CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 21 febbraio 2006 (ZENIT.org).- Nel primo anniversario della morte di don Luigi Giussani (scomparso il 22 febbraio 2005), don Julián Carrón, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, ha ricevuto una lettera autografa di Benedetto XVI.
Il messaggio del Papa verrà letto durante le Messe di suffragio promosse dal movimento in Italia e nel mondo.
In particolare, il 22 febbraio – festa della Cattedra di San Pietro – il Cardinale Camillo Ruini, Vescovo vicario per la diocesi di Roma, presiederà la celebrazione, alle ore 19.00, nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma, e il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, alle ore 21.00, nel Duomo di quella città.
Ricordando nel suo messaggio il “padre e maestro di tanti giovani, ai quali ha indicato Cristo come il centro della loro esistenza”, il Vescovo di Roma si è associato a Carrón e all’intero Movimento “per ringraziare il Signore del dono di così zelante sacerdote, innamorato dell’uomo, perché innamorato di Cristo”.
“Ricordo con emozione la solenne celebrazione dei suoi funerali nel Duomo di Milano, che mi ha dato modo ancora una volta di constatare la stima e l’apprezzamento che egli, nel corso della sua feconda esistenza, ha saputo suscitare attorno alla sua persona, al suo insegnamento e alla sua opera apostolica”, ha scritto il Santo Padre, che ha presieduto i funerali del sacerdote a nome di Giovanni Paolo II.
Come aveva sottolineato nella Messa esequiale, “del caro don Giussani colpivano soprattutto la salda fedeltà a Cristo e lo sforzo incessante di comunicare le ricchezze del messaggio evangelico ad ogni categoria sociale”.
Ai suoi “figli spirituali”, ha spiegato il Papa, spetta il compito di “continuare a camminare sulle sue orme, seguendo il suo insegnamento e restando sempre in comunione con i Vescovi e le altre componenti ecclesiali”.
“Assicuro a tale fine la mia preghiera, chiedendo al Signore che Comunione e Liberazione possa servire la causa del Vangelo nella gioia, proseguendo nell’opera iniziata dal suo venerato fondatore”, ha concluso il Papa.
Nell’omelia dei funerali di don Giussani, il Cardinale Joseph Ratzinger, allora Presidente della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva sottolineato la strenua ricerca della “bellezza infinita” che animava il sacerdote, appagata in Cristo, “strada della vita”.
“Ha sempre tenuto fisso lo sguardo della sua vita, del suo cuore verso Cristo”, sosteneva, affermando che aveva capito che “il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo”, ma “un incontro, una storia d’amore, e un avvenimento”.
L’“innamoramento in Cristo”, lontano “da ogni entusiasmo leggero, da ogni romanticismo vago”, lo aveva spinto a capire che “seguire Cristo è attraversare valli oscure, vuol dire andare sulla via della croce e tuttavia vivere nella vera gioia”.
“Avendo guidato le persone non a sé ma a Cristo – aveva continuato il Cardinal Ratzinger – ha guadagnato i cuori ed ha aiutato a migliorare il mondo, ad aprire le porte del mondo per il cielo”.