Santa Sede chiede un maggiore impegno della Comunità internazionale, ha affermato il Cardinale Renato Raffaele Martino.

E’ questo quanto dichiarato martedì 12 dicembre dal Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel rispondere alle domande dei giornalisti intervenuti in Sala Stampa vaticana per la presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace 2007.

Prendendo spunto da un paragrafo del Messaggio papale dedicato al problema dei rifornimenti energetici (n. 9), ZENIT ha chiesto al Cardinale Martino di spiegare la posizione della Santa Sede circa l’uso dell’energia nucleare.

Il Presidente del Dicastero vaticano ha quindi ricordato che quando fu fondata l’Agenzia per l’Energia Atomica a Vienna i promotori chiesero che la Santa Sede fosse tra i fondatori.

“Scopo dell’Agenzia è quello dell’uso pacifico dell’energia atomica, e – ha precisato il Cardinale Martino – la Santa Sede come membro di questa agenzia aderisce all’uso pacifico dell’energia nucleare”.

In questo contesto il porporato ha rilevato che “la Russia ha deciso di smantellare 20.000 testate nucleari e gli Stati Uniti, 8.000. Una volta smantellate queste testate resta il combustibile nucleare che potrebbe essere usato o venduto per alimentare centrali elettriche nucleari”.

Il Cardinale ha poi fatto presente che “ci sono dei volenterosi e delle organizzazioni umanitarie che propongono di utilizzare questa energia a beneficio dei sottosviluppati”, o con la costruzione di centrali elettriche nucleari o con la messa a disposizione di questo combustibile a Paesi che già possiedono tali centrali e il cui ricavato della vendita potrebbe quindi essere investito nello sviluppo dei Paesi poveri.

“Le fonti su cui si basa adesso la produzione di energia non sono eterne”, ha continuato il Cardinale Martino, sottolineando la necessità di “trovare fonti alternative ed economiche come per esempio l’utilizzo dei termovalorizzatori che producono energia pulita bruciando rifiuti”.

“Sono stato 16 anni alle Nazioni Unite – ha affermato il Presidente di Giustizia e Pace – ed ho visto un termovalorizzatore proprio al centro di Manatthan e sta ancora lì, produce vapore acqueo che riscalda le case di Manhattan e non dà fastidio a nessuno”.

Alla domanda di un giornalista circa lo smantellamento degli arsenali nucleari, il Cardinale Martino ha ribadito che, durante il suo mandato come Osservatore Permanente della Santa Sede alla Nazioni Unite di New York, “ha sempre riportato le richieste della Santa Sede per smantellare gli arsenali nucleari”.

“La Santa Sede – ha sottolineato – è favorevole e sostiene l’uso pacifico dell’energia nucleare” e “auspica e si impegna per lo smantellamento completo degli arsenali nucleari, minaccia dell’umanità”.

In merito alla questione è intervenuto successivamente anche monsignor Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, spiegando che “la Santa Sede è preoccupata per il fallimento della conferenza di esame della non proliferazione nucleare che si è conclusa nel 2005, senza aver prodotto un documento comune”.

Il presule ha precisato che la Santa Sede è preoccupata per due questioni, la prima riguardante “l’uso ostile e l’uso pacifico del nucleare” e la seconda perché non è chiaro come viene utilizzata “la minaccia di utilizzo delle armi nucleari”.

“Si tratta di questioni tecniche ma con delle implicazioni di carattere politico e morale che sono parte del bagaglio di preoccupazioni della Santa Sede su questa questione specifica”, ha concluso monsignor Crepaldi.

Rispondendo a un’altra domanda di una giornalista circa le richieste di interventi umanitari contenute nel Messaggio per Giornata Mondiale della Pace, il Cardinale Martino ha fatto riferimento alla “convenzione internazionale sui rifugiati, che non precede però gli sfollati”.

“Su di loro non esiste nessuna protezione – ha affermato il porporato – e non c’è nessuna disposizione giuridica internazionale in merito che li protegga”.

Un altro giornalista ha chiesto a quali argomenti la Santa Sede si riferisce quando al punto 14 del Messaggio chiede che “gli Stati dovrebbero darsi delle regole più chiare”.

Monsignor Crepaldi ha spiegato che la richiesta del Santo Padre contenuta nel Messaggio “vorrebbe essere un incitamento a prendere in considerazione quelle situazioni inedite di violenza e di guerra che sono messe in atto da un soggetto non statuale quali i gruppi terroristici”.

“Il fenomeno terroristico – ha continuato monsignor Crepaldi – apre scenari nuovi al diritto internazionale ed alle responsabilità degli Stati perché purtroppo i gruppi terroristici hanno cambiato la natura e i parametri giuridici in cui veniva sempre intesa la guerra”.

Monsignor Crepaldi ha infine affermato che “tutto questo, secondo la Santa Sede, spinge a farsi carico di situazioni nuove ed inedite ed invita ad una riflessione non solo di carattere prettamente giuridico ma anche etico-culturale sulla sicurezza nazionale”.