Discorso di Benedetto XVI nel ricevere i Vescovi nominati negli ultimi due anni in terra di missione

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 25 settembre 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere sabato 23 settembre a Castel Gandolfo i 99 Vescovi partecipanti al Corso di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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Signor Cardinale,
cari Fratelli nell’Episcopato!

Sono lieto di potervi incontrare in occasione del Seminario di Aggiornamento organizzato dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e a ciascuno di voi rivolgo il mio più cordiale benvenuto. Saluto in primo luogo il Signor Cardinale Ivan Dias, Prefetto del Dicastero Missionario da appena qualche mese, e lo ringrazio per le amabili parole che mi ha rivolto anche a nome vostro. Saluto poi e ringrazio coloro che hanno prestato la loro collaborazione per la riuscita di questo corso formativo. Estendo il mio affettuoso pensiero alle vostre Comunità diocesane, giovani e cariche di entusiasmo, dove l’evangelizzazione mostra promettenti segni di sviluppo, benché talora il contesto sia duro e difficile. Questi giorni di fraterna convivenza vi sono certamente utili per la missione pastorale che al loro servizio, da poco tempo, vi è stata affidata dal Signore.

Siete chiamati ad essere Pastori fra popolazioni che in buona parte non conoscono ancora Gesù Cristo. Come primi responsabili dell’annuncio evangelico, dovete pertanto fare sforzi non indifferenti perché a tutti sia data la possibilità di accoglierlo. Voi avvertite sempre più l’esigenza di inculturare il Vangelo, di evangelizzare le culture e alimentare un dialogo sincero ed aperto con tutti, perché insieme si costruisca un’umanità più fraterna e solidale. Solo spinti dall’amore di Cristo è possibile portare a compimento questa fatica apostolica, che domanda l’ardore intrepido di chi per il Signore non teme nemmeno la persecuzione e la morte. Come non ricordare i numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e laici che, nei secoli passati ed in questi nostri tempi, hanno sigillato nei Territori di missione con il sangue la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa? Nei giorni scorsi, al numero di questi eroici testimoni del Vangelo si è aggiunto il sacrificio di suor Leonella Sgorbati, missionaria della Consolata, barbaramente uccisa a Mogadiscio, in Somalia. Questo martirologio adorna, ieri come oggi, la storia della Chiesa e, pur nella sofferenza e nell’apprensione, mantiene viva nel nostro animo la fiducia d’una gloriosa fioritura di fede cristiana, poiché, come afferma Tertulliano, “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani” .

A voi, Pastori del gregge di Dio, è affidato il mandato di custodire e trasmettere la fede in Cristo, consegnataci nella tradizione vivente della Chiesa e per la quale tanti hanno dato la loro vita. Per adempiere tale compito è essenziale che per primi voi siate “esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile” (Tt 2,7-8). “L’uomo contemporaneo – ebbe a scrivere il mio Predecessore di venerata memoria, il Servo di Dio Papa Paolo VI – ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (Evangelii nuntiandi, 41). Ecco perché è doveroso che diate primaria importanza nel vostro ministero episcopale alla preghiera e alla incessante tensione verso la santità. E’ importante che vi preoccupiate di una seria formazione dei seminaristi e di un permanente aggiornamento dei sacerdoti e dei catechisti. Mantenere l’unità della fede nella diversità delle sue espressioni culturali è un altro prezioso servizio che vi è richiesto, cari Fratelli nell’Episcopato. Ciò esige che siate uniti al gregge, sull’esempio di Cristo Buon Pastore, e che il gregge cammini sempre unito a voi. Come sentinelle del Popolo di Dio, evitate con fermezza e coraggio le divisioni, specie quando sono dovute a motivi etnici e socio-culturali. Esse attentano infatti all’unità della fede e indeboliscono l’annuncio e la testimonianza del Vangelo di Cristo, che è venuto nel mondo per fare dell’intera umanità un popolo santo e una sola famiglia dove Dio è Padre di tutti.

E’ motivo di gioia e di consolazione costatare che in molte vostre Chiese si assiste ad una costante fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, dono meraviglioso di Dio da accogliere e promuovere con gratitudine e zelo. Sia vostra preoccupazione dotare i seminari di un numero sufficiente di formatori, scelti e preparati con cura, i quali siano anzitutto esempi e modelli per i seminaristi. Il seminario, voi lo sapete bene, è il cuore della Diocesi e proprio per questo il Vescovo lo segue personalmente. Dalla preparazione dei futuri sacerdoti e di tutti gli altri operatori della pastorale, in particolare dei catechisti, dipende l’avvenire delle vostre Comunità e quello della Chiesa universale.

Venerati e cari Fratelli, arricchiti da questo vostro soggiorno formativo a Roma, tra qualche giorno farete ritorno nelle vostre Diocesi. Io continuerò a sentirmi spiritualmente unito a voi e vi domando di assicurare del mio affetto e della mia vicinanza nella preghiera anche le vostre Comunità, sulle quali invoco la materna protezione di Maria Santissima, Stella dell’Evangelizzazione, e l’intercessione di san Pio da Pietrelcina, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Con tali sentimenti imparto la mia Benedizione a tutti voi, estendendola volentieri a quanti sono affidati alle vostre premure di Pastori, in particolare ai bambini, ai giovani e agli anziani, ai malati, ai poveri e ai sofferenti.

[© Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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