XUZHOU/HONG KONG, domenica, 3 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Giovedì ha avuto luogo a Xuzhou (Cina), da parte delle autorità del Paese, una nuova ordinazione episcopale illegittima (senza il consenso del Papa), preceduta e accompagnata da “metodi indecenti, quasi inimmaginabili”, ha denunciato il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, Vescovo di Hong Kong.
Il Governo cinese permette la pratica religiosa nel Paese solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l’Ufficio per gli Affari Religiosi e sotto il controllo dell’“Associazione Patriottica” (AP), il cui statuto prevede la creazione di una Chiesa nazionale separata dalla Santa Sede.
Da ciò deriva la differenza tra una Chiesa “ufficiale” o “patriottica” e i fedeli che cercano di sottrarsi al suddetto controllo per obbedire direttamente al Papa, formando la Chiesa “non ufficiale” o “clandestina”.
Per l’ordinazione episcopale di giovedì – come ha anticipato alla vigilia l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere “Asianews.it” –, personale dell’Ufficio per gli Affari Religiosi è arrivato a sequestrare (con l’inganno) due Vescovi della provincia dell’Hebei per costringerli a partecipare. Entrambi appartengono alla Chiesa “ufficiale”, ma le loro ordinazioni sono state approvate dal Vaticano.
Si tratta del Vescovo di Hengshui – monsignor Pedro Feng Xinmao – e di quello di Cangzhou (Xianxian) – monsignor Li Lianghi –. Quest’ultimo è riuscito a fuggire.
Non solo era impossibile contattare i presuli sequestrati, ma, come ha avvertito l’agenzia del PIME, altri due Vescovi che dovevano prendere parte alla cerimonia erano in isolamento e sottoposti a forti pressioni fisiche e psicologiche: monsignor José Zhao Fengchang – Vescovo di Liaocheng (Shandong) – e monsignor José Xu Honggen – di Suzhou –, entrambi ordinati con il permesso della Santa Sede.
L’agenzia del PIME avverte che il sequestro di Vescovi e la coazione sono diventati, per le autorità cinesi, l’unico modo per ottenere la presenza di Vescovi nelle ordinazioni illegittime, perché ormai quasi tutti i presuli della Chiesa “ufficiale” rifiutano di ordinare – o i candidati di essere ordinati – se non c’è il permesso pontificio.
Nel contesto di quest’ultima cerimonia, anche il candidato all’ordinazione episcopale, padre Wang Renlei – di 36 anni –, era in totale isolamento; non poteva neanche essere contattato telefonicamente.
“AsiaNews.it” sottolinea che il libro stampato per seguire la cerimonia portava lo stemma e il motto dell’ordinando, e includeva il giuramento che il nuovo Vescovo doveva pronunciare, in cui si professa obbedienza alla Costituzione cinese, cura per difendere l’unità della patria e impegno per costruire la società socialista.
Anche senza l’approvazione della Santa Sede, l’ordinazione episcopale è stata celebrata. Il luogo è stato la cattedrale del Sacro Cuore a Xuzhou.
“AsiaNews.it” riferisce che monsignor Qian Yurong – di 94 anni, il Vescovo della diocesi –, che all’inizio doveva presiedere la cerimonia, è rimasto seduto tutto il tempo, assistendo al rito. E’ uno dei pochi Vescovi della Chiesa “ufficiale” che non è in comunione né in riconciliazione con la Santa Sede ed è noto per i suoi atteggiamenti filogovernativi.
Parlando di cifre, alcune settimane fa il Cardinal Zen sottolineava che il fatto che l’85% dei Vescovi della Chiesa “ufficiale” abbia l’approvazione della Santa Sede dimostra che hanno prevalso la resistenza e la determinazione pacifiche dei cattolici di raggiungere la piena comunione con Roma.
Alla cerimonia di giovedì, l’AP aveva convocato altri Vescovi delle diocesi vicine, che hanno celebrato il rito. Ha presieduto l’ordinazione il Vescovo Zhao Fengchang – di Yanggu-Liao Cheng (Shandong) –. Tra i concelebranti c’erano monsignor Xu Honggen – di Suzhou – e monsignor Lu Xinping – di Nanjing –. Secondo alcuni testimoni, monsignor Feng Xinmao (uno dei sequestrati) ha assistito al rito, senza prendervi parte.
Erano presenti anche una decina di sacerdoti, il vicepresidente dell’AP – il laico Antonio Liu Bainian – e alcune centinaia di fedeli, quando in genere in queste occasioni si riuniscono migliaia di persone.
La celebrazione di giovedì è stata preceduta da altre due ordinazioni episcopali illegittime “per mano” dell’“Associazione Patriottica”, il 30 aprile e il 2 maggio.
Il fatto ha rappresentato “una grave ferita all’unità della Chiesa” e “una grave violazione della libertà religiosa” – viste le pressioni alle quali si sono visti sottoposto candidati e sacerdoti –, come ha denunciato l’allora portavoce della Santa Sede (cfr. ZENIT, 4 maggio 2006).
Denuncia e appello del Cardinal Zen
Analizzando i fatti di giovedì, il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun ha sintetizzato ad “AsiaNews.it” che l’ordinazione illegittima è stata organizzata “con metodi indecenti, quasi inimmaginabili”.
Per organizzarla, infatti, l’AP e l’Ufficio per gli Affari Religiosi hanno sequestrato due Vescovi, perché dessero una nota di “ufficialità” al rito. Questa decisione è “sbalorditiva”, ha detto il Cardinale: “nessuno si aspettava una cosa simile. Queste persone sono proprio accanite nel voler distruggere l’unità della Chiesa”, ha avvertito.
Il porporato ha sottolineato la maggiore gravità di questa nuova ordinazione rispetto alle precedenti, secondo una sua dichiarazione ufficiale, diffusa dall’agenzia del PIME. Riportiamo la sua traduzione:
“E’ difficile capire come mai vi sono persone che lavorano in maniera ostinata per la distruzione. Con la scusa di servire la Chiesa, lavorano per distruggerne l’unità. L’ordinazione illegittima di un vescovo, avvenuta a Xuzhou il 30 novembre scorso, rende ancora più evidente come costoro, con interessi nascosti, abbiano una terribile paura che la Chiesa possa un giorno operare normalmente e liberamente secondo le proprie regole.
Gli organismi al di fuori della Chiesa continuano ad usare il potere dato loro dallo Stato per sostenere i cattolici che tradiscono, danneggiando il vero bene comune della nazione.
Ciò che è accaduto questa volta è ancora più serio di quanto si è verificato fra la fine di aprile e l’inizio di maggio.
Per prima cosa, dopo quegli avvenimenti la Santa Sede aveva chiarito ancora una volta che tali ordinazioni illegittime sono un’offesa molto seria, da cui derivano sanzioni previste dal codice canonico.
Il secondo punto che la rende più grave è che il governo centrale, dopo quei fatti, aveva invitato una delegazione della Santa Sede a Pechino e promesso di non promuovere più tali ordinazioni.
L’ultimo punto è che, per arrivare al loro scopo, questa volta hanno usato non solo minacce e promesse, ma persino rapimenti.
Di questo, hanno cercato di dare la colpa alla minuscola Chiesa locale, guidata da un vescovo di 94 anni, e questo li rende semplicemente ridicoli.
Per amore della nostra Patria e della nostra Chiesa, ci appelliamo ai nostri più alti leader: per favore, non permettete più a queste persone di ignorare il vero bene della nazione e continuare a danneggiare la nostra Chiesa, ferendo i sentimenti di innumerevoli fedeli e facendo divenire la nostra nazione lo zimbello della famiglia mondiale.
Basandoci sul sovrano principio dell’armonia, vi imploriamo di prendere la ferma decisione di iniziare dialoghi sostanziali con la Santa Sede, per trovare una strada accettabile per entrambi e per dare alla Chiesa della nostra nazione la possibilità di operare normalmente ed ai fedeli la possibilità di offrirsi e contribuire al vero bene della nazione”.