ROMA, lunedì, 20 febbraio 2006 (ZENIT.org).- Dopo la lunga fila di disordini e violenze verificatisi in tutto il mondo contro comunità ed edifici di culto cristiani, a volte anche con spargimento di sangue, altri due casi si sono registrati nei giorni scorsi in Pakistan e Nigeria.
Per la precisione, nella mattina di sabato 18 febbraio, a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno nella Nigeria nord-orientale, una pacifica dimostrazione di protesta contro le vignette satiriche ritraenti Maometto, alla quale partecipava anche il governatore locale, è poi degenerata in violenza.
Secondo quanto riferito da monsignor Matthew Manoso Ndagoso, Vescovo di Maiduguri, all’agenzia missionaria “Fides”, il bilancio finale parla di “almeno 15 morti, tra i quali don Michael Gajere, un sacerdote locale”, oltre a quattro chiese cattoliche bruciate – fra cui l’abitazione del Vescovo –, diverse strutture di altre confessioni cristiane e abitazioni di fedeli cristiani.
“Violenze provocate dall’ennesima strumentalizzazione della religione a fini politici”, hanno riferito a “Fides” fonti della Chiesa locale, che hanno poi raccontato come “chi fomenta questi disordini sono estremisti che non rappresentano la maggioranza dei fedeli musulmani che desiderano invece vivere in pace”.
“Vi sono anche elementi criminali che si inseriscono per rubare nelle abitazioni che danno alle fiamme per poi cancellare le tracce dei loro crimini”, hanno quindi aggiunto.
Ad ogni modo, monsignor Matthew Manoso Ndagoso ha affermato in seguito che “la situazione per il momento è calma e le forze dell’ordine pattugliano le strade”.
Le violenze sono state condannate anche dal Segretario generale del Consiglio supremo nigeriano per gli Affari islamici, Lateef Adegbite, che ha dichiarato: “Non è da musulmani prendere la vita di persone innocenti e lasciarsi andare a distruzioni materiali. Consideratela come un’iniziativa scriteriata di musulmani che hanno agito contro i principi dell’islam”.
Il giorno dopo, nel pomeriggio del 19 febbraio, una folla composta da circa cinquecento musulmani ha assaltato e saccheggiato a Sukkur – città della provincia meridionale del Sindh –, senza causare alcun ferito, due chiese – la “St. Mary”, cattolica, e la “St. Saviour”, della Chiesa del Pakistan –, dopo alcune voci circolanti su un presunto caso di blasfemia ad opera di un ragazzo cristiano.
All’indomani di questi avvenimenti, la Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) ha diffuso questo lunedì un comunicato – di cui si è fatta eco l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, “AsiaNews” – che condanna “la terribile violazione della legge e l’incapacità del governo di fermare l’abuso della religione verificatosi ieri in Pakistan”.
Il comunicato, firmato da monsignor Lawrence John Saldanha e Peter Jacob, Presidente e Segretario generale della Ncjp, ha ricordato che incidenti del genere non sono i primi: “Sono un triste ricordo di Shantunagar (1997) e di Sangla Hill (novembre scorso)” ed ha aggiunto come “aspetto comune di questi episodi” sia “un’intenzionale negligenza da parte delle forze dell’ordine”.
Sebastian, un insegnante in pensione presso la scuola della “St. Mary”, ha poi raccontato ad “AsiaNews” che “Irfan Gill, convertito all’Islam due anni fa, ha bruciato una copia del Corano a casa sua con l’intento di accusare di blasfemia il padre, Saleem Gill, e risolvere così una loro disputa per delle proprietà”.
In Pakistan la cosiddetta “legge della blasfemia” – due sezioni del Codice di Procedura Penale Pakistano (295.b e 295.c) che condannano le offese al Corano o al nome del Profeta, rispettivamente con l’ergastolo, oppure con la morte o il carcere a vita – viene spesso utilizzata per vendicarsi di avversari politici o nemici personali da parte dei musulmani integralisti.
Secondo quanto affermato da “AsiaNews”, “dal 1996, anno in cui è entrata in vigore, decine di cristiani sono stati uccisi per aver diffamato l’islam, 560 persone sono state accusate, 30 sono ancora in attesa di giudizio”.
Le ordinanze Hudood – così si chiamano – si ispirano al Corano e puniscono i comportamenti incompatibili con l’Islam (quale l’adulterio, il gioco d’azzardo, l’uso di alcol) anche con la flagellazione e la lapidazione.
Gli emendamenti approvati nell’ottobre 2004 prevedono solo pene più severe per i casi di omicidio d’onore (carcere a vita o pena di morte), ma spesso non vengono applicati.
Nel suo comunicato di oggi la Ncjp, pur invitando tutti alla calma, ha sottolineato l’aumento degli attacchi sferrati da estremisti contro le minoranze religiose, lamentando il fatto che “il governo ha provato a ignorare gli incidenti, che mostrano però una pericolosa tendenza dell’intolleranza religiosa”.
Nel commentare questi avvenimenti ai microfoni di “Radio Vaticana”, padre Justo Lacunza Balda, Rettore del Pontificio Istituto di Studi arabi e di Islamistica, ha affermato che dietro questa ondata di violenza non ci sarebbe la reazione alle vignette satiriche su Maometto.
A suo avviso infatti le vignette satiriche sono solo un “pretesto”: “Le cause bisogna trovarle altrove. Prima nel disagio sociale, la miseria nella quale versano migliaia e migliaia di cittadini in Nigeria e nel Pakistan”.
Padre Lacunza Balda ha poi ricordato che anche in passato si sono verificati questi eventi, ma che queste vicende ora si intersecano con la fine del secondo mandato del presidente nigeriano Olusegun Obasanujo e con la volontà espressa in alcuni Stati del nord della Nigeria di avere un presidente musulmano.
Il sacerdote ha quindi sottolineato che è indispensabile specialmente in Paesi a maggioranza musulmana che lo Stato si faccia “garante dei diritti umani, e fra questi il diritto alla libertà religiosa… come elemento fondamentale di convivenza”, facendo sì che “le minoranze e i cristiani abbiano la possibilità e la libertà di praticare la propria fede e di esprimere il proprio culto”.
“Nei casi come questo dell’uccisione di don Andrea, dell’uccisione dei cristiani o la distruzione dei luoghi di culto dei cristiani, in Iraq o in Indonesia o nel Pakistan – ha poi osservato padre Lacunza Balda –, non mi sembra e non mi risulta che delle voci istituzionali si siano alzate, non soltanto per condannare ma per sottolineare il diritto di ogni minoranza e di ogni essere umano a far valere e ad esprimere liberamente la sua fede e la sua religione”.
“Mi preoccupa moltissimo che grandi organismi come l’ONU, la Lega dei Paesi arabi e altri organismi, dimostrino piuttosto un’indifferenza, un’apatia, a volte un astio riguardo alle religioni”, ha poi osservato.