“Dove abita la gioia?” “Nel donare”, spiega monsignor Comastri

Intervento dell’arcivescovo di Loreto al convegno di Fides Vita

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LORETO, domenica, 31 ottobre 2004 (ZENIT.org).- E’ in corso dal 24 ottobre fino al primo novembre a San Benedetto del Tronto la quattordicesima edizione del convegno nazionale di Fides Vita il cui tema è “Il centuplo adesso e in eredità la vita eterna”.

Uno degli organizzatori Stefano Amadio ha spiegato a ZENIT che Fides Vita si propone, ogni anno, “l’approfondimento e la proposta del cristianesimo come risposta piena al desiderio di felicità dell’uomo. Come l’affronto totale e pienamente valorizzatore dell’umano e della realtà. Come la possibilità, già ora, del Destino eterno, per il quale l’uomo è fatto”.

La relazione sul tema del convegno è stata tenuta il 24 ottobre da monsignor Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto il quale ha esordito con una domanda: “Dove abita la gioia?”. Rispondendo: “Nel donare”.

Comastri, ha affermato che “il centuplo consiste nel rinunciare all’egoismo, e nel donare sé” ed ha ricordato la splendida testimonianza della venerabile Benedetta Bianchi Porro.

La venerabile, presto beata, Benedetta Bianchi Porro nasce nel 1936 a Dovadola, piccolo paese in provincia di Forlì, e muore a Sirmione nel 1964, a ventisette anni, consumata da una terribile malattia.

Sulla sua breve vita sono stati pubblicati decine di libri, il più famoso dei quali è “Siate nella Gioia. Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi Porro. (A cura e con introduzione di David M.Turoldo, pp. 280 Cesena -. Amici di Benedetta).

Giovane donna intelligente e sensibile, innamorata della vita e umanamente tanto ricca da legare a sé schiere di amici. A diciassette anni s’iscrive alla facoltà di Medicina a Milano, sebbene sarà costretta ad arrendersi dopo aver sostenuto l’ultimo esame del corso.

È un calvario indicibile il suo, con il progredire della malattia devastante, che la rende sorda, cieca, priva di sensibilità olfattiva, paralizzata.

Eppure, è proprio nel mistero della croce, mistero di amore e di dolore, che Benedetta trova una ragione alle proprie sofferenze e attinge la forza per viverle e accettarle con gioia: “Io penso che cosa meravigliosa è la vita anche nei suoi aspetti più terribili; e la mia anima è piena di gratitudine e di amore verso Dio per questo”.

L’arcivescovo ha spiegato che il centuplo, dunque, non sta in ciò che le categorie del mondo, che trovano spazio in alcuni programmi televisivi di bassissimo livello, indicano come felicità. In nessun fattore della realtà è la consistenza dell’io.

“La vera gioia sta – ha affermato Comastri citando madre Teresa di Calcutta -, nel donare: ‘La gioia non si può comprare. Si riceve gratis, da Dio’”.

L’incontro è stato aperto dal prof. Nicolino Pompei, Fondatore di Fides Vita il quale ha incentrato il suo intervento sulla necessità per l’uomo del rapporto con Cristo “rapporto che è l’unica abilitazione che abbiamo per guardare le cose secondo verità, e non secondo la nostra sconveniente misura”.

“Quest’ultima, infatti, non corrisponde, è inadeguata all’attesa del cuore, cioè non è secondo la natura del cuore, che tende ad un totalmente Altro da sé”.

Per questa ragione, ha proseguito Nicolino Pompei, “non c’è uomo più grande dell’uomo piccolo”.

“Solo la posizione del povero, del bambino, permette al Fattore decisivo della vita, altrimenti priva di significato, luce, gusto, scopo, di incidere sulla dinamica dell’io, e quindi di compiere l’uomo, di renderlo veramente e pienamente umano”, ha aggiunto.

Nel corso delle manifestazioni il 29 ottobre è stato proiettato il film di Mel Gibson “la Passione di Cristo” ed è stato organizzato un dialogo con alcuni protagonisti Dario D’Ambrosi (Il flagellatore), Francesco De Vito (Pietro), Luca Lionello (Giuda), Jan Michelini (assistente alla regia), Mattia Sbragia (Caifa).

Nell’ambito del programma definito “la Compagnia dei Santi cioè degli uomini veri” sono state approfondite le figure della Santa Gianna Beretta Molla e di san Giuseppe Moscati, due medici che hanno rivolto le loro cure con grande amore non solo al corpo ma anche all’anima umana.

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ZENIT Staff

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