YANGON, domenica, 17 settembre 2006 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha detto la stessa cosa che sostengono milioni di musulmani nel mondo: la religione non può giustificare la violenza, ha spiegato l’Arcivescovo cattolico del Myanmar (Birmania).
In un messaggio inviato a ZENIT, monsignor Charles Bo, SDB., Arcivescovo di Yangon (Rangoon), ha confessato: “Mi rattrista sentire dei fraintendimenti da parte dei nostri fratelli musulmani su ciò che il nostro Santo Padre Benedetto XVI ha affermato. Sicuramente in un Paese tranquillo come il Myanmar non notiamo alcuna reazione dei musulmani”.
Il Myanmar, che ha più di 47 milioni di abitanti, per la maggior parte buddisti, ha almeno il 4% della popolazione che professa il credo islamico.
“Benedetto XVI ha affermato una cosa molto chiara, che la violenza non è compatibile con la natura di Dio. La violenza e le uccisioni sono contrarie alla natura divina”, ha spiegato.
“Ha detto chiaramente che Dio è amore e l’amore assicura e porta avanti la vita. Dio dà la vita. Ed è la ragione principale per cui un teologo rispettato e apprezzato come il Papa ha lanciato un messaggio così chiaro nella sua prima enciclica ‘Deus caritas est’”.
“Il Papa stava parlando in un’università, in cui ha scelto di ribadire che la dimensione religiosa è necessaria per tutti gli uomini e che la fede è fondamentale per sperimentare la pienezza di vita”.
“La freddezza della razionalità spesso cede il passo alla vita desacralizzata – è questo che stava cercando di dire”, ha aggiunto.
“In questo, il Papa ha espresso pienamente il sentimento e il desiderio di milioni di musulmani che in un modo o nell’altro affermano: ‘La violenza e l’islam non possono essere collegati’”, ha proseguito l’Arcivescovo.
”Ha affermato che molti musulmani dicono: ‘Noi siamo musulmani e vogliamo essere credenti musulmani nel mondo di oggi e contro quanti utilizzano la religione per colpire gli altri con la violenza. La religione non può essere fondamento di un conflitto, di una guerra, di una qualsiasi forma di violenza”.