Discorso di Benedetto XVI ai Vescovi di Senegal, Mauritania, Guinea-Bissau e Capo Verde

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 21 febbraio 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato questo lunedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i Vescovi delle Conferenze Episcopali di Senegal, Mauritania, Guinea-Bissau e Capo Verde, in visita “ad limina Apostolorum”.

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Cari Fratelli nell’Episcopato,

Sono lieto di accogliervi mentre realizzate il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli, per riaffermare la vostra comunione con il Successore di Pietro e per consolidare i vincoli di fede e di unità fra le vostre Chiese particolari e la Chiesa di Roma, e con l’intero corpo ecclesiale. Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, Monsignor Jean Noël Diouf, Vescovo di Tambacounda, per la presentazione che ha fatto delle realtà della Chiesa nella vostra regione. Attraverso di voi, Pastori della Chiesa che è in Senegal, in Mauritania, in Guinea-Bissau e a Capo Verde, mi unisco con il cuore e con la preghiera ai popoli dei quali avete la responsabilità pastorale. Che Dio benedica gli artefici di pace e di fraternità che, nel vostro Paese, costruiscono rapporti di fiducia e di sostegno reciproco fra le comunità umane e religiose!

Le vostre Chiese particolari presentano una grande diversità di situazioni umane ed ecclesiali che rende a volte difficile un buon coordinamento del lavoro dei Pastori. Per compiere la missione che avete ricevuto dal Signore e conferirle una fecondità apostolica sempre più grande, i vincoli di comunione effettivi restano essenziali. Così, partecipando agli incontri della vostra Conferenza Episcopale, non solo troverete un sostegno per l’esercizio del ministero episcopale, ma mostrerete anche concretamente che il Vescovo non è un uomo solo, poiché è sempre e continuamente con colui che il Signore ha scelto come Successore di Pietro e con i suoi fratelli nell’Episcopato.

Camminando con il suo popolo, il Vescovo deve suscitare, guidare e coordinare l’azione evangelizzatrice, affinché la fede si accresca e si diffonda fra gli uomini. In questa prospettiva, il Vangelo deve essere pienamente radicato nella cultura dei vostri popoli. Il ritorno a certe pratiche della religione tradizionale, che osservate a volte fra i cristiani, deve spronare a cercare mezzi appropriati per ravvivare e rafforzare la fede alla luce del Vangelo, e per consolidare i fondamenti teologici delle vostre Chiese particolari, prendendo al contempo il meglio dell’identità africana. Di fatto, con il suo Battesimo, il cristiano non deve considerarsi escluso dalla vita del suo popolo o della sua famiglia, ma la sua esistenza deve restare in totale armonia con gli impegni che ha preso; ciò comporta necessariamente una rottura con le abitudini e i costumi della sua vita passata, poiché il Vangelo è un dono che gli è stato fatto, che proviene dall’alto.

Per vivere in fedeltà agli impegni battesimali, ognuno deve avere una salda formazione della fede, al fine di far fronte ai fenomeni nuovi della vita contemporanea come lo sviluppo dell’urbanizzazione, l’inoperosità di molti giovani, le seduzioni materiali di ogni sorta, o l’influenza di idee che provengono da ogni orizzonte. Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica offre ora ai fedeli un’esposizione rinnovata e sicura delle verità della fede della Chiesa cattolica, permettendo a ognuno di definire in totale chiarezza i gesti conformi all’impegno cristiano.

Cari Fratelli nell’Episcopato, in questa difficile opera di evangelizzazione, i vostri sacerdoti sono collaboratori generosi che incoraggio di cuore nei loro impegni apostolici. Auspico vivamente che la loro formazione iniziale e permanente faccia di essi uomini equilibrati dal punto di vista umano e spirituale, capaci di rispondere alle sfide che devono affrontare, nella vita sia personale sia pastorale. Pertanto, dando alla formazione umana e intellettuale il posto che le corrisponde, si avrà cura di offrire loro una salda formazione spirituale, per rafforzare la loro vita di intimità con Dio nella preghiera e nella contemplazione, e per permettere loro di discernere la presenza e l’azione del Signore nelle persone che sono affidate alla loro sollecitudine pastorale.

Nella misura in cui faranno un’autentica esperienza personale di Cristo, saranno capaci di accogliere con generosità l’esigenza del dono di sé a Dio e agli altri, e di realizzarlo nel servizio umile e disinteressato della carità. Per favorire l’armonia nella Chiesa e contribuire al suo dinamismo missionario, auspico che i membri degli Istituti di Vita consacrata, dei quali riconosco con gratitudine il servizio costante offerto alla missione nelle vostre Diocesi, mantengano rapporti di fiducia e di collaborazione con i Pastori, vivendo una comunione profonda, non solo all’interno di ogni comunità, ma anche con la Chiesa diocesana e universale. Nella fedeltà alla sua vocazione particolare, possa ogni Istituto dimostrare sempre che le sue opere sono innanzitutto un’espressione della fede nell’amore di Dio e che è mettendo questo amore al centro della vita che risponde realmente ai bisogni degli uomini!

Uno dei compiti attraverso i quali la Chiesa nella vostra regione mostra più visibilmente l’amore per il prossimo è il suo impegno in vista dello sviluppo sociale. Numerose strutture ecclesiali permettono alle vostre comunità di mettersi efficacemente al servizio dei più poveri, segno della loro consapevolezza che l’amore per il prossimo, radicato nell’amore di Dio, è costitutivo della vita cristiana. Così, “tutta l’attività della Chiesa è espressione di un amore che cerca il bene integrale dell’uomo” (Deus caritas est, n. 19). Il cristianesimo non deve essere però ridotto a una saggezza puramente umana e neppure confondersi con un servizio sociale, in quanto si tratta anche di un servizio spirituale. Tuttavia, per il discepolo di Cristo, l’esercizio della carità non può essere un mezzo al servizio del proselitismo, poiché l’amore è gratuito (cfr Ibidem, n. 31).

Voi esercitate il servizio all’uomo spesso in collaborazione con uomini e donne che non condividono la fede cristiana, in particolare con musulmani. Gli sforzi così realizzati per un incontro in verità dei credenti di diverse tradizioni religiose contribuiscono alla realizzazione concreta del bene autentico delle persone e della società. È imperativo approfondire sempre più le relazioni fraterne fra le comunità, al fine di favorire uno sviluppo armonioso della società, riconoscendo la dignità di ogni persona e permettendo a tutti il libero esercizio della propria religione.

Questo compito di favorire lo sviluppo armonioso della società è particolarmente urgente in Guinea-Bissau la cui popolazione, in mezzo a non poche tensioni e lacerazioni, attende ancora un corretto avviamento delle strutture politiche e amministrative, consolidando la loro operatività e il loro funzionamento al servizio di una società dove tutti possano essere artefici di un progetto comune. So che la Chiesa locale si trova in prima linea nella promozione del dialogo e della cooperazione fra tutte le componenti della Nazione; attraverso la parola illuminata dalla fede, la testimonianza costante di fedeltà al Vangelo e il generoso servizio pastorale, continuate a essere, amati Pastori, punti di riferimento sicuro e di orientamento per tutti i vostri concittadini.

Allargando ora lo sguardo ai diversi Paesi, vedo che una delle priorità pastorali delle vostre Diocesi è la famiglia cristiana; giustamente! Senza di essa, mancherebbe l’unità basilare di vita e di costruzione a quella “Famiglia di Dio” con cui la Chiesa nel nostro continente si è riconosciuta e si è proposta di essere nell’Assemblea Sinodale del 1994. Essa non si potrà considerare realmente inserita o incarnata finché l’ideale cristiano di vita familiare non si sarà radicato in seno al popolo africano. Il cammino per tutto ciò passa non per mutamenti volti a sovvertire il nucleo centrale della dottrina sacramentale e familiare della Chiesa, ma per una fedeltà radicale dei coniugi alla vita nuova abbracciata nel Battesimo e nel ricondurre al Vangelo di Gesù Cristo il matrimonio africano tradizionale, dato rilevante delle culture locali. Queste ultime, per raggiungere la loro misura più alta, hanno bisogno dell’in
contro con Cristo, ma anch’Egli attende questo incontro perché l’evento dell’Incarnazione giunga alla sua pienezza, dando la “statura completa” (cfr Ef 4, 13) al Corpo di Cristo che è la Chiesa. Questa, sommando i valori delle diverse culture, diviene quella sposa adornata con i suoi gioielli di cui parla il profeta Isaia (cfr 61, 10); è così che mi è grato vedervi, amate Diocesi di questa Conferenza Episcopale. Adornatevi dei vostri gioielli migliori per Cristo Signore!

Cari Fratelli nell’Episcopato, nel concludere il nostro incontro, affido ognuna delle vostre comunità diocesane alla Vergine Maria, Regina dell’Africa. Portate il saluto cordiale del Papa e il suo incoraggiamento ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli laici delle vostre Diocesi. Che Dio permetta a tutti di essere testimoni fedeli del suo amore per gli uomini! Di tutto cuore, vi imparto un’affettuosa Benedizione Apostolica.

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ZENIT Staff

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