Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato dal Papa.
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Signor Ambasciatore,
il cordiale e solenne gesto della presentazione delle Lettere che La accreditano quale Ministro Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Slovenia presso la Sede Apostolica, richiama i millenari rapporti fra il Successore di Pietro e l’amato popolo che Ella è qui a rappresentare. Sia il benvenuto, Signor Ambasciatore. Sono certo che i sentimenti da Lei evocati, nelle parole testé rivoltemi, rispecchiano le intime convinzioni dei Suoi compatrioti nei confronti del Papa. Di tali genuine espressioni prendo atto con sincero compiacimento, manifestando alle Autorità che La accreditano, in special modo al Presidente della Repubblica Sua Eccellenza il Signor Janez Drnovšek, grato apprezzamento. La Repubblica di Slovenia, nella sua nativa libertà, coltiva un dialogo fecondo e costruttivo con le istanze ecclesiali presenti sul territorio, riconoscendone l’apporto positivo alla vita della Nazione. Ciò conferma come le tradizioni cattoliche, che da sempre hanno caratterizzato il Popolo sloveno, costituiscano un tesoro prezioso al quale attingere per esprimere l’identità stessa più profonda e vera di quella nobile Terra.
È in questo quadro che si sono sviluppate in maniera feconda le relazioni cordiali fra gli Sloveni e la Sede di Pietro: esse sono testimoniate ancor oggi dai buoni rapporti bilaterali, a cui Ella ha voluto opportunamente far cenno. Sin dai primi secoli del Cristianesimo la forza del Vangelo ha operato in terra slovena, come rivela la presenza di santi quali san Vittorino e san Massimiano, la cui testimonianza ha contribuito all’affermarsi della fede cristiana tra le genti che, nel VII secolo, hanno trovato casa nell’attuale Slovenia. Come non pensare poi alla figura di un Vescovo come il beato Anton Martin Slomšek che, in tempi più recenti, ha promosso il risveglio nazionale svolgendo una preziosa opera quale formatore del popolo sloveno? Il cristianesimo e l’identità nazionale sono strettamente connessi. È dunque naturale che vi sia una profonda sintonia fra il Vescovo di Roma e il nobile popolo che in Lei oggi ha qui il proprio rappresentante e la propria voce.
Frutto di questo intenso e costruttivo dialogo, non interrotto dalle tristi vicende del secolo appena trascorso, è l’Accordo fra la Repubblica di Slovenia e la Santa Sede su questioni giuridiche, del 14 dicembre 2001. Si tratta di un’intesa importante, la cui fedele applicazione non potrà che rafforzare i rapporti reciproci e la collaborazione per la promozione della persona e del bene comune (cfr art. 1), nel rispetto della legittima laicità dello Stato. Tuttavia, come Ella ha opportunamente rilevato, si registra l’esistenza di questioni ancora aperte, che attendono di essere avviate ad opportuna soluzione. Conoscendo la stima e l’affetto degli Sloveni per il Papa, sono certo che i loro rappresentanti a livello politico ne sapranno interpretare le tradizioni, la sensibilità, la cultura. Il popolo sloveno infatti ha il diritto di affermare e far valere l’anima cristiana che ne ha plasmato l’identità e lo ha inscritto nel contesto di quell’Europa le cui radici più profonde traggono vigore dalla semente evangelica operante nel continente da quasi due millenni.
Il compito di fronte al quale si trovano i responsabili di oggi è di individuare i metodi opportuni per coinvolgere le nuove generazioni nella conoscenza e nell’apprezzamento dei valori del passato, rendendole capaci di portare nel millennio appena iniziato il ricco patrimonio ereditato. Esse pertanto debbono essere messe in grado di giungere alla conoscenza concreta e specifica dei fondamenti culturali, etici e religiosi sui quali la Nazione si è edificata nel corso dei secoli. Sarebbe infatti strategia veramente miope non favorire l’apertura dei giovani alla conoscenza delle radici storiche dalle quali fluisce la linfa necessaria per assicurare alla Nazione nuove stagioni feconde di frutti. In tal senso, la questione della loro istruzione anche in merito ai valori religiosi condivisi dalla maggioranza della popolazione non va elusa, se non si vuole rischiare il progressivo smarrimento dei tratti più specifici della fisionomia nazionale. È in questione il rispetto della stessa libertà dei cittadini, sulla quale la Repubblica di Slovenia vigila con attenzione e che anche la Sede Apostolica desidera sia promossa nello spirito del suddetto Accordo. E’ tale, peraltro, l’esperienza anche di altri Popoli del Continente, in particolare dei Popoli slavi, che, coscienti dell’importanza del cristianesimo per la loro identità sociale e del valido contributo che in tal senso può offrire la Chiesa, non si sono sottratti al dovere di assicurare, anche a livello legislativo, che il ricco patrimonio etico e religioso continui a portare copiosi frutti alle giovani generazioni.
Possa il dialogo aperto in tale ambito tra Autorità civili e religiose in Slovenia condurre – è l’augurio che volentieri esprimo nella presente circostanza – a quella intesa giusta e sincera, di cui si sente il bisogno! Ciò non mancherà di giovare alle persone alle quali, pur in prospettiva diversa, sia lo Stato che la Chiesa si sentono impegnati a rendere un doveroso servizio. Posso assicurare che la Chiesa Cattolica non mancherà di collaborare con lo Stato in sincerità e cordialità, senza esigere per sé privilegi, ma avanzando proposte che, secondo il suo giudizio, possono contribuire al comune progresso della Nazione.
Mentre auspico che le cordiali relazioni tra la Slovenia e la Santa Sede continuino a svilupparsi sui saldi binari che le hanno finora guidate, Le confermo la stima e il sostegno miei e dei miei Collaboratori della Curia Romana nell’espletare l’alta missione affidataLe ed avvaloro tali sentimenti con l’invocazione di abbondanti benedizioni divine su di Lei e sulle persone che Le sono care.
[Traduzione del testo in Sloveno distribuita dalla Santa Sede
© Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]