Beatificata suor Eufrasia del Sacro Cuore di Gesù Eluvethingal, anima eucaristica e di preghiera

OLLUR, lunedì, 4 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Un “tabernacolo mobile”, una religiosa in continua preghiera che allo stesso tempo portava agli altri il tesoro del suo cuore: così è stata presentata suor Eufrasia del Sacro Cuore di Gesù Eluvethingal, beatificata domenica (prima d’Avvento) a Ollur (nell’Arcidiocesi indiana di Trichur).

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Religiosa professa della Congregazione delle Suore della Madre del Carmelo, la nuova beata è nata nel 1877 nella diocesi di Trichur. Il suo nome era Rosa Eluvethingal.

Appartenente alla Chiesa orientale di rito siro-malabarico, fu Superiora generale delle suore carmelitane di Koonammavu e ricevette doni carismatici.

In India è ricordata anche per la sua dedizione in occasione dello scoppio di un’epidemia di colera.

Nel convento carmelitano di Ollur, dove era rimasta per 48 dei 52 anni della sua vita religiosa, morì nel 1952 e venne seppellita. Fu proclamata serva di Dio nel 1987 e venerabile nel 2002.

Quest’anno il Papa ha promulgato il decreto con il quale è stato riconosciuto un miracolo attribuito all’intercessione della religiosa indiana, fatto che le ha aperto la via per la beatificazione. Si è trattato della totale scomparsa di un sarcoma di osso pelvico a Tharakan Thomas, di 55 anni, nel 1997.

Ha presieduto la solenne cerimonia di beatificazione a Ollur il Cardinale Varkey Vithayathil, Arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly, che ha letto il decreto con cui Benedetto XVI ha iscritto la religiosa indiana nell’albo dei beati.

Hanno concelebrato il Nunzio apostolico in India, l’Arcivescovo Pedro López Quintana, e monsignor Jacob Thoomkuzhy, Arcivescovo di Thrissur, 31 Arcivescovi e Vescovi e più di 150 sacerdoti. Oltre mille religiose hanno partecipato alla cerimonia, secondo quanto reso noto questo lunedì dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India raccogliendo dati di “Sar News”.

“Una grande mistica che si è dedicata completamente a Gesù, suo sposo, suo Re, suo Dio”: così descrive suor Eufrasia il postulatore della sua causa di beatificazione, padre Giorgio Nedungatt, ai microfoni della “Radio Vaticana”.

“Gesù l’ha accettata in un rapporto di unione mistica e sponsale, facendola partecipare alle sue sofferenze della Passione ma anche alla sua gioia della Risurrezione tanto che ella trasmetteva un’aria di pace, aveva sempre un sorriso attraente e celeste”, ha riferito.

La religiosa “passava molto tempo, quasi tutto il tempo libero, davanti al tabernacolo in adorazione del Santissimo Sacramento e la gente, fuori della cappella, vedeva in lei una suora sempre con un rosario in preghiera tanto che, mentre le suore la chiamavano ‘il tabernacolo mobile’, la gente di fuori la chiamava semplicemente ‘la madre pregante’”, ha aggiunto padre Nedungatt.

Suor Eufrasia, quindi, “ha saputo pregare, salire le vette della vita mistica, ma allo stesso tempo portava alla gente il tesoro del suo cuore”, ha sottolineato.

Il messaggio di suor Eufrasia “al mondo di oggi, in pericolo di sperdersi tra tante attrazioni e tante distrazioni, è quello di avere lo sguardo puntato verso il cielo dove è il nostro vero tesoro, come ha detto Gesù”, quindi “vita di fede, vita di carità, concentrata nell’Eucaristia”.

Il postulatore della causa di beatificazione ha ricordato che il Papa ha donato un ostensorio al convento di Santa Maria, a Ollur, dove suor Eufrasia ha passato tutta la sua vita in preghiera, “e questo ostensorio è stato mostrato a tutta la gente durante la cerimonia della Beatificazione, con il messaggio che è un invito a tutti di adorare Gesù nel Santissimo Sacramento”.

“L’Eucaristia che noi celebriamo nella Messa è il Pane di Vita che poi riceviamo sotto le specie sacramentali”; “l’Eucaristia è anche una Persona che incontriamo nella fede, che riceviamo nel nostro cuore, che resta con noi come un compagno, un nostro amico. Questo è il messaggio che il Papa vuole comunicare con questo gesto di generosità, con il dono di un ostensorio”, ha concluso

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ZENIT Staff

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