ROMA, venerdì, 11 novembre 2005 (ZENIT.org).- “Respingere l’ondata di secolarizzazione e impegnarsi per la verità”, questo il compito del laico cattolico impegnato in politica, ha detto l’onorevole Rocco Buttiglione, Ministro per i Beni Culturali, intervenendo a Roma giovedì 10 novembre.
Nello svolgere la lezione inaugurale del Master in Bioetica (2005-2006) che si tiene presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il Ministro ha spiegato che “con i referendum sull’aborto e sul divorzio è passata in Italia la prima ondata della secolarizzazione fondata da un ideologia che partiva dall’affermazione della liberazione sessuale”.
“Era l’età della pillola, sembrava che concepire senza averlo voluto era una ingiustizia per cui anche l’aborto è stato considerato legittimo. L’attività sessuale è stata slegata dalla procreazione e affermata come un diritto che non implica una responsabilità morale”, ha continuato.
“In questa visione ci si è dimenticati che dall’attività sessuale nascono i bambini, che impongono una responsabilità alle loro madri ed ai loro padri – ha sottolineato –. Il fatto che ci sia questa responsabilità fa del sesso non un semplice gioco ma introduce alla maternità ed alla paternità, introduce il rapporto tra persone in una sfera di elevata responsabilità”.
“Nonostante le tante critiche il Pontefice Paolo VI pubblicò l’enciclica Humanae vitae, la quale sosteneva che non si può separare la sessualità dalla procreazione, quando questo avviene la sessualità non è più un atto impegnativo che coinvolge tutta la persona, diventa banale, e non riesce più a legare le persone”.
Mentre, ha quindi affermato Rocco Buttiglione “l’esperienza della sessualità legata all’innamoramento e all’amore è l’esperienza fondamentale attraverso la quale scopriamo che possiamo portare nel cuore un’altra persona per generarla nella vita eterna”.
“Quando il sesso è diventato banale è difficile far scoccare questa scintilla, e allora i giovani vengono provati di un esperienza umanamente fondamentale quella di potersi innamorare, la banalizzazione del sesso rende più difficile l’innamoramento”, ha sostenuto.
Riflettendo sulla situazione attuale, Buttiglione ha poi constatato che “siamo nella situazione in cui la società italiana è orientata a rinunciare a quella ondata della prima secolarizzazione. E’ ancora una ideologia molto forte, ma nel caso dei referendum sulla fecondazione assistita la popolazione ha respinto la seconda ondata di secolarizzazione”.
“Con il referendum si voleva abolire la capacità di procreare, e passare alla fabbricazione dei bambini e questo ha urtato il senso comune”, ha affermato.
A questo punto il Ministro ha affrontato quello che ha chiamato il primo problema di biopolitica e cioè “la laicità della politica”.
Buttiglione si è quindi interrogato sulla liceità dell’intervento del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Camillo Ruini, all’interno del dibattito sul referendum parzialmente abrogativo della legge 40/2004 sulla procreazione assistita, e se la Chiesa debba tacere anche quando si mette in dubbio il diritto alla vita.
Successivamente, il Ministro ha risposto che “Il Cardinale Camillo Ruini è riuscito a fare un capolavoro, un miracolo. E’ riuscito a tenere insieme tutti i cattolici con un enorme e paziente lavoro di dialogo. E’ riuscito a creare l’unità dei cattolici”, e a raggiungere “una vittoria straordinaria e per molti versi impensata che sarebbe stata impossibile senza questo faticoso e difficile lavoro”.
L’altro elemento che ha favorito la vittoria, ha precisato il Ministro, è che il fronte laico si è spaccato: “Di fronte ai laici nichilisti, quelli che non credono in nessun valore, quelli che affermano che non esiste nessuna verità, anzi l’unica verità che esiste è che non c’è nessuna verità […] un gruppo di laici guidati dal filosofo e Presidente del Senato Marcello Pera ha sostenuto di sentirsi più vicino alla Chiesa cattolica che difende la vita che non ai nichilisti che dicono che va bene manipolare i bambini”.
Alla domanda di un professore presente in aula su quale deve essere il contributo specifico e originale di un laico cattolico in politica, Buttiglione ha risposto: “Il primo contributo è quello di dire la verità”, ed ha portato come esempio la vicenda di San Tommaso Moro.
“Era un grande politico, uno che ne sapeva una più del diavolo, però una volta la storia lo ha messo con le spalle al muro fra il dire la verità o il perdere la testa. Lui ha deciso di dire la verità perdendo la testa. Ed è stata una grande testimonianza, un fallimento politico ma una grande testimonianza. Ha influito nel cuore del popolo inglese molto più di qualsiasi politico di successo”, ha raccontato.
“In politica – ha concluso Buttiglione – abbiamo bisogno di questa capacità di rendere testimonianza alla verità, non in un modo provocatorio, però avendo l’onesta di non tradire. Questo crea un legame con il popolo che si sente rappresentato da qualcuno che condivide identità e valori”.