Lo stesso porporato, finora Arcivescovo di Genova, ha risposto a questa domanda, offrendo aneddoti e confidenze, in una lunga intervista concessa al giornalista Gianni Cardinale della rivista “30Giorni”.
Il Cardinale settantunenne, nato a Romano Canavese (in provincia di Torino), quinto di otto figli, ha spiegato che suo padre era agricoltore e l’unico del suo paese abbonato a “L’Osservatore Romano” oltre al parroco, mentre sua madre era una convinta antifascista, militante nel Partito Popolare Italiano e poi nella Democrazia Cristiana.
Dopo essere entrato nel noviziato salesiano ed essere stato ordinato sacerdote, si è laureato e dottorato in Diritto Canonico con una tesi su “Il governo della Chiesa nel pensiero di Benedetto XIV–Papa Lambertini (1740-1758)”. Il relatore era don Alfons Maria Stickler, oggi Cardinale, che “mi rimproverava perché passavo poco tempo in biblioteca”.
“Non ho mai voluto dedicarmi solo ed esclusivamente agli studi, ma ho sempre cercato di svolgere un’attività pastorale tra i giovani con la predicazione di ritiri e con i corsi di preparazione al matrimonio, come pure tra i fedeli laici impegnati nel mondo sociale e anche politico”, ha riconosciuto il Cardinal Bertone.
Il porporato ha confessato che, quando poteva, in quegli anni si recava allo stadio a Roma per vedere le partite della Juventus, la squadra di cui è tifoso.
Nel 1976 è stato nominato decano della facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Salesiana; dal 1987 al 1989 è stato vicerettore di quell’Università e dal 1989 al 1991 rettore.
“In questi anni sono stato anche chiamato a collaborare all’ultima fase della revisione del Codice di diritto canonico”, ha rivelato, spiegando che a partire da allora ha iniziato a collaborare con organismi della Curia Romana.
Ha conosciuto più da vicino il Cardinale Joseph Ratzinger quando è stato nominato consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 1984. Nel 1988 è stato poi inserito nel gruppo di periti che ha accompagnato Ratzinger nelle trattative con monsignor Marcel Lefebvre.
”Si trattò di un’esperienza faticosissima e interessante, anche se gli esiti non furono positivi. Rimango comunque convinto del fatto che, specialmente dopo la storica udienza accordata da Benedetto XVI lo scorso anno a monsignor Bernard Fellay, se da parte lefebvriana c’è una sincera volontà di rientrare in piena comunione con la Santa Sede, non sarà difficile trovare i modi adeguati per ottenere questo risultato”, ha detto.
Il 1° agosto 1991, Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo metropolita di Vercelli, la più antica sede episcopale del Piemonte.
Il 13 giugno 1995 lo stesso Papa lo ha chiamato di nuovo a Roma per affiancare il Cardinale Ratzinger come segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, incarico che ha ricoperto per sette anni in cui questo organismo vaticano ha pubblicato importanti documenti come la dichiarazione “Dominus Iesus”, il Regolamento per l’esame delle dottrine, la normativa sui delitti più gravi riservati alla Congregazione e la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica…
Dal Papa ha inoltre ricevuto importanti incarichi personali, come la pubblicazione del terzo segreto di Fatima.
Il Cardinal Bertone ha assicurato che per le conversazioni che ha avuto con suor Lucia di Fatima è stato rivelato tutto sulle apparizioni. “L’unico aspetto che potrebbe avere sviluppi riguarda il fatto che suor Lucia ha chiesto che la preghiera del Rosario divenisse preghiera liturgica. Ma questa è un’altra storia”.
Un altro incarico personale ottenuto da Giovanni Paolo II è stato quello di aiutare l’ex Arcivescovo di Lusaka Emmanuel Milingo nell’agosto 2001, quando ha deciso di ritornare alla Chiesa dopo le “nozze” con la coreana Maria Sung nel contesto della setta Moon.
“Su questo voglio solo dire che tanto ero contento del suo ritorno dopo la prima fuga, quanto sono rattristato oggi per questa sua seconda caduta. Spero e prego che ritorni definitivamente a riprendere il suo posto nella Chiesa cattolica. L’ho affidato al servo di Dio Papa Giovanni Paolo II”.
In seguito, come Arcivescovo di Genova, non si è opposto alla costruzione di moschee e ha criticato duramtne il Ministro che aveva ridicolizzato i musulmani dopo la pubblicazione sulla stampa occidentale delle vignette su Maometto.
“Quella dell’Islam è una questione delicata – ha spiegato –. Ho sempre detto che occorre tutelare sempre la dignità umana dei musulmani credenti, anche di quelli – sempre più numerosi – che popolano le nostre contrade. E quindi, non mi oppongo alla costruzione di moschee qui da noi, anche se sarebbe auspicabile una certa reciprocità per i cristiani che vivono nei Paesi islamici”.
“E in via di principio non ho escluso l’ipotesi che in futuro nelle scuole italiane ci sia spazio per un’ora di religione islamica, purché sia compatibile con i valori costituzionali della nostra Repubblica, e avvenga in un quadro normativo e di controllo di contenuti e docenti analogo a quello che regola l’insegnamento della religione cattolica. Ma prevedo che ciò sarà piuttosto difficile”, ha aggiunto.
Benedetto XVI gli ha proposto di diventare segretario di Stato nel dicembre 2005 e il Cardinale si è preso un “periodo di riflessione e preghiera”, in seguito al quale ha accettato.
Il Cardinal Bertone parla francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Legge l’inglese anche se non lo parla.
“È il mio punto debole”, ha riconosciuto. “L’ho detto subito al Santo Padre quando mi ha proposto di servirlo come segretario di Stato. E lui mi ha rincuorato rivelandomi che anche personalità importanti, come il grande cancelliere Helmut Köhl, non sanno l’inglese. E poi al servizio della Santa Sede ci sono degli ottimi interpreti”.