ROMA, mercoledì, 23 novembre 2005 (ZENIT.org).- Esperti nelle scienze naturali e sociali, provenienti da vari Paesi nel mondo, e in rappresentanza di culture e credo religiosi diversi, si sono riuniti per abbattere le barriere in nome dell’istruzione, afferma la rappresentante di un’Accademia Pontificia.
Il 16 e il 17 novembre scorsi, i membri delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali si sono incontrati a Roma per individuare nuovi ed efficaci modi di educare un mondo sempre più globalizzato.
Mary Ann Glendon, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha condiviso con ZENIT le sfide che un incontro di questo tipo deve affrontare e le sue speranze circa i suoi risultati.
La questione dell’istruzione rappresenta una sfida per tutte le Nazioni. E’ una sfida simile cercare di concepirne un programma universale?
M. A. Glendon: Questa è stata una sfida per le nostre Accademie fin dall’inizio, perché riuniamo, qui in Vaticano, persone di molti Paesi. Non dovremmo mai sottovalutare, inoltre, la sfida della comunicazione tra le barriere disciplinari.
Anche all’interno delle scienze sociali, non è facile per economisti, giuristi e sociologi parlarsi. Si aggiungano poi le differenze culturali, linguistiche, religiose ed etniche – perché nelle nostre Accademie sono rappresentate religioni diverse. Questa settimana, per la prima volta, gli scienziati sociali stanno cercando di comunicare con gli scienziati naturali, per cui stiamo facendo qualcosa di veramente pionieristico.
Cosa vi ha spinto a coordinare gli sforzi?
M. A. Glendon: Uno degli aspetti del tema che ci riunisce qui è il fatto che stiamo vivendo in un periodo di grande migrazione di popoli, storicamente senza precedenti. I problemi che ne derivano non possono essere risolti – anche se la parola è forte –, o anche ridotti o limitati, senza la collaborazione su queste barriere. Dobbiamo continuare a lottare contro di loro, anche se è un compito draconiano.
Quanto, idealmente, il lavoro che state svolgendo per promuovere l’istruzione per tutti porterà ad un cambiamento nella libertà e nella mobilità della gente all’interno della comunità globale?
M. A. Glendon: Il fatto stesso che la questione sia l’istruzione dice che stiamo riponendo grandi speranze in essa e nella capacità della persona umana di desiderare conoscenza e comunicazione.
E’ in questo che risiede il legame con la conferenza che si svolgerà la prossima settimana sulla persona umana. Tra le altre cose, la persona umana desidera conoscere e comunicare con gli altri.
Qual è, quindi, la vostra speranza?
M. A. Glendon: La speranza principale, e il punto centrale di questa conferenza, si è concentrata su quelle persone che tendono ad essere lasciate indietro quando si adotta un approccio puramente utilitaristico o economico circa questi problemi.
E’ estremamente appropriato che la Chiesa cattolica ospiti questa conferenza, perché ha sempre precorso i tempi nell’istruzione dei più svantaggiati e nei Paesi in cui le donne non venivano educate – la Chiesa è stata lì –, e la speranza sarà imparare di più su come possiamo raggiungere le persone che vengono lasciate indietro in questo periodo di grandi migrazioni di popoli.
E’ un momento di promesse, pericolo e sfide!
Che tipo di vantaggio danno gli insegnamenti della Chiesa al lavoro sull’istruzione su scala globale?
M. A. Glendon: Penso sia importante ricordare che una delle ragioni per cui la Chiesa cattolica è così interessata a riunire la gente è dovuta al fatto che la portata dell’interesse della Chiesa è mondiale e universale. Non è solo una curiosità intellettuale; siamo realmente presenti ovunque nel mondo con più di 300.000 agenzie educative, sanitarie e caritatevoli.
E’ piuttosto naturale, quindi, che la Santa Sede funga da luogo di riunione per le persone.