ROMA, venerdì, 22 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Lunedì 27 novembre a Bologna, presso il Centro Manfredini, si è tenuta una tavola rotonda sullo scrittore inglese G.K.Chesterton (1874-1936).

Ospite d’onore Joseph Pearce, studioso inglese e professore di Letteratura moderna e contemporanea presso l’Ave Maria University di Naples in Florida, il cui saggio biografico su Chesterton, Wisdom and Innocence, è uno dei migliori lavori recentemente realizzati sullo scrittore inglese.

Insieme al professor Pearce è intervenuto anche Andrea Monda, giornalista e professore di “Insegnamento della religione cattolica e letteratura” presso la Pontificia Università Lateranense. Al termine della tavola rotonda ZENIT ha incontrato il professor Monda per saperne di più su questo rinnovato interesse intorno a Chesterton

“Secondo Joseph Pearce – ci ha detto Monda – esiste un revival delle opere di Chesterton ed in parte è vero, ma soprattutto nel mondo anglo-americano. Soprattutto nel campo teologico e religioso, i libri di Chesterton sono ritornati di moda, se n’è riscoperta la grande profondità e lungimiranza ‘profetica’”.

Esiste un revival di Chesterton anche in Italia?

Monda: un po’meno. Chesterton è un gigante del novecento letterario, ma un gigante invisibile. Ancora oggi, a 70 anni dalla morte, è davvero difficile trovare un suo libro nelle librerie italiane. Qualcosa proprio in questi mesi però si è mosso pure da noi: “Il pugnale alato” è una bella antologia dei testi letterari di Chesterton appena ripubblicata dalla BUR, così come la Morcelliana ha ripubblicato, dopo 26 anni, la sua migliore opera saggistica: Ortodossia. E’ poi nata la Società Chestertoniana Italiana, con sede a S. Benedetto del Tronto e tanto di sito web, una bella realtà guidata da un giovane e volitivo avvocato, Marco Sermarini, così come a Verona sono nati dei “circoli chestertoniani” che hanno anche portato alla produzione di due testi teatrali (entrambi opera di Fabio Trevisan) tratti dai romanzi dello scrittore inglese, Le avventure di un uomo vivo e Il Napoleone di Notting Hill.

E’ vero che ora Chesterton è studiato anche nelle Università?

Monda: certamente, ed era ora. So di una tesi presentata alla Università Pontificia Gregoriana sul Chesterton apologeta e critico della modernità. Ma poi c’è l’esperienza stessa di Pearce, professore dell’Università Ave Maria della Florida a dimostrare questo interesse accademico nei confronti di Chesterton.

Chi è Joseph Pearce e perché è così importante la sua partecipazione a questa tavola rotonda a Bologna?

Monda: Pearce è la classica persona che riesce con il suo entusiasmo a risvegliare la curiosità delle persone, la passione che il pubblico sempre ha (anche quando sembra “addormentato” e rassegnato) per la bella letteratura spirituale. Riesce a “toccare” il cuore del pubblico anche in virtù della sua personale vicenda biografica, un’avventura degna di Chesterton che, come è noto, è stato innanzitutto un grande convertito. Anche Pearce, nato in Inghilterra nel 1962, è un convertito e per la sua conversione è “debitore” proprio di Chesterton. Da ragazzo era non solo ateo, ma anche fieramente anti-cattolico. E inoltre neo-fascista e razzista.

A causa delle sue idee (e dei giornali che stampava e diffondeva) il giovane Pearce viene messo in carcere. E’ proprio lì che “incontra” Chesterton (il primo libro che legge è “The Well and the Swallows”, ancora non tradotto in italiano) e quell’incontro gli apre gli occhi. Nel giro di qualche anno si converte al cattolicesimo e diventa uno dei massimi esperti della vita e dell’opera di Chesterton. Quando racconta la sua “avventura” umana, devo dire che per chiunque è difficile rimanere indifferente, freddo: in particolare quando racconta del suo rapporto con il padre (anche lui convertito, dal figlio, al cattolicesimo) con la preghiera, con l’infinita ricchezza e potenza del rosario. Questo “viaggio in Italia” di Pearce è stato un bel momento di autentica spiritualità per i tanti giovani che hanno avuto l’occasione di conoscere questo paladino della buona letteratura e della fede cattolica.

E' vero che si sta pensando di istruire il processo di beatificazione per Chesterton?

Monda: Se ne sente parlare da molto tempo e Pearce mi ha detto che qualcosa si sta muovendo in Inghilterra. Non mi stupirei. La vita di Chesterton è stata piena della luce di Cristo. Appena morì, nel giugno del 1936, papa Pio XI lo definì “Defensor fidei” e questo in effetti è stato. Il critico Emilio Cecchi ha scritto di lui che: “Si potrebbe paragonarlo ad un Padre della Chiesa, obbligato dalla necessità dei tempi e del ministerio, a predicare in stile burlesco alle turbe degli scettici e gaudenti. Contro le degenerazioni anarchiche e materialistiche del tardo Romanticismo, egli s'e' costituito campione della Famiglia, dell'Ordine, dei Riti, del Senso Comune”. Chesterton è stato il poeta dello stupore e il difensore del buon senso. In piena, novecentesca, decostruzione della dignità della ragione umana, Chesterton, con piglio francescano e acume tomista (non a caso le sue agiografie del Poverello d’Assisi e dell’Aquinate rappresentano due vette nella sua produzione letteraria), ha difeso la bellezza del creato e la grandezza dell’uomo, vertice del creato stesso, capace con l’uso equilibrato della ragione, di cogliere la mano di Dio, di intuirne la sua esistenza, il suo misterioso e sublime disegno.

Lei ha sostenuto che ci sono echi di Chesterton anche negli interventi di Papa Benedetto XVI. Può farci qualche esempio?

Monda: Già per quanto ho appena detto è evidente il legame tra questo Papa e lo scrittore inglese. Un’Enciclica come Fides et Ratio (che si potrebbe definire molto “ratzingeriana”) potrebbe essere stata scritta anche da Chesterton. Ma il punto d’unione tra i due è la dicotomia noia-gioia che essi propongono al lettore di ieri come a quello di oggi. Tante volte, direi quasi sempre, il Papa ha presentato al mondo la proposta cristiana non come un sistema di pensiero o come un insieme di norme morali ma soprattutto come un incontro con Cristo che riempie di gioia il cuore dell’uomo. La vita secondo Cristo è un’avventura, dicono insieme Chesterton e Benedetto XVI, un’avventura che riempie di brividi di felicità la vita dell’uomo. Al contrario la vita secondo il peccato è una vita che conduce alla noia, alla chiusura del cuore che spesso l’uomo realizza con superbia e triste seriosità. Non a caso di recente il Papa ha direttamente citato una famosa battuta di Chesterton quando ha riflettuto sugli angeli, che “possono volare perché non si prendono troppo sul serio”.

Chesterton è il volto sorridente, allegro del cristianesimo, quel volto sano e vitale, intelligente, che anche questo Pontefice vuole raccontare e mostrare al mondo. E devo dire che lo sta facendo con una forza straordinaria: riesce sempre a trovare le parole giuste, a “colpire” il mondo come di sorpresa, a sorprenderlo. In questo senso Benedetto XVI è un artista, almeno secondo la definizione di Chesterton secondo cui: “Le arti esistono in quanto rappresentano la gloria di Dio, o, per tradurre lo stesso concetto in termini psicologicamente comprensibili, per svegliare e mantenere vivo nell’uomo il sentimento della meraviglia. Il successo dell’opera d’arte consiste nel dire, di qualsiasi soggetto (albero, nuvola o carattere umano che sia): “L’ho visto migliaia di volte ma non l’ho mai visto sotto questa luce fino ad ora”. Ora, per far questo, una certa variazione di stile è naturale e persino necessaria. Gli artisti variano a seconda di come compiono il loro assalto, in quanto è di loro competenza compiere un attacco a sorpresa”. Ecco cosa fa l’artista Bened etto XVI: coglie di sorpresa il mondo contemporaneo, lo mette all’angolo con la forza, umile, della sua intelligenza.